Il quadro che emerge dagli indici FIDA racconta un 2025 tutt’altro che piatto, con scarti di performance marcati tra aree, stili e perfino share class valutarie. Nel perimetro azionario la leadership più spudorata è asiatica e, soprattutto, ciclico-tecnologica: la categoria Azionari Corea mette a segno un rendimento da inizio anno nell’ordine del 62%, con una volatilità annua intorno al 27% e un Sortino a un anno sopra 4, che non è cosa da poco per un rally di queste dimensioni.
Taiwan corre meno nell’anno, circa 17%, ma espone una traiettoria triennale poderosa, oltre 79%, e addirittura oltre 200% nel decennio; il rapporto rischio-rendimento a un anno è più dimesso (Sharpe circa a 0,8), a ricordarci che la marea dei semiconduttori solleva ma non immunizza. Il blocco Cina/Hong Kong mostra recuperi tattici più che rimonte strutturali: la Grande Cina è intorno a +18% YTD con volatilità annua prossima al 19%, ma i trienni restano alterni e punteggi di Sharpe modesti.
Europa: il valore batte la crescita
L’Europa non sfigura, purché la si legga con il metro giusto. L’anima value ha funzionato meglio di quella growth, sia su Area Euro sia sull’Italia. L’Italia Large & Mid Cap Value veleggia attorno a +28% da inizio anno, +92% a tre anni e un Sharpe di circa 2,5 a un anno, con un Sortino addirittura in doppia cifra, segno che il drawdown negativo è rimasto contenuto rispetto alla progressione dei prezzi; l’Italia core, non “pompata” dal fattore value, si attesta comunque intorno a +25% YTD e +69% a tre anni, numeri da asset class matura ma non anemica.
Allargando l’obiettivo, l’Europa emergente fa capolino con ritmi da mercato toro: i fondi Emergenti esclusa Russia segnano circa +34% YTD e oltre +116% a tre anni, con Sharpe a un anno sopra 3, equilibrio quasi stoico fra impeto e controllo del rischio.
Stati Uniti: dispersione e concentrazione
Dall’altra sponda dell’Atlantico il racconto è in un certo senso dissonante. Le large & mid statunitensi mostrano progressi annuali risibili, nell’ordine dell’1%, con la componente growth che fa poco meglio (circa +2%) e il segmento small cap addirittura negativo di circa il 7% nell’anno. Alla prova dei fatti, il premio di rischio americano nel 2025 non lo si è raccolto in modo indiscriminato sul beta, ma pagando caro il biglietto della concentrazione e della qualità; la dispersione intrastile è il vero convitato di pietra.
Tematici: rischio, opportunità e disciplina
I tematici meritano una parentesi, perché sono la cartina tornasole dell’appetito per rischio con optional. I metalli preziosi e minerali navigano verso +91% YTD e oltre +160% a tre anni, ma con volatilità a un anno sopra il 30% e un profilo di rischio che impone disciplina nell’esposizione speculativa. Il complesso tech globale è più sobrio nell’anno, attorno a +9-10%, ma resta monumentale sul lungo, con un decennio che sfiora il +300% e Sharpe a un anno vicino a 1: l’AI come totem regge, ma non è un lasciapassare per ignorare la gestione del drawdown (che a un anno resta nell’ordine del 18%). I tematici AI globale replicano l’idea, con YTD intorno al 10% e una volatilità sui 24 punti, sortini dignitosi ma non salvifici: bene in trend, male se li si pretende a prova di gravità.
Share class coperte: il peso del fattore valutario
Non meno istruttivo il capitolo sulle share class coperte. Nell’Asia Pacifico ex-Giappone, la versione euro-hedged segna circa +26% YTD contro +12% della corrispondente non coperta; uno scarto a due cifre imputabile alla componente valutaria più che a differenze intrinseche di beta. Il corollario operativo è ovvio quanto spesso disatteso: la scelta tra coperto e non coperto non è un dettaglio amministrativo, bensì un driver di performance.
Reddito fisso: la leva del carry e il ritorno alla normalità
Sul reddito fisso la normalizzazione è più misurata e, proprio per questo, più feconda per chi sa usare la leva del carry. L’high yield in euro staziona tra +4 e +5% da inizio anno, con volatilità compressa e Sharpe attorno a 1–1,5; l’investment grade converge fra +2 e +4% YTD a seconda degli indici e della duration. Il governativo lungo resta scomodo: l’aggregato oltre 10 anni è ancora negativo nell’anno e i drawdown a 3–5 anni ricordano che la duration non è una virtù teologale, è un derivato del regime.
Gli inflation-linked in euro avanzano all’incirca dell’1–2% YTD, coerenti con un portafoglio che usa l’indicizzazione come cuscino, non come motore. Se si cerca rendimento vero senza fare acrobazie, gli emergenti in euro-hedged offrono numeri rotondi, nell’ordine del +9–10% YTD, con Sharpe a un anno anche sopra 1,5 nelle declinazioni più robuste; più modestamente, la versione in valute locali viaggia intorno a +5% YTD con volatilità contenuta. Il monetario in euro fa il suo mestiere: +1,7–1,9% YTD, volatilità prossima allo zero e drawdown evanescenti, una tasca liquida remunerata, non un investimento.
Multi-asset e absolute return: equilibrio e reset
I profili multi-asset sintetizzano bene il reset del 2025. Gli “Euro Aggressivi” stanno attorno a +9% YTD, i Moderati euro tra +6 e +7%, i Difensivi poco sopra il +3%: traiettorie ordinate, Sharpe che si muovono fra 0,6 e 1 su orizzonti a tre anni, e Sortino perlopiù coerenti con la promessa commerciale. Curiosa la costellazione dei Euro hedged: i Moderati toccano circa +10% YTD, in scia alla parte azionaria internazionale coperta che, come si è visto, ha beneficiato del differenziale valutario.
Nel mondo absolute return si distinguono i fondi su tassi e valute, intorno a +10% YTD con drawdown contenuti e rapporti rischio-rendimento pragmatici; gli “alta volatilità” stanno su +6–7% con Sharpe ravvicinati a 0,7 e Sortino intorno a 1, dinamica congrua per chi concede più facoltà tattiche al gestore. Anche i “real return” fanno il loro mestiere, più come valvola di de-risking che come cavallo da corsa, con rendimenti YTD nell’ordine del 2–3% e drawdown addomesticati.
Tre implicazioni operative per il 2025
Da questi numeri discendono tre implicazioni operative.
- Primo, la lettura del beta non basta più: a parità di area, lo stile sposta (value europeo batte growth), a parità di stile la geografia pesa (Asia ciclica batte USA periferici), a parità di geografia la share class decide il trimestre.
- Secondo, il contributo di rischio va comprato dove è pagato: l’high yield in euro, oggi, remunera il budget di volatilità meglio di molte nicchie equity più stanche; gli emergenti coperti offrono una curva rischio-rendimento che non richiede atti di fede.
- Terzo, i tematici vanno usati come satellite, non come core: Metalli preziosi o tech+AI possono nobilitare la linea di costo del portafoglio, ma impongono prese di profitto e stop dinamici. Il rischio è che il Sortino da manuale di oggi diventi l’arma a doppio taglio di domani.
Scopri come investire al meglio e migliorare il tuo investimento con i nostri portafoglio modello.
NOTE
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Nessun commento