La Banca Centrale europea si è spinta oltre le aspettative e i mercati finanziari alla fine hanno risposto positivamente. Dopo qualche settimana all’insegna del rialzo gli investitori erano già tornati ad essere un po’ più ottimisti sebbene il movimento di crescita dei listini, divenuto consistente, avesse ancora il carattere di semplice rimbalzo e fosse insufficiente per mutare uno scenario dominato all’incertezza e con un’intonazione di fondo ancora moderatamente negativa.

L’attesa per le decisioni della Bce si è risolta con l’ennesima mossa oltre le aspettative ed i listini, dopo un balzo iniziale, sono ritornati sui loro passi per poi risalire e ritornare positivi. Le interpretazioni di questi frangenti lasciano il tempo che trovano e mettono in evidenza come agli ulteriori ribassi dei tassi, all’ampliamento del QE ed ai nuovi pacchetti di prestiti alle banche, hanno fatto da contraltare le dichiarazioni successive di Draghi e forse soprattutto l’intensità della manovra che potrebbe nascondere una situazione considerata più che seria. La sostanza è che le prospettive non sono affatto chiare e le autorità monetarie europee, pur sostenendo positivamente i mercati, danno l’impressione di dare fondo agli spazi di manovra per rilanciare l’economia.

Il quadro generale mostra uno S&P500 tornato in area 2000 punti, pur ancora negativo dall’inizio dell’anno, ma con un andamento grafico perlomeno laterale grazie alla tenuta dei 1800. In Europa l’indice Eurostoxx50, pur mostrando un rimbalzo importante, non può ancora dirsi uscito dal trend negativo che ormai compie un anno e che verrebbe negato solo con il recupero di area 3300 punti, ormai non lontana. Contestualmente ha ripreso fiato il petrolio portandosi dietro le economie emergenti che da esso dipendono, tra le quali Russia e Brasile.

Segnale di incertezza dall’andamento dell’oro, bene rifugio per eccellenza, che, ripartito dai minimi a inizio 2016, non sembra aver mutato umore neanche nelle ultime sedute.
Nei giorni scorsi è arrivato anche l’avvertimento della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), la cosiddetta “banca delle banche centrali”, che sottolineava come gli effetti delle politiche monetarie non sono stati sufficienti né in termini di crescita né di inflazione, e come pertanto i mercati ne abbiano avessero preso atto.

Dal punto di vista oggettivo il contesto non ha per ora subito mutamenti rilevanti. Nonostante la battuta d’arresto della Fed nel percorso di crescita dei tassi, determinata probabilmente dai timori sui mercati finanziari, i dati Usa sull’economia procedono abbastanza bene come era previsto, l’Europa corre un po’ meno e staremo a vedere l’efficacia degli interventi Bce mentre la Cina, senza drammi, rallenta il suo tasso di crescita, che rimane peraltro ancora piuttosto elevato.

Le borse scontano tutti questi fattori e reagiscono con picchi di volatilità, anche al rialzo talvolta, quando nuovi elementi, veri o presunti, si affacciano all’orizzonte.

Note

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Luca Lodi

Luca Lodi

Competenze:
Head of R&D di FIDA, Finanza Dati Analisi, ha maturato competenze in quantitative finance, risk management, asset allocation, risparmio gestito, compliance, consulenza finanziaria e comunicazione. Coordina le attività di ricerca-sviluppo e formazione del gruppo (FIDAmind). Sviluppa metodologie quantitative per l'analisi di portafoglio, di strumenti e mercati finanziari.

Esperienza:
Coordina l’ufficio studi FIDA che realizza studi ed analisi ad ampio spettro utilizzando trasversalmente metodologie quantitative, tecniche e fondamentali. Docente presso l'Università di Torino (Scuola di Management ed Economia), si occupa di analisi quantitativa dei dati finanziari. Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate editoriali.
Negli anni precedenti ha collaborato con ADB S.p.A come responsabile del settore Banche Dati e poi dell’Ufficio Studi.

Formazione:
Ha una laurea in Economia. Ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali “Global Asset Allocation” (SDA Bocconi), Frontiers In Fianancial Markets Mathematics (Università di Bologna).

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