Randall Stephenson, ceo del gruppo telefonico AT&T non sa nemmeno come funziona lo star system di Hollywood e non è un animale da televisione, ma dovrà imparare in fretta. L’acquisizione da 108,7 miliardi di dollari, debito incluso, metà cash e metà in azioni, lanciata su Time Warner darà ad AT&T il controllo di HBO, CNN e TBS e segna una rivoluzione nel settore dei media.
Perché fino ad oggi, la compagnia telefonica aveva avuto il ruolo di distributore di contenuti video, attraverso il suo abbonamento wireless-telefono, internet e televisione a pagamento dopo l’acquisizione di DirecTV, adesso AT&T entra nella stanza dei bottoni della produzione di contenuti e nella gestione di star e autori. Stephenson, che viene dall’Oklahoma e ha trascorso tutta la sua carriera trentennale nel settore telefonico, prima in Southwestern Bell e poi in AT&T, considera l’acquisizione un passo obbligato.
L’obiettivo? Creare un impero media che fa dell’integrazione verticale la sua forza e battere la concorrenza di Sprint e Verizon, che adesso è impegnata nell’acquisizione di Yahoo! per 4,8 miliardi di dollari ma vorrebbe uno sconto. I precedenti, però, non sono a favore di questa operazione. Il più scettico è Steve Case, ex numero uno di America Online (Aol), che Time Warner ha comprato nel 2000 per 164 miliardi di dollari con l’obiettivo di arrivare a una fusione verticale redditizia che, invece, alla prova dei fatti è stata la peggiore della storia. Tanto che nel 2015 Aol è stata ceduta a Verizon per 4,4 miliardi di dollari.
Sulla strada di Stephenson ci sono anche altri ostacoli. Secondo quanto ha riportato il Wall Street Journal, 21 Century Fox, uno dei concorrenti più temibili di Time Warner, avrebbe intenzione di contrastare l’offerta di AT&T e anche Apple non vuole perdere la partita. La società guidata da Tim Cook aveva mostrato interesse per Time Warner e il mercato aveva scommesso in un’offerta in contanti entro il 2016. Adesso è arrivata AT&T e il sogno di Apple di tornare alla produzione di contenuti cinematografici è, per ora, accantonato.
La strada delle partnership tra il mercato cinematografico e televisivo e i big dell’informazione e della produzione multimediale è, invece, un fatto che sta drasticamente rivoluzionando il mondo dei media e dell’intrattenimento. Del resto il fondatore di Apple, Steve Jobs, lo aveva capito per primo quando nel 1986 acquistò la Pixar per poi rivenderla alla Walt Disney Company.
Apple deve contrastare il calo di vendite di iPhone
Apple a questo punto non può restare a guardare. Tim Cook è consapevole dell’importanza dei contenuti da condividere via smartphone, ancora di più adesso che l’iPhone ha cominciato a perde colpi e avvia ad archiviare il 2016 con un calo di vendite atteso intorno al 9%, il primo della storia, nonostante il lancio di iPhone7. Per questo Apple aveva avviato contatti con Time Warner e aveva già cominciato a produrre, senza successo. E per questo Apple aveva già avviato una collaborazione con HBO attraverso la società della HBO Now, la App che per 15 dollari al mese consente di vedere su tutti i device i programmi della società de gruppo Time Warner.
Cook è condannato a offrire nuovi servizi e il contenuto, soprattutto video, è la vera sfida che lo mette di fronte a concorrenti come Google, al lavoro su un servizio di web tv tramite YouTube, Netflix e Hulu che hanno messo in evidenza come i contenuti originali sono destinati ad avere un peso sempre maggiore, anche per le società hi-tech. Il risiko media e telecomunicazioni è destinato a proseguire e comincia a preoccupare la politica. Tanto che la fusione AT&T e Time Warner è entrata nel dibattito delle elezioni presidenziali americane.
Donald Trump non la vede di buon occhio, mentre Hillary Clinton per ora non si è esposta e ha mandato avanti Tim Kaine, il suo candidato alla vice presidenza che si è detto scettico sulle mega fusioni nei media, perché portano al rischio concentrazione di tropo potere mediatico nella mani di pochi. L’operazione di fusione deve anche superare l’esame dell’autorità Antitrust americane che in passato non si è mostrata troppo malleabile: ha già fatto saltare l’unione fra Comcast, il più grande operatore tv via cavo americano, e Time Warner e, visto che il colosso che nascerà dalle nozze con AT&T è ancora più grosso, l’attenzione per la tutela dei consumatori e potrebbe essere addirittura maggiore. Apple, quindi, potrebbe rientrare il gioco. E in un mondo dove la società di Cupertino possedesse Time Warner, la prossima stagione di Game of Thrones potrebbe essere trasmessa in anteprima e in esclusiva per gli utenti di iPhone. Antitrust, permettendo.
IDEE DI INVESTIMENTO
La fusione annunciata tra AT&T e Time Warner, secondo le valutazioni di Bloomberg Intelligence, non è a buon mercato. L’offerta è di circa 105 dollari per azione, e valorizza Time Warner circa 13 volte l’Ebitda, il massimo per una società media. La nota positiva è che la compagnia telefonica americana stima a regime un risparmio di costi di circa 1 miliardi di dollari l’anno, grazie alle sinergie. Quello che è certo è che la fusione ha rimesso i moto il settore dopo l’acquisto di Nbc Universal da parte di Comcast nel 2011. E, secondo gli analisti di Wells Fargo, nei prossimi tre anni, l’industria dei media potrebbe essere completamente rimodellata insieme con il modo di fruire i contenuti di intrattenimento. Il trucco, secondo gli analisti, sarà bilanciamento di contenuti proprietari per mantenere gli abbonati e la vendita di contenuti ai concorrenti per incrementare le entrate.
Per investire sul cambiamento del settore media e telecom, una buona scelta sono i fondi azionari che hanno dato un maggior peso in portafoglio alle società delle telecomunicazioni, ai media e alle società internet che hanno puntato sui contenuti (vedere tabelle).
I fondi azionari più investiti in telecomunicazioni
Prodotti | Peso settore Telecom |
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Eurizon EasyFund Eq Telecom LTE R | 99,71% |
Parvest Equity World Telecom C D | 98,78% |
NN (L) Telecom X Cap USD | 96,24% |
Fidelity Global Telecommunications Fund Classe E (acc) | 87,79% |
I fondi azionari più investiti in media
Prodotto | Peso settore media |
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DB Platinum IV CROCI US R1C-B | 12,82% |
Heptagon Yacktman US Equity C | 11,41% |
Janus Europe A EUR Acc | 11,35% |
Parvest Equity World Cons Durables C C | 10,56% |
Note
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