Mi ritrovo spesso con amici a chiacchierare di argomenti legati all’origine del mondo finanziario, ed uno dei giochi più divertenti che facciamo, è sondare la conoscenza dei termini relativi ai soldi, anche nelle forme dialettali più diffuse. Spesso assisto a scene mute oppure ricevo delle risposte tra fantasia e realtà. Per questo motivo ma anche per divertirci insieme, proverò a fare un po’ di luce su alcuni di questi temi. Capiremo perché si dice Denaro, Quattrini ma anche Testone, Piotta o come dicono in Veneto, Schei, o in Liguria Palanche.

Prima di addentrarci nell’etimologia di queste parole di cui ignoriamo il significato, concedetemi una piccola digressione sull’importanza che la storia dell’Antica Roma e di quella successiva, tra la caduta dell’Impero fino al famigerato anno 1000, hanno rappresentato per il mondo dei soldi e per tutto ciò che gli ruota intorno.

Per svariati secoli, l’oro essendo molto raro, era utilizzato in poche monete ad appanaggio di una ristrettissima elite di nobili e sacerdoti, mentre l’argento e altri metalli meno preziosi erano molto più diffusi. Per diversi secoli nel medioevo, l’oro sparì quasi del tutto dalla circolazione e non fu più utilizzato per farne monete. Proprio per questo, gran parte delle parole associate ai soldi sono indissolubilmente legate al metallo color della luna.

Guardando infatti a come si chiamano i soldi in molte lingue, il legame con l’argento è evidentissimo. Il termine Lira ad esempio deriva da libbra, dal latino libra, l’unità di peso delle barre di argento usata per le coniazioni, diventata anche unità di moneta. Questo termine era in uso in fin dal VII secolo ed all’inizio non era una moneta reale, ma un’unità di conto, con valori diversi a seconda dei Paesi e delle epoche. Nel Medioevo però quasi tutta l’Europa utilizzerà quale punto di riferimento la libbra Carolingia, imposta da Carlo Magno nel IX secolo d.C.

Proprio per questo legame con l’argento in Francia si dice Argent e in Spagna Plata per indicare il denaro, che a sua volta deriva dal Denario dell’antica Roma, la moneta d’argento per eccellenza. E sempre da una moneta in argento coniata da alcuni stati nella prima metà del 1400 deriva un temine molto in uso soprattutto nel centro Italia. Su questa moneta era impressa la testa del principe che, rispetto alle altre coniazioni, appariva molto più grande, da cui il nome Testone. La sua grande diffusione si ebbe nello Stato Pontificio ed il suo nome alludeva al busto del Papa che compariva sulle prime emissioni.

Venne mantenuto, anche in epoche successive, nelle quali però la testa fu rimpiazzata dallo stemma familiare del pontefice. Testone, Scudo, Franco sono tutte monete argentee realmente esistite da cui ancor oggi prendiamo spunto quando parliamo di soldi. Mentre da un altro metallo meno nobile, il rame, deriva invece un termine molto utilizzato, la cui origine però, è ai più oscura. Nonostante il nome fosse chiaramente collegato al numero quattro riferendosi alla quarta parte dello zecchino aureo questo pezzo pesava sessantanove grammi, ma convertirlo in Testoni era scomodo, perché si sarebbe dovuto frazionarlo nei suoi decimali.

Per ovviare a questo inconveniente divenne la quinta parte di un Baiocco, e pertanto rappresentò la moneta più piccola, in rame dei suoi tempi. Ed è proprio per questo che il termine Quattrino divenne sinonimo di monetina, di spicciolo, e infine genericamente usato per indicare il denaro. Più divertente, perché legata all’incapacità di pronunciare la lingua di un invasore, è la storia del temine dialettale usato tuttora nel nord est ed in buona parte della Lombardia.

Ai tempi del Regno Lombardo Veneto, sotto l’egemonia dell’Impero Austro Ungarico, erano in circolazione alcune monete su cui era impressa la scritta Scheid. Munz. abbreviazione in tedesco di Scheidemünze cioè moneta divisionale. Questa veniva pronunciata in maniera dialettale come Schei, leggendo in italiano la parola che in tedesco si sarebbe dovuta pronunciare Sciaid Munz, da cui poi derivò anche il singolare scheo, o sgheo e sghello, ad indicare la singola moneta. Come tutti i romani sanno bene invece, la cara vecchia moneta da 100 Lire, quella con l’effige di Minerva, si chiamava Piotta, così come poi la banconota da 100.000 Lire.

Il termine Piotta ha assunto nel tempo altri significati, comunque sempre legati al numero 100, spesso utilizzato dal tipico gradasso locale per vantare le sue doti nei più svariati campi. Il termine deriverebbe invece da Pio, ovvero dal Pontefice Pio IX che per primo coniò a Roma una moneta da 100 Lire in oro da ben 32,25 grammi. La moneta si sarebbe chiamata per l’appunto Piotta derivante dal nome del pontefice ma in una forma vezzeggiativa. Concludiamo questo seppur parziale viaggio tra le forme dialettali legate al denaro, tornando nella regione che ha dato vita alla prima banca della storia, ossia la Liguria.

Chi come me ha origini in quelle zone sa perfettamente che per parlare di soldi si dice Palanche. La Palanca era una moneta di poco valore in uso in alcune regioni d’Italia, tra cui proprio la Repubblica di Genova, che molto probabilmente traeva il suo nome dai panetti di rame da cui si coniava. In antico Portoghese e Spagnolo per chiamare queste barre di metallo di diceva appunto Palancos o Palancas. Comunque li si chiami ed in qualunque modo la si voglia mettere, come diceva il ritornello di una vecchia canzone, i soldi non danno la felicità, ma immaginate come può stare chi non ce li ha!

Note

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Autore

Alex Ricchebuono

Alex Ricchebuono

Competenze:
Alex ha oltre 24 anni di esperienza nel settore dell’Asset Management ed ha ricoperto ruoli di responsabilità per lo sviluppo commerciale a livello europeo in società di primaria importanza tra le quali: Credit Suisse, Janus Capital, American Express e Bnp Paribas.

Esperienza:
È stato tra i soci fondatori dell’Associazione Italiana del Private Banking e membro del primo consiglio di amministrazione. Vive e lavora tra Milano e Londra ed è Partner di New End Associates, piattaforma Inglese per la distribuzione di alcuni dei più importanti gestori alternativi internazionali (Apollo, Bain Capital, Brookfield e altri). Scrive libri e articoli sulla storia della finanza, è un appassionato di storia economica ed evoluzione della Moneta e si occupa di divulgazione finanziaria. Ha realizzato una serie di video pillole per Il Sole 24 Ore dal titolo “I soldi Raccontano”. Ha inoltre condotto per la Radio Televisione Italiana il documentario in 4 puntate Money Art andato in onda su RAI 5. Insegna Storia ed Evoluzione della moneta all’Università del Piemonte Orientale presso il Dipartimento CLEA. Ha inoltre ricoperto il ruolo di Presidente del Comitato Promotore delle Coniazioni Ufficiali di EXPO 2015.

Formazione:
Laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Torino.

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1 Commento

  1. Lucio
    14 Luglio 2016 a 10:19 — Rispondi

    Articolo interessante.
    Posso aggiungere che nel mio dialetto (pugliese) soldi si dice T’rrois, a Bari T’rnis in salento Turnisi.
    Queste parole sembra derivino dalla moneta francese medievale “Livre tournois” (nel medioevo eravamo colonia angioina). Facile storpiare il nome di tournois. Un po’ come hanno fatto i veneti.

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