Minimizzare a oltranza le tensioni con la Russia. È questa la linea che hanno deciso di tenere al Pentagono. Gli americani fanno di tutto per gettare acqua sul fuoco dopo la corsa all’armamento nucleare decisa dal presidente Vladimir Putin. Un escalation che ha avuto il culmine nell’accordo siglato a San Pietroburgo con gli sceicchi di Riad. Lo hanno già definito il “Patto nucleare” e prevede che la Russia fornisca all’Arabia Saudita tecnologia nucleare con la specifica “a fini pacifici”. In particolare, i tecnici russi consentiranno a Riad di attivare “reattori nucleari civili” e “reattori per la ricerca”.
Il Pentagono minimizza ma c’è chi paragona il potere di Putin a quello di Adolph Hitler nel 1930. Lo ha fatto sul quotidiano britannico The Independent il generale di squadra aerea Stephen Wilson, a capo di una delle unità più importanti della Difesa americana, il comando dei missili balistici intercontinentali nucleari (Icbm) e dei bombardieri strategici. Le sue dichiarazioni sono arrivare nel momento di massima tensione tra Occidente e Russia e seguono l’annuncio di Mosca sullo schieramento di 40 nuovi missili intercontinentali balistici a testate nucleari multiple in grado di forare qualsiasi difesa americana. Tanto che il Pentagono sarebbe pronto a dispiegare mezzi pesanti in diversi Paesi alleati dell’Est europeo e del Baltico per scoraggiare e impedire una possibile aggressione della Russia, come ha riportato il New York Times alla metà di giugno citando fonti americane e alleate che parlano di uno sforzo che coinvolgerà fino a 5 mila soldati americani.
È il ritorno della Guerra Fredda? Tutto porta in questa direzione: missili dispiegati, patto con gli arabi, e non ultime le minacce alla Svezia. “Se entrerà nella Nato, saremo costretti a puntarle i nostri missili contro” ha detto Putin per scoraggiare il Paese che, su pressione americana, sta valutando di abbandonare la sua secolare neutralità. E tutto sembra ruotare, ancora una volta, attorno all’Ucraina, il primo tassello di un gioco concatenato. Perché l’Occidente è in attesa delle ulteriori mosse di Putin che, dopo l’annessione della Crimea, è indiziato a più riprese dell’intenzione di spaccare ulteriormente l’Ucraina e quindi l’Europa.
Sul fronte economico, la guerra di Putin è sull’energia. Le intese con Riad riguardano anche la cooperazione nella ricerca spaziale e nel settore energetico. Ma non solo. Archiviato il progetto South Stream, la Russia punta su Ankara e Atene per sviluppare nuove rotte energetiche. La prova è l’accordo fatto per avviare una joint venture per la costruzione della tratta greca del gasdotto Turkish Stream, che avrà la capacità di trasportare 47 miliardi di metri cubi all’anno. I lavori inizieranno nel 2016 e termineranno nel 2019. Verranno finanziati dal governo russo e Atene restituirà il corrispettivo dell’investimento a Mosca una volta che verrà terminata l’opera.
Cosa devono aspettarsi gli investitori di lungo periodo? Se si dà retta a George Soros, economista e fondatore di Soros management con un patrimonio valutato in oltre 20 miliardi di dollari, a rischio c’è la pace mondiale. “A meno che gli Stati Uniti non consentano alla valuta cinese di entrare a far parte del paniere di divise del Fondo Monetario Internazionale, c’è il pericolo reale che la Cina stringa un’alleanza politica e militare con la Russia” ha detto Soros. “A quel punto la minaccia di una terza Guerra Mondiale diventerebbe reale”. Ma Soros, che i rumors danno tra i finanziatori dell’Ucraina, è da tempo nella schiera dei pessimisti.
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