La prima volta che qualcuno immaginò un’auto senza guidatore era il 1939. Accadde a New York con la presentazione da parte di General Motors (GM) di Futurama, un display che avrebbe consentito alle famiglie americane di giocare a carte dentro la macchina che guidando da sola li portava verso la prossima meta. La pubblicità del futuro fu pubblicata nel 1940. Adesso quel futuro è arrivato.

Da allora GM ne ha percorsa di strada e dal 2009 in poi ha investito prima timidamente e poi in maniera più decisa nel progetto Super Cruise, l’auto che davvero si guida da sola. Super Cruise sarà sul mercato nel 2017. E il dibattito adesso è se l’azienda automobilistica simbolo dell’America, che per prima immaginò un auto senza pilota, sia in grado di battere sul mercato le concorrenti e le aziende hi-tech che hanno investito nel settore, prima fra tutte Google.

Il più avanti di tutti è senza dubbio Elon Musk che ha già iniziato ad offrire il pilota automatico sulla sua Tesla Model S. Poi ci sono Mercedes-Benz e BMW, che non è ancora arrivata al sistema di guida remota della BMW 750iL nel film di James Bond dal titolo Il domani non muore mai, ha montato un sistema di controllo a distanza denominato Remote Control Parking nella nuova BMW Serie 7; Audi, Volvo che da anni sono attive nell’automazione auto.

Ma soprattutto c’è Google, che non ha preso la strada di automatizzare un componente o una funzione per volta. L’idea dell’azienda di Mountain View è di produrre automobili totalmente autonome, anche senza volante o pedali. Sulle strade di California e Texas, gli unici due stati che hanno autorizzato alla guida tali veicoli, circolano già una cinquantina di Google Car, le auto senza pilota che finora hanno percorso oltre 2 milioni di km in autonomia e 1,5 milioni di km guidate da un conducente.

Le auto di Google imparano macinando chilometri. E diventano sempre più prudenti, secondo i dati forniti dall’azienda che ha dichiarato di aver sfruttato Halloween per insegnare alle vetture a riconoscere i bambini anche se sono mascherati, per esempio. Ma non c’è solo l’automazione. Nel mondo di Google anche il possesso dell’auto viene messo in discussione.
Non serve investire per acquistare una Google Car, basta comprare il servizio come in un car sharing qualsiasi con auto senza guidatore pronte a scarrozzarvi ovunque soltanto digitando un codice via smartphone.

L’auto del futuro passa anche da Apple che non è avanti come Google, ma ha deciso di investire nel settore. Il progetto si chiama Titan e a giudicare dal nome, l’azienda di Cupertino ha ben presente che la sfida non è proprio facile da vincere. Il team Apple è al lavoro per produrre un’auto elettrica a guida autonoma (almeno questo è l’obiettivo della Apple Car) e la squadra è composta già da 1.800 persone tra ingegneri, ricercatori universitari e manager tutti provenienti dal mondo auto (Tesla, FCA, Mercedes-Benz, Volkswagen, Ford). Il sapore è quella della mission impossible della corsa contro il tempo. Perché tra appena due anni l’auto GM sognata dalla famiglia americana nel 1940 potrebbe diventare realtà, sfidando Google.

Note

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Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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