Il report European Innovation Scoreboard 2025 dell’Unione Europea conferma il consolidamento dell’UE come potenza dell’innovazione, con un miglioramento medio del 10,2% rispetto al 2017. Tuttavia, l’andamento complessivo mostra segnali di rallentamento e un’Europa che rischia di perdere terreno rispetto ai grandi competitor globali come la Cina e la Corea del Sud. Per gli investitori, si tratta di un segnale da non sottovalutare in chiave strategica.
La classifica dei Paesi più innovativi
A guidare la classifica dell’innovazione in Europa sono ancora una volta i Paesi nordici. Svezia, Danimarca e Finlandia si confermano “Innovation Leaders”, superando del 25% la media UE. In particolare, la Svezia torna in testa grazie a ottime performance in settori chiave come la spesa in R&S delle imprese, l’adozione del cloud computing e la produttività legata alle emissioni di CO₂.
L’Italia, pur mostrando segnali di crescita, resta indietro. Secondo il report, il nostro Paese si colloca nel gruppo degli “Emerging Innovators”, con un livello di innovazione inferiore al 70% della media UE. Un dato che evidenzia come il miglioramento esista, ma non sia ancora sufficiente per raggiungere i Paesi più avanzati.
Cosa spinge l’innovazione
Tra i fattori che trainano l’innovazione in Europa spiccano:
- Maggiore investimento in Ricerca e Sviluppo, soprattutto da parte del settore pubblico e in misura crescente anche dalle imprese;
- Diffusione delle tecnologie digitali, come il cloud computing e la copertura di internet ultraveloce, che accelerano la trasformazione delle PMI;
- Collaborazione tra pubblico e privato, favorita da politiche mirate e programmi come Horizon Europe e lo European Innovation Council, capaci di sostenere startup e scale-up.
Inoltre, l’adozione di strumenti per misurare in modo più preciso la resilienza e l’autonomia strategica, come l’importazione di tecnologie high-tech da Paesi extra UE, ha permesso di individuare aree di vulnerabilità e opportunità di investimento a livello nazionale.
Cosa frena l’innovazione
Nonostante i progressi, l’innovazione europea è frenata da diversi fattori strutturali:
- Persistenti disuguaglianze regionali, che rallentano la convergenza tra Stati Membri;
- Calano i brevetti e si evidenziano difficoltà nel trasferimento tecnologico tra mondo accademico e impresa;
- Formazione scientifica non omogenea, con scarsi progressi nella diffusione delle competenze STEM e nella formazione continua.
Un altro elemento critico riguarda il venture capital: dopo una fase di crescita, nel 2025 si osserva una flessione che penalizza soprattutto le economie più dinamiche come Danimarca e Paesi Bassi.
Cosa ci aspetta in futuro
L’Unione Europea guarda al futuro cercando di rafforzare le sinergie tra il Green Deal e le politiche per l’innovazione. Iniziative come il Clean Industrial Deal e il Strategic Technologies for Europe Platform (STEP) puntano a sostenere la decarbonizzazione, la sovranità tecnologica e la sicurezza economica.
La futura European Innovation Act sarà un tassello chiave: servirà a migliorare l’accesso al capitale, ridurre la frammentazione normativa e rafforzare il coordinamento tra Stati Membri. In questo contesto, innovazione e sostenibilità non saranno più due binari paralleli, ma convergeranno verso una visione strategica unica.
IDEE DI INVESTIMENTO
Per chi investe, il quadro che emerge è a due velocità. Da una parte, le economie più avanzate in innovazione (Nord Europa, Irlanda, Olanda) offrono opportunità concrete nel medio-lungo periodo, soprattutto in settori come il digitale, la biotecnologia e l’energia pulita. Dall’altra, Paesi come l’Italia mostrano un potenziale ancora inespresso, ma che può essere intercettato da fondi specializzati in strategie di crescita o in comparti legati alla transizione green.
In sintesi, il rallentamento dell’innovazione in Europa non è un freno agli investimenti, ma un invito a selezionare con maggiore attenzione le aree geografiche e settoriali, privilegiando fondi con un approccio attivo, tematico e orientato alla sostenibilità.
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NOTE
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