In prossimità delle feste natalizie e della fine dell’anno ci si dedica a fare bilanci, anche quelli dei mercati finanziari, i quali, ogni volta, si dimostrano sfuggenti e imprevedibili. Gli analisti possono però, a posteriori, ripercorrere le dinamiche appena passate, analizzarle e costruire scenari utili per impostare le strategie dell’anno venturo.

Il 2015, partito molto bene, forse troppo come in molti ipotizzavano, ha spinto gli indici, già nei primi 4 mesi dell’anno, a guadagnare percentuali a due cifre che in alcuni casi hanno raggiunto e superato il 20%. Nei mesi successivi, però, un lento declino è poi sfociato nell’accelerazione al ribasso di agosto, solo parzialmente recuperata nell’ultimo trimestre. A sostenere i mercati, come ormai siamo abituati, le manovre espansive delle banche centrali, a deprimerle i timori di rallentamento della Cina i quali, tutt’altro che superati, di tanto in tanto riaffiorano determinando correzioni diffuse.

Uno sguardo un po’ più dettagliato all’andamento degli indici mostra che quelli dei Paesi Emergenti avevano cominciato a flettere con anticipo, accompagnando i crescenti timori sulla crescita e l’andamento pesante dell’America Latina. Quest’ultima, così legata alle materie prime ha mostrato tutta la sua vulnerabilità con risultati che dall’inizio dell’anno sono ben peggiori rispetto alle altre aree geografiche.

Bilancio 2015 - I migliori indici azionari

IndicePerformance YTD
Indice Azionari Russia35,49%
Indice Azionari Giappone-Mid&Small Cap29,05%
Indice Azionari Regno Unito-Mid&Small Cap28,36%
Nella tabella, i mercati azionari che hanno reso di più da gennaio a novembre 2015.

Bilancio 2015 - I peggiori indici azionari

IndicePerformance YTD
Indice Azionari Indonesia-12,82%
Indice Azionari America Latina-Large&Mid Cap-18,24%
Indice Azionari Brasile-28,17%
Nella tabella, i mercati azionari che hanno reso meno da gennaio e novembre 2015.

Ciò che invece ha caratterizzato meglio i mercati obbligazionari, non solo nel 2015 e che spiega in buona parte l’attuale struttura dei mercati, è l’elevata correlazione con quelli azionari. Come sottolineato da gestori e analisti, la finanza, in certo modo drogata dai Quantitative Easing, rende sempre più difficile assicurarsi i benefici delle diversificazione per contenere il rischio. E’ facile notare come la descrizione dell’anno dei mercati azionari possa essere ripresa, mutatis mutandis, per i bond che non fungono più, in questo contesto, da strumento di protezione dai crolli dell’equity.

Bilancio 2015 - I migliori indici obbligazionari

IndicePerformance YTD
Indice Obbligazionari Usa-Governativi (Medio-Lungo Termine)13,90%
Indice Obbligazionari Usa-Governativi (Breve-Medio Termine)13,37%
Indice Obbligazionari Sterlina-Corporate e Governativi13,14%
Nella tabella, i mercati obbligazionari che hanno reso di più da gennaio e novembre 2015.

Bilancio 2015 - I peggiori indici obbligazionari

IndicePerformance YTD
Indice Obbligazionari (Euro Hedged) Globale HY-2,03%
Indice Obbligazionari (Euro Hedged) Mercati Emergenti-3,17%
Indice Obbligazionari America Latina-11,88%
Nella tabella, i mercati obbligazionari che hanno reso meno da gennaio e novembre 2015.

L’anno che sta per finire ha anche sancito un ribasso strutturale delle materie prime, altro elemento interpretabile come segno di debolezza dell’economia e che trova una rappresentazione plastica nell’andamento del petrolio, in trend negativo e sempre vicino ai minimi. A livello settoriale, ne subiscono le conseguenze soprattutto le società del settore energetico, mentre sono le tecnologie che continuano a sovraperformare il mercato.

Bilancio 2015 - I migliori indici settoriali

IndicePerformance YTD
Indice Azionari Settoriali Immobiliare (Europa)20,11%
Indice Azionari Settoriali TMT (Informatica Telecom Media)19,68%
Indice Azionari Settoriali Informatica e Tecnologia (Globale18,51%
Nella tabella, i migliori indici azionari di settore da gennaio a novembre 2015.

Bilancio 2015 - I peggiori indici settoriali

Indice Performance YTD
Indice Azionari Settoriali Energia-6,13
Indice Azionari Settoriali Ris.Naturali (Energia e Mat.Prime)-12,24%
Indice Azionari Settoriali Metalli e Minerali-18,75%
Nella tabella, i peggiori indici azionari di settore da gennaio a novembre 2015.

Se lo scenario, come ricordato e ribadito, risente in maniera determinante delle decisioni di politica monetaria, forse il 2015 potrà essere ricordato come un anno di svolta per quanto riguarda gli Usa. Dopo innumerevoli rinvii, la governatrice Yellen sembra che questa volta sia determinata a invertire la marcia sui tassi e sulle politiche espansive.
L’economia Usa, a differenza dell’Europa, pare uscita dalla crisi e serve l’ufficialità di una manovra per sancirlo ufficialmente. Draghi, da parte sua, come fatto finora, si è già espresso in senso opposto e dalla Bce arriverà tutta la liquidità necessaria per agganciare il treno d’Oltreoceano.

Bilancio 2015 - Le valute

IndicePerformance YTD
Euro - Us Dollar-12,87%
Euro - Japanese Yen-10,34%
Euro - Chinese Yuan Renminbi-10,18%
Euro - Sterling-9,51%
Euro - Swiss Franc-9,32%
Nella tabella, l'andamento dell'euro contro le principali valute da gennaio a novembre 2015.

Un cenno infine va fatto, tra gli altri, a due focolai di crisi, uno che pare si possa considerare un ricordo, l’altro che in prospettiva potrebbe essere foriero di rischi e volatilità. La Grecia, che tante preoccupazioni ha destato e che pareva poter generare ogni tipo di disastro economico, è un tema caduto in disgrazia e non è più agli onori della cronaca.
La guerra in Siria invece, che pareva un fenomeno locale, seppur sostenuto come solitamente capita da interventi dall’esterno di vario genere, ha assunto una valenza ben più importante con l’allargamento del conflitto. L’abbattimento dell’aereo russo da parte della Turchia dimostra come la situazione potrebbe degenerare.

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Luca Lodi

Luca Lodi

Competenze:
Head of R&D di FIDA, Finanza Dati Analisi, ha maturato competenze in quantitative finance, risk management, asset allocation, risparmio gestito, compliance, consulenza finanziaria e comunicazione. Coordina le attività di ricerca-sviluppo e formazione del gruppo (FIDAmind). Sviluppa metodologie quantitative per l'analisi di portafoglio, di strumenti e mercati finanziari.

Esperienza:
Coordina l’ufficio studi FIDA che realizza studi ed analisi ad ampio spettro utilizzando trasversalmente metodologie quantitative, tecniche e fondamentali. Docente presso l'Università di Torino (Scuola di Management ed Economia), si occupa di analisi quantitativa dei dati finanziari. Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate editoriali.
Negli anni precedenti ha collaborato con ADB S.p.A come responsabile del settore Banche Dati e poi dell’Ufficio Studi.

Formazione:
Ha una laurea in Economia. Ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali “Global Asset Allocation” (SDA Bocconi), Frontiers In Fianancial Markets Mathematics (Università di Bologna).

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