Se nel 2000 qualcuno avesse ipotizzato che saremmo stati in grado di compiere operazioni bancarie tramite Apple o Google in meno di un minuto, sarebbe stato guardato con sospetto. Ma solo 15 anni dopo il mobile banking è una realtà da 27 milioni di transazioni al mese, secondo una recente analisi del mercato inglese condotta dal settimanale Economist, che ipotizza come questa sia già preistoria. La ragione? Entro il 2030 non servirà nemmeno più lo smartphone: per compiere operazioni bancarie useremo le tecnologie che si indossano, wearable, con un conto corrente portabile e scritto direttamente sulla nostra pelle. Fantascienza? I dati dicono i contrario e incoronano le tecnologie wearable come le regine del 2015.

Secondo il settimanale Forbes non ci sono dubbi. Il 2015 è stato l’anno del breakout che l’hi tech indossabile con orologi intelligenti, device per salute innovativi e braccialetti fitness campioni di incassi. Questo è stato l’anno in cui Fitbit – il più grande nome nel business dei tracker per misurare le prestazioni sportive- è andata in Borsa, Apple ha rilasciato il suo tanto atteso smartwatch e la cinese Xiaomi venuta fuori dal nulla si è già conquistata un posto tra i i leader di mercato.
Secondo le proiezioni di International Data Corporation (IDC), le vendite di dispositivi indossabili nel 2015 sono destinate ad aumentare quasi il 164% rispetto al 2014.

In campo ci sono due Big della tecnologia che hanno cominciato a sfidarsi sul campo. I nomi sono Apple e Google che stanno cercando di rispondere alla domanda in rapida crescita dei consumatori e all’aumento della concorrenza che è sempre più agguerrita.

Apple ha sganciato la sua bomba wearables ad aprile con lo smartwatch. Si pensava fosse un blockbuster: alcuni analisti avevano stimato una vendita di circa 40 milioni di pezzi nel 2015, mentre altri avevano previsto un tonfo clamoroso. A novembre sono arrivate le stime uffciali di Apple che hanno attestato le vendite 7 milioni di pezzi e IDC ha confermato che smartwatch è al secondo posto nella tecnologia indossabile in tutto il mondo da quando l’azienda è entrata nel mercato. Insomma, il secondo posto al debutto non è proprio un flop.

Dall’altra parte c’è Google che, invece, ha dovuto fare i conto con un debutto flop per i suoi Google Glass che erano stati la grande storia da indossare nel 2013 e 2014. Gli occhiali di realtà aumentata erano stati messi in vendita a 1500 dollari e non hanno incontrato il favore dei consumatori. Così nel gennaio 2015 Google improvvisamente ha annunciato che stava spegnendo il programma Google Glass Explorer. Adesso il progetto è cambiato. I Google X Labs sono diventati una divisione indipendente sotto la guida di Nido Tony Fadell che ha registrato un brevetto di Google Glass 2.

Di cosa si tratta? Secondo le indiscrezioni riportate da The Information l’azienda sta producendo un dispositivo a forma di serpente, un “mezzo occhiale” flessibile perché deve adattarsi alla forma della testa di chi lo indossa.
Google starebbe lavorando ad almeno tre prototipi di occhialini intelligenti, tra cui uno dalla forma tradizionale, pensato per clienti aziendali, e una versione “sportiva” senza schermo, basata solo sull’audio. Il “mezzo occhiale” potrebbe essere il terzo modello.

Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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