Le multinazionali si trovano oggi a un punto di svolta. In un contesto globale segnato da crescente frammentazione geopolitica, i leader aziendali fanno sempre più fatica a orientarsi. La globalizzazione lineare, che per decenni ha favorito l’espansione internazionale, è in crisi. Tariffe, sanzioni, barriere normative e tensioni tra grandi potenze obbligano le imprese a rivedere profondamente i propri modelli operativi. Per gli investitori in fondi comuni, comprendere queste trasformazioni è fondamentale per valutare il reale potenziale di crescita e resilienza delle aziende globali. Cosa dice l’analisi McKinsey sui 10 fattori geopolitici che influenzano l’economia globale.

I dieci fattori geopolitici che influenzano il business globale

La nuova era geopolitica si articola lungo dieci direttrici principali, ciascuna con impatti rilevanti sulle strategie delle multinazionali:

  1. Commercio internazionale. Il sistema multilaterale regolato dall’OMC è sempre più sostituito da accordi regionali, con una crescita del 30% degli accordi bilaterali dal 2017. Le catene di fornitura si accorciano e si regionalizzano.
  2. Tariffe doganali. Gli Stati Uniti hanno alzato le tariffe medie sugli import dal 3% al 13,5% in pochi anni, con scenari futuri che potrebbero portarle vicino al 27%. Le guerre commerciali tornano protagoniste.
  3. Politiche industriali. Sussidi e incentivi fiscali si moltiplicano. L’UE, gli USA e la Cina stanno spingendo la manifattura domestica, con focus su settori strategici come semiconduttori e difesa.
  4. Regolamentazione ambientale, del lavoro e dell’immigrazione. Le differenze tra Paesi diventano marcate, incidendo su costi operativi e accesso al capitale umano.
  5. Controlli su export, import e capitali. Crescono le restrizioni su beni ad alta tecnologia, minerali critici e investimenti esteri, soprattutto per motivi di sicurezza nazionale.
  6. Restrizioni agli investimenti esteri. Inasprimenti normativi da parte di USA, UE e Cina limitano le acquisizioni transfrontaliere. Il flusso di investimenti diretti in Cina, ad esempio, è crollato del 90% in due anni.
  7. Sanzioni internazionali. L’uso delle sanzioni è esploso. Gli USA hanno oggi oltre 17.000 entità e individui nella loro lista nera, con impatti diretti sulla libertà operativa delle aziende.
  8. Controlli su tecnologia, dati e cyber. Data localization e cybersecurity sono ora pilastri delle strategie nazionali. Oltre 100 misure di localizzazione dei dati sono in vigore in 40 Paesi.
  9. Conflitti armati. Il numero di conflitti nel mondo ha raggiunto il livello più alto dal 1945. Oltre ai danni umani, si registrano gravi interruzioni nelle catene globali di fornitura.
  10. Alleanze di sicurezza multilaterali. Accordi come AUKUS (tra USA, Regno Unito e Australia) o progetti NATO di cloud condiviso offrono opportunità selettive per alcune industrie.

L’evoluzione delle multinazionali: le conseguenze per chi investe

Per gli investitori in fondi comuni, questi cambiamenti aprono scenari complessi ma anche opportunità. Le multinazionali non scompaiono, ma evolvono. Il loro successo dipenderà dalla capacità di:

  • Valutare l’esposizione geopolitica. Le aziende con una forte concentrazione in aree ad alta “distanza geopolitica” (misurata in base alla divergenza politica e al rischio di tensioni) sono più vulnerabili a shock operativi e normativi.
  • Riadattare le strutture organizzative. Alcune imprese stanno decentralizzando, creando entità legali autonome in mercati chiave, come ha fatto HSBC, per gestire meglio i rischi e cogliere le opportunità locali.
  • Rivedere le catene del valore. Delocalizzazione, nearshoring e diversificazione dei fornitori diventano strategie fondamentali. Le aziende più resilienti stanno costruendo supply chain ridondanti e meno dipendenti da singole geografie.
  • Investire in capacità interne. La gestione del rischio geopolitico richiede competenze nuove: dall’analisi delle sanzioni alla compliance multilivello, fino all’agilità culturale e operativa.

IDEE DI INVESTIMENTO

Per chi investe in fondi comuni focalizzati su imprese globali, è essenziale valutare non solo il potenziale di crescita di un’azienda, ma anche la sua resilienza geopolitica. Le società che sapranno adattarsi ai nuovi equilibri internazionali potranno rafforzare il proprio vantaggio competitivo in un mondo meno integrato ma ancora ricco di opportunità.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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