Dietro al boom del mercato della infrastrutture in Africa ci sono gli investimenti della Cina che, da tempo, sta portando avanti una serie di mega-progetti che creano posti di lavoro e promuovono la crescita economica, ammortizzando un rallentamento economico che la regione deve, comunque, affrontare. Il dato emerge dall’ultimo World Economic Outlook pubblicato a fine aprile 2017 in cui il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede che l’economia subsahariana dell’Africa crescerà solo del 2,6% nel 2017, ben al di sotto della previsione di crescita mondiale del 3,5%.

Le prospettive di sviluppo rallentato della regione sono in gran parte dovute alla frenata delle due maggiori economie africane che rappresentano circa la metà della produzione complessiva. Si tratta del Sudafrica che nel 2016 è cresciuti solo dello 0,3% e della Nigeria che, sempre nel 2016, ha subito una contrazione dell’1,5% a causa del prezzo del petrolio e delle materie prime. Le previsioni per il 2017 per questi due Paesi locomotiva del Continente non sono incoraggianti: il Fondo monetario internazionale ha previsto solo una modesta crescita del 0,8% per entrambi.

Tuttavia, dietro una prospettiva apparentemente negativa, i Paesi africani continuano a essere un luogo in cui chi è a caccia di ritorni sui mercati emergenti non può ignorare. La ragione? Una struttura economica diversificata che ha consentito, per esempio, al Kenya di continuare a crescere del 6% grazie agli investimenti in infrastrutture, diventando l’economia più grande dell’Africa orientale.

Africa: oltre 5 mila chilometri di ferrovie e strade hanno cambiato l’economia

In Kenya la linea ferroviaria standard (SGR) che collega la capitale Nairobi con il porto di Mombasa grazie a 480 chilometri di percorso sta cambiando il paesaggio del Paese con treni colorati e stazioni moderne. Il progetto porta la firma dei cinesi ed è stato finanziato con prestiti dello Stato. Il primo vantaggio sarà ridurre i costi del trasporto merci fino al 40% oltre a promuovere lo sviluppo lungo la linea ferroviaria di molte industrie di diversi settori: agricoltura, estrazione mineraria, energia e turismo.

La linea ferroviaria Nairobi-Monbasa è solo l’ultimo di una serie di grandi progetti che con presenza di capitali cinesi: c’è la Addis Abeba-Gibuti lanciata nell’ottobre 2016 che offre una via verso il mare vitale per l’Etiopia; c’è il ponte Kigamboni di 680 metri, il primo del suo genere in Africa orientale e centrale, per collegare la più grande città della Tanzania Dar es Salaam al distretto di Kigamboni, lungo il torrente Kurasini. E non è un caso che Etiopia e Tanzania siano stati tra i paesi africani con una crescita economica elevata nel 2016.

La rinascita logistica del Continente è generalizzata. Il Fondo monetario internazionale ricrdato nel suo rapporto il boom delle infrastrutture anche nella piccola nazione del Corno d’Africa, Djibouti, che cerca di diventare un hub di trasbordo in Africa orientale. La conseguenza? La crescita di Djibouti nel 2016 è stata del 6,5% e nel medio termine ha una potenzialità economica di crescita del 7,5-10% all’anno grazie a progetti, sempre finanziati dai cinesi, che riguardano ferrovia, porto e un condotto idrico che collega all’Etiopia.

IDEE DI INVESTIMENTO

Oltre 5 mila chilometri di ferrovie e strade finanziate dai cinesi, secondo dati del Ministero degli Affari Esteri della Cina, hanno cambiato negli ultimi anni l’economia dell’Africa dando un’accelerazione allo sviluppo dei settori dell’energia, dei trasporti e della tecnologia. Lo sviluppo ha già avuto un impatto sulla ricchezza del Paese, tanto che nel 2017 l’Africa può contare su un numero di milionari con un patrimonio più consistente rispetto a a quello degli svizzeri.

Secondo uno studio di Afrasia Bank, sono 145 mila gli africani che hanno patrimoni superiore al milione di dollari, 5 volte in più rispetto a 10 anni fa; inoltre il Sudafrica, l’Egitto e la Nigeria, hanno patrimoni di ben 800 miliardi di dollari contro i 613 miliardi della Confederazione elvetica. La crescita di ricchezza secondo la società di consulenza McKinsey sta accelerando la robotizzazione della società africana e presto Kenya, Marocco, Egitto, Nigeria e Sud Africa potrebbero rinunciare al 50% circa dei lavori svolti finora da operai e impiegati a favore dell’automazione.

Per investire online sull’economia del continente africano sul mercato italiano sono disponibili dei fondi azionari specializzati su questi mercati (categoria Morningstar: Azionari Africa). Ecco quali sono i migliori per rendimento da gennaio 2017:

  • Charlemagne Magna Africa Fund R Acc (EUR) rende il 7,3% da gennaio ad aprile 2017 (+1,51% a tre anni). Il patrimonio è investito prevalentemente in titoli azionari quotati su borse riconosciute ed emessi da società operanti in Africa. Le società di solito hanno sede in Africa, ma alcune possono avere sede altrove, se svolgono la maggior parte dell’attività nella regione. Il fondo è gestito da Stefan Herz che punta su Finanza (25%) e Beni di consumo (14%) come primi settori in portafoglio che è investito all’82% in Africa.
    Charlemagne Magna Africa Fund R Acc (EUR) rende il 7,3% da gennaio ad aprile 2017 (+1,51% a tre anni). Fonte: Morningstar.

     

  • Jpm Africa Equity Fund D (acc) – Usd rende il 2,07% da gennaio ad aprile 2017 (-2,65% a tre anni).  Il comparto è denominato in dollari, quindi incorpora un rischio di cambio, e mira ad offrire la crescita del capitale nel lungo periodo investendo principalmente in un portafoglio di società africane. Gestito da Oleg Biryulyov ha il 91% del portafoglio investito in Africa con la finanza come primo settore assoluto (30%).
     Jpm Africa Equity Fund D (acc) - Usd rende il 2,07% da gennaio ad aprile 2017 (-2,65% a tre anni).

    Jpm Africa Equity Fund D (acc) – Usd rende il 2,07% da gennaio ad aprile 2017 (-2,65% a tre anni). Fonte: Morningstar.

     

  • Templeton Africa Fund Classe A (acc) Usd rende l’1,38% da gennaio ad aprile 2017 (-6,70% a tre anni). Il fondo supervisionato da Mark Mobius investe prevalentemente in Egitto, Kenya, Mauritius, Nigeria, Sudafrica, gli stati membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (UEMOA) e Zimbabwe. Il comparto è investito al 92% in Africa e la finanza è il primo settore (31%) seguito dai beni di consumo (31%).

    Templeton Africa Fund Classe A (acc) Usd rende l'1,38% da gennaio ad aprile 2017 (-6,70% a tre anni). Fonte: Morningstar.
    Templeton Africa Fund Classe A (acc) Usd rende l’1,38% da gennaio ad aprile 2017 (-6,70% a tre anni). Fonte: Morningstar.

 

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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