Far crescere lattuga attraverso l’utilizzo dell’Information Technology in Giappone non è fantascienza, anzi è la soluzione per gestire il cambio generazionale di un settore. Quello agricolo infatti ha l’età media dei contadini di 67 anni e i giovani non hanno alcuna intenzione di fare i contadini. Parliamo di agricoltura smart. Le cose cambiano se, per coltivare, invece di arare un terreno e aspettare i suoi frutti, si possono utilizzare delle serre ultra tecnologiche dove il lavoro sporco è lasciato tutto nelle mani di un software.

La digitalizzazione delle coltivazioni, secondo un’analisi di Credit Suisse, in Giappone sta risollevando l’industria dei semiconduttori e creando un nuovo mercato fiorente: l’agricoltura smart. Società come Panasonic, Sharp e Toshiba hanno investito in sviluppo e ricerca per nuove linee di prodotto e canali di vendita e negli ultimi anni, si sta affermando la tendenza di digitalizzare intere fabbriche, trasformandole in piantagioni.

Il Giappone è solo un esempio. La rivoluzione tecnologica in agricoltura sta muovendo ingenti investimenti e secondo un rapporto firmato da Boston Consulting Group e AgFunder, i fondi di venture capital hanno impiegato nel settore circa 25 miliardi di dollari nel 2015, una cifra record che, secondo le stime, potrebbe essere superata già quest’anno. Dietro questo attivismo ci sono i numeri forniti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) secondo cui la popolazione mondiale passerà da 7 a 9,6 miliardi di persone entro il 2050 ed avrà sempre più fame. Per coprire l’aumento della domanda di cibo, le aziende sono alla ricerca di soluzioni rapide, facili da implementare e che siano anche sostenibili.

Agricoltura smart: entro il 2035 i robot saranno più dei contadini

Dati in tempo reale analisi, sensori e robot stanno alzando la prospettiva della rivoluzione verde che porta l’agricoltura dalla industrializzazione all’automazione. L’altra faccia della medaglia è che in Giappone il numero degli agricoltori potrebbe diminuire drasticamente. La stima è dell’Istituto di ricerca Nomura secondo cui entro il 2035, i robot potrebbero sostituire quasi la metà di tutti i posti di lavoro in Giappone, in settori “non-creativi”, come ad esempio il settore dei servizi, la consegna merce e l’agricoltura. Ma questo non ha spaventato le aziende giapponesi: secondo Fujitsu, dal momento che il suo software Akisai è arrivato sul mercato nel 2012 oltre 400 imprese del settore lo hanno adottato.

Non è detto poi che il robot elimini del tutto l’apporto umano. Il modello di business di Panasonic, per esempio, punta su una combinazione di agricoltura tradizionale e nuovi metodi. Gli agricoltori coltivano il suolo in serra con sistemi intelligenti e seminano in modo tradizionale. Mentre le piante crescono, i sensori misurano la temperatura e l’umidità. Se diventa troppo caldo in serra, il sistema Panasonic chiude automaticamente le tende per tenere fuori il sole e apre le finestre per far entrare la brezza, e viceversa quando le temperature scendono.

Non c’è dubbio che lo sviluppo dell’agricoltura smart in Giappone sia un affare di Stato. Due terzi dei costi operativi annuali per il progetto orticoltura, per esempio, sono coperti dal Ministero dell’agricoltura, delle foreste e della pesca, che promuove pratiche agricole orientate al futuro che simulano la mancanza di acqua, stimolano le piante a produrre pomodori particolarmente dolci oppure meno dolci.

IDEE DI INVESTIMENTO

La tecnologia può applicarsi a tutto in agricoltura secondo i giapponesi tranne che in un caso: l’impollinazione delle piante è lasciata alla natura con una media di almeno 200 api che ronzano intorno a una serra hi-tech. Ma questo non ferma la digitalizzazione che apre nuove prospettive per l’industria agricola del Giappone: entro la metà del 2017, sarà operativa a Kameoka, nei pressi di Kyoto la prima fabbrica robot che produce in una struttura di 4.400 metri quadrati. Il compito dell’uomo è seminare, i robot industriali si prenderanno cura di tutto il resto. Il risultato? Entro cinque anni saranno prodotte mezzo milione di teste di lattuga senza bisogno di usare pesticidi, che cresceranno grazie alle luci al LED e il 98% dell’acqua utilizzata per farli crescere sarà riciclata.

Per investire sulla rivoluzione industriale dell’agricoltura, non solo in Giappone, esistono dei fondi comuni specializzati (Categoria Morningstar: Azionari Agricoltura) ecco i migliori per rendimento:

I migliori fondi che investono in agricoltura

ProdottoRendimento 1yRendimento 3yVolatilità 3y
BGF World Agriculture A2 USD28,81%10,34%14,42%
DPAM INVEST B Equities Agrivalue B27,89%11,26%13,66%
Amundi Funds Equity Global Agricolture Classe Su25,44%11,10%12,61%
RobecoSAM Sustainable Agribsns Eqs D EUR24,25%8,55%12,75%
Deutsche Invest I Global Agribusiness NC24,05%4,01%14,58%
Pictet-Agriculture I EUR19,15%8,73%12,39%
Allianz Global Agricult Trends A EUR8,05%8,52%13,86%
Nella tabella, i migliori fondi ordinati per rendimento a un anno che investono nel settore agricoltura. Fonte: Morningstar Direct.

Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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