Nel contesto economico globale delle ultime settimane, le materie prime hanno registrato alcuni dei movimenti più significativi da esaminare. Continua il trend al rialzo delle azioni e prosegue il rialzo del dollaro dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca.

Materie prime: perché continua la corsa al rialzo

Le materie prime, sensibili a fattori globali quali domanda, offerta e eventi climatici, hanno mostrato performance molto diverse nel mese di novembre. Alcuni segmenti hanno registrato guadagni notevoli. Altri invece hanno evidenziato un aumento della dispersione dei rendimenti rispetto ai mesi precedenti. In particolare:

  • Cacao e caffè sono tra i settori più performanti. I guadagni rispettivi sono stati del 37% e del 30% a novembre. Portando così gli incrementi annuali a +125% per il cacao e +70% per il caffè. In Africa, la produzione di cacao sta affrontando condizioni climatiche avverse, come l’innalzamento delle temperature e la variabilità delle precipitazioni. Queste hanno negativamente impattato i raccolti, in particolare in paesi come la Costa d’Avorio e il Ghana, principali produttori mondiali. Questi fattori, uniti alle difficoltà nella gestione delle malattie delle piante, hanno ridotto l’offerta, alimentando l’aumento dei prezzi. In Brasile, la produzione di caffè ha subito danni a causa di fenomeni climatici estremi, come la siccità e il gelo, che hanno colpito le principali regioni produttrici, come Minas Gerais. Tali eventi hanno ridotto la resa delle coltivazioni, aumentando la pressione sui prezzi globali del caffè, poiché il Brasile è uno dei maggiori esportatori mondiali di questa commodity.
  • Sul podio sale il gas naturale, la cui situazione si è rivelata più complessa. Sebbene il prezzo del gas naturale sia aumentato del 25% a novembre e abbia registrato una performance positiva del 34% nell’anno, i contratti futures rettificati hanno mostrato una significativa perdita annuale (-40%). Tale flessione è stata dovuta al fenomeno del contango, una condizione in cui i future a lungo termine sono più costosi rispetto a quelli a breve termine. Comportano quindi perdite per chi ha mantenuto posizioni lunghe nel tempo. Il contango è stato accentuato dall’elevata offerta di gas naturale negli Stati Uniti, alimentata dall’aumento della produzione da fracking e dalle politiche di stoccaggio, che hanno influito negativamente sui costi di mantenimento. In tale contesto, teoricamente, sarebbe preferibile utilizzare ETF o strumenti simili per mantenere posizioni lunghe sul gas naturale. Questi prodotti infatti sono progettati per gestire i costi legati al rollover dei contratti futures, risultando più efficienti nel minimizzare l’impatto del contango. Inoltre, si osserva un incremento della dispersione dei rendimenti: solo il 32% delle materie prime ha registrato performance positive a novembre, ma oltre la metà di esse ha continuato a crescere annualmente.

Azioni: crescono le differenze tra aree geografiche

Anche i mercati azionari globali hanno mostrato andamenti contrastanti, con una performance media positiva, ma con significative differenze tra le aree geografiche. In particolare:

  • A livello globale, circa metà degli indici ha registrato una crescita, con un rendimento medio mensile poco sopra la parità e un aumento della dispersione dei rendimenti rispetto ai mesi precedenti. Tra i principali driver di questi movimenti, emerge il settore tecnologico. Continua infatti a essere al centro dell’attenzione, sostenuto da notizie positive come gli utili oltre le aspettative di aziende quali CrowdStrike e Urban Outfitters, che hanno contribuito al miglioramento dei listini azionari statunitensi, tra i primi in classifica.
  • Nel panorama dei mercati azionari, la Turchia si distingue come una delle aree più dinamiche, con l’indice Istanbul National 100 che ha registrato una crescita del 30% nel corso dell’anno. Questo trainata dalla robusta performance delle società locali, supportata da un contesto economico favorevole e da un crescente ottimismo degli investitori.
  • L’Europa ha avuto un andamento misto, con la Germania e il Regno Unito in particolare tra i leader del mese. Il DAX di Francoforte ha registrato un aumento del 17% da inizio anno, grazie al miglioramento delle aspettative sulle esportazioni e a un contesto macroeconomico relativamente favorevole. Londra ha visto un progresso del 7% nell’anno, con performance robuste da parte di alcune aziende nel settore energetico e delle risorse naturali. Tuttavia, le performance sono state meno brillanti nei paesi scandinavi e nel sud Europa, dove le incertezze politiche e macroeconomiche hanno pesato sugli indici, come evidenziato dalla performance più debole dell’indice Ibex 35 di Madrid e del FTSE MIB italiano. Al netto di pochi casi specifici, come Singapore (+5%), l’area asiatica ha visto un posizionamento inferiore nel ranking.

Valute: continua la forza del dollaro

Numerosi spunti giungono anche dal mercato Forex. L’euro ha mostrato una tendenza generale al deprezzamento rispetto a numerose valute principali, fenomeno che potrebbe riflettere le aspettative di un ulteriore allentamento della politica monetaria da parte della Banca Centrale Europea. Le perdite più significative sono state registrate contro il dollaro USA (-2,81%), lo yen giapponese (-4,40%) e la Sterlina britannica (-1,59%), con l’euro che ha anche visto svalutazioni rispetto ad altre valute importanti come il Franco svizzero e il dollaro canadese.

Questo indebolimento si inserisce in un contesto di divergenza nelle politiche monetarie, con la Banca Centrale europe (BCE) che appare più cauta rispetto ad altre banche centrali come la Federal Reserve, che ha adottato una politica più aggressiva di rialzo dei tassi, sostenendo così il dollaro.

Tassi: occhi puntati sulle prossime manovre BCE

Le aspettative che la BCE possa ridurre ulteriormente i tassi o mantenere una politica monetaria accomodante potrebbero continuare a pesare sul valore dell’euro. La prossima riunione della BCE, fissata per il 12 dicembre 2024, sarà cruciale per comprendere se vi saranno modifiche nella direzione della politica monetaria. Qualora le aspettative di un prolungato allentamento monetario venissero confermate, l’euro potrebbe continuare a soffrire, mentre valute come il dollaro, che beneficia di politiche restrittive, potrebbero mantenere la loro forza.

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NOTE

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Autore

Monica Zerbinati

Monica Zerbinati

Competenze:
Analista finanziario presso l’Ufficio Studi di FIDA, Finanza Dati Analisi, è specializzata su temi legati al risparmio gestito, attivo e passivo, sul quale cura diversi studi periodici. Le competenze generali riguardano l’analisi di scenario dal punto di vista quali-quantitativo. Cerca di individuare tendenze e semplificare la complessità delle dinamiche di mercati finanziari e reali, combinando analisi macroeconomica, tecnica e fondamentale. Segue inoltre l’evoluzione della normativa in ambito finanziario con particolare focus sulla compliance nell’ambito della consulenza finanziaria. Ha competenze generali su database ed elaborazione dati, produzione di materiale di marketing ed interazioni tecnico-commerciali.

Esperienza:
Al netto di alcune esperienze giovanili in realtà industriali e bancarie, contestuali agli studi, la sua esperienza lavorativa è maturata interamente in FIDA, all’interno della quale – negli anni – ha avuto occasione di collaborare ad ogni genere e tipologia di attività. Data entry, strutturazione banche dati, elaborazioni quantitative, redazione di contenuti editoriali di taglio customizzato e reportistica specifica, supporto nello sviluppo di nuovi tools informatici per operatori della finanza, ma anche assistenza clienti, formazione, organizzazione di campagne informative ed eventi. Gli obiettivi sono molteplici e spaziano dall’integrazione di dati e strumenti informatici a supporto degli operatori della finanza nello svolgere la loro professione, nell’espletamento degli obblighi normativi, ma anche fini filantropici come la diffusione dell’educazione finanziaria.

Formazione:
Ha una laurea magistrale in Finanza Aziendale e Mercati Finanziari conseguita presso la Scuola di Economia e Management di Torino.

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