Per il premio Nobel dell’economia Daniel Kahneman, matematico e psicologo, l’analisi del sentimento umano del mercato è diventata una disciplina, detta finanza comportamentale, che da quasi 20 anni è presa seriamente in considerazione della comunità finanziaria. Il mercato ha un’anima, dunque, nonostante tutto. E dentro questa anima si agitano le decisioni degli investitori, grandi e piccoli, che per dirla con un altro premio Nobel per l’economia, Harry Markovitz, sono spinte spesso dall’irrazionalità innescata da sentimenti come paura o euforia.

Cosa vuol dire? Si compra quando si deve vendere e si vende quando si dovrebbe comprare. Ascoltare il mercato e i suoi umori, secondo questi economisti, può aiutare a non sbagliare, cercando di dominare l’irrazionalità. Se poi l’ascolto è facilitato dall’utilizzo di software il gioco è fatto. È proprio questa la nuova frontiera a Wall Street: controllare il sentiment con un algoritmo per limitare le decisioni irrazionali. Secondo gli studi di Andrew Lo, docente di finanza al MIT di Boston, l’innovazione finanziaria è una gara tra la legge di Moore, che porta a migliorare in maniera costante la tecnologia, e la legge di Murphy, che recita semplicemente: se qualcosa può andare storto, lo farà.

Insomma, il software aiuta ma non si può prevedere tutto.
I grandi gestori di Wall Street, non vogliono perdere tutti i vantaggi della legge di Moore e hanno già messo al lavoro squadre di informatici per costruire database che archiviano le informazioni dei clienti, le decisioni di investimento, il timing. L’obiettivo? Migliorare le operazioni e limitare le perdite, cominciando prima di tutto dai loro dipendenti, i trader da cui dipendono gli investimenti di milioni di clienti.

Fintech: chi sono le start up che studiano le emozioni

I dispositivi elettronici potrebbero entrare presto nelle sale operative, diventare un ferro del mestiere esattamente come l’analisi quantitativa e fornire ai gestori strumenti per tenere sotto controllo le emozioni. Un esempio concreto arriva dai cosiddetti wearables come gli orologi che hanno sensori in grado di misurare le pulsazioni e la traspirazione e potrebbero avvertire gli operatori di allontanarsi dalla propria scrivania quando le loro emozioni cominciano a essere fuori controllo. Queste tecnologie, secondo l’analisi del MIT, potrebbero essere utilizzate anche in fase di colloquio di assunzione per capire chi sia fisiologicamente più adatto a sopportare i rischi di una sala operativa.

Le start up tecnologiche che offrono servizi che sembrano usciti dalla penna di George Orwell versione finanza non sono fantascienza. C’è, per esempio, Humanyze, fondata da alcuni studenti del MIT, che ha creato un sensore in grado di interpretare il grado di stress dal modo di parlare e dai movimenti del corpo, e secondo quanto riporta Bloomberg, ha siglato un accordo con una grossa banca americana che vuole utilizzare il software per determinare i posti a sedere dei gestori patrimoniali. Un altro esempio è Behavox, fondata da un ex analista di Goldman Sachs, che utilizza i programmi di apprendimento automatico per la scansione di comunicazioni tra i dipendenti e le registrazioni commerciali.

E la privacy? È un problema al momento, ma l’industria finanziaria americana crede di poter superare questo scoglio, sicura che la sorveglianza emozionale sia un valore aggiunto per i clienti. Del resto, i giovani trader sono abituati a dispositivi biometrici, come quelli commercializzati da Fitbit, e alle applicazioni progettate per migliorare le prestazioni sportive e, secondo Andrew Lo, per i dipendenti di una grande banca potrebbe diventare la norma entro una decina di anni essere monitorati anche sul posto di lavoro.

IDEE DI INVESTIMENTO

Le emozioni guidano il comportamento, dicono gli scienziati, e sono accompagnate da cambiamenti fisiologici misurabili come aumento della pressione arteriosa, sudorazione e cuore in gola. Hanno un peso per chi investe a cui l’economista Benjamin Graham, il padre del value investing, ha dato un valore. Più di recente, John Coates, un neuroscienziato dell’Università di Cambridge ed ex trader sui derivati, ha studiato come le decisioni di acquisto legate a strumenti finanziari siano influenzate dalla biologia.

I suoi esperimenti dimostrano che gli ormoni come il testosterone e il cortisolo giocano un ruolo chiave. Secondo una recente ricerca di Natixis Global AM che ha coinvolto oltre 2500 consulenti finanziari a livello internazionale, 500 dei quali italiani, assumere decisioni di investimento sull’onda emotiva e focalizzarsi troppo sui movimenti di breve termine sono gli errori tipici che i professionisti della consulenza attribuiscono maggiormente agli investitori. Da qui la necessità per i consulenti di assumere spesso anche il ruolo di terapisti per guidare i risparmiatori verso una corretta pianificazione finanziaria.

Governare l’irrazionalità, però, è tutta un’altra storia, soprattutto quando a dominare è la volatilità, protagonista incontrastata da oltre un anno. Ci sono gestori in grado di cavalcare gli indici che esprimo le aspettative sulla volatilità e fondi attivi specializzati e fondi sicav in cui il gestore, attraverso strategie sofisticate, scommette sull’aumento o sul calo della volatilità.

Ecco i migliori fondi attivi da inizio anno che domano la volatilità:

  • New Millennium VolActive A Cap è gestito da Filippo Dal Canto e da gennaio a settembre 2016 rende il 6,14%. Il fondo flessibile non ha ancora tre anni di vita e si propone l’obiettivo di una crescita del capitale in ogni condizione di mercato.

    New Millennium VolActive A Cap rende Fonte: Morningstar.
    New Millennium VolActive A Cap rende il 6,14% da gennaio 2016. Fonte: Morningstar.
  • Merrill Lynch Enhanced Volatility Premium Fund EUR A rende il 4,99% da gennaio a settembre 2016. Si tratta di un fondo flessibile che non ha ancora tre anni di vita e mira a realizzare una crescita rilevando il valore relativo tra la volatilità implicita e quella realizzata dell’EURO STOXX 50 Index, il paniere dei titoli a maggiore capitalizzazione quotati in Europa.

    Merrill Lynch Enhanced Volatility Premium Fund EUR A rende il Fonte: Morningstar.
    Merrill Lynch Enhanced Volatility Premium Fund EUR A rende il 4,99% da gennaio 2016. Fonte: Morningstar.
  • Amundi Funds Absolute Volatility Euro Equities Classe Se è un fondo flessibile che da gennaio a settembre 2016 rende l’1,50% (perde lo 0,76% a tre anni). Il gestore Gilbert Keskin ha come obiettivo dichiarato un rendimento del 7% per anno meno le commissioni, con un’esposizione alla volatilità del mercato azionario della zona euro entro un quadro di rischio controllato.
Amundi Funds Absolute Volatility Euro Equities Classe Se rende il Fonte: Morningstar.
Amundi Funds Absolute Volatility Euro Equities Classe Se rende l’1,50% da gennaio 2016. Fonte: Morningstar.

 

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

 

 

Articolo precedente

Investire con l'helicopter money: le banche centrali condizionano il rendimento

Articolo successivo

Energie rinnovabili: è made in Italy l'altra faccia del solare. I migliori fondi per investire

Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

Link ai social:

Nessun commento

Lascia un commento

Ho preso visione dell'informativa