C’è un settore industriale che sembrava destinato alla maturità e che, invece, grazie all’Internet delle cose (IOT) è rifiorito e mantiene enormi potenzialità per chi investe con un’ottica di lungo periodo. Si tratta della mobilità che sta vivendo e ha vissuto negli ultimi 10 anni una vera e propria rivoluzione industriale soprattutto tecnologica che, secondo i calcoli di Morgan Stanley ha un valore di mercato stimato in 10 trilioni di dollari.

Tanto che i produttori di tecnologia della Silicon Valley da nemici si sono trasformati in amici dei produttori di auto nella corsa che tutti insieme stanno facendo verso l’auto che si guida da sola e che, secondo una ricerca di Boston Consulting group, diventerà un mercato vero non prima del 2025. Nell’attesa di auto robot e città sempre più smart, la mobilità che è nata dall’unione di industria tradizionale e tecnologica ha già cambiato per sempre la maniera di spostarsi e l’utilizzo dei mezzi di trasporto.

La prima rivoluzione che suona già come preistoria si chiama car sharing e ha visto nascere nuove aziende che da start up sono diventate ormai realtà consolidate. È il caso di Uber, nata nel 2010, che in assoluto è la start up più finanziata del mondo dopo l’ingresso del fondo sovrano dell’Arabia Saudita con 3,5 miliardi di dollari. Per Travis Kalanick e Garret Camp, fondatori della società di trasporti nata per spezzare la lobby dei taxi è stata una vittoria economica in vista della quotazione: con il suo investimento il fondo pubblico arabo ha valutato Uber circa 68 miliardi di dollari, ovvero quasi 20 miliardi in più del valore di General Motors, il maggior produttore automobilistico degli Stati Uniti. E forte di questo percorso adesso anche Uber punta sull’automazione e sta studiando un taxi che si guida da solo insieme a Ford e Volvo. L’obiettivo è lanciare il primo robotaxi al mondo, quando ancora non è dato sapere, ma prima che ci arrivi e la concorrente Lyft, che prevede entro il 2025 solo taxi a guida autonoma.

Il successo di Uber è solo un esempio della cosiddetta sharing mobility che ha ormai cambiato il modo di spostarsi delle persone. La ragione è semplice già oggi si fa quasi tutto con uno smartphone ed entro il 2020  sarà ancora di più così secondo i calcoli di Boston Consulting che ipotizza come nel mondo, entro 4 anni, sette persone su dieci saranno connesse con smartphone o tablet ed entro il 2050 quasi il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città. Un esercito di pendolari digitali che sono il bacino si utenti della sharing mobility: auto, biciclette, bus, treni, fino alla ricerca del parcheggio, tutto può diventare condivisione hi-tech nella nuova mobilità che nasce da un’integrazione completa tra auto condivisa e mezzi pubblici.

Il mercato sta andando verso questa direzione per gli analisti di Frost&Sullivan secondo i quali il car sharing evolverà per includere altri servizi come i peer-to-peer e le auto aziendali fino a vere e proprie acquisizioni di partecipazioni nelle società di trasporto pubblico in modo da rendere le piattaforme più efficienti. Cosa significa? In futuro non troppo lontano i servizi offerti da DriveNow e ReachNow di Bmw, Car2Go di Daimler, per esempio, potrebbero decidere di acquisire quote di partecipazione nei servizi di mobilità pubblici.

Sharing mobility: via alle fusioni privato-pubblico

Del resto, il trasporto pubblico, soprattutto nelle città con più di 300 mila abitanti, fa notare Boston Consulting, ha puntato subito sulla rivoluzione tecnologica per mettere a disposizione dei cittadini la possibilità di abbonarsi e acquistare ticket online, avere informazioni utili su orari e corse. Il primo collegamento già esistente tra car e bike sharing e trasporto pubblico sono le App nate proprio per facilitare il collegamento tra le tante anime della sharing mobility. La difficoltà maggiore è scegliere quella giusta tra le centinaia di proposte, che abbia una copertura almeno nazionale.

Tra le eccellenze c’è Moovit, che è stata l’App ufficiale dei giochi olimpici di Rio de Janeiro, che mette a disposizione i percorsi di autobus, metro e tram di 800 città (40 in Italia) in 60 paesi diversi: è aggiornata continuamente ed è possibile consultare la mappa della metropolitana anche offline, mentre offre un servizio di interattività per consultare il bus più vicino e i tempi di attesa. E non solo: attraverso il Facebook Messenger si possono fare domande sui percorsi più adatti in modo da pianificare meglio il viaggio. Per programmare itinerari complessi anche tra Paesi diversi c’è Wanderio che consente di prenotare tutti gli spostamenti dal proprio device confrontando tutti gli itinerari consultando un database a cui hanno aderito mille compagnie aeree in 700 aeroporti, 300 compagnie ferroviarie in 2mila stazioni con oltre 500 destinazioni in Europa.

La sharing mobility è solo uno degli aspetti della nuova mobilità, il secondo non meno importante è la sostenibilità che va di pari passo con la difesa del clima. L’altra faccia della medaglia è l’auto elettrica che non confligge con la sharing, anzi può essere un tassello in più. Anche qui ha fatto da apripista Uber che ha stretto un accordo con Nissan per avere una flotta di venti auto elettriche Leaf come parte di un test da fare a Londra dove per la prima volta veicoli completamente elettrici sono disponibili attraverso l’app Uber. Il test è condotto in collaborazione con l’Energy Savings Trust (EST) e ha l’obiettivo di capire la fattibilità della gestione del noleggio di un gran numero di vetture elettriche private nel Regno Unito.

Dietro alla mobilità sostenibile non c’è solo il business. Secondo una stima dell’Agenzia Europea per l’ambiente, in uno scenario ottimistico, l’auto elettrica avrà una penetrazione dell’80% entro il 2050, mentre in uno scenario intermedio, le auto elettriche al 2050 rappresenteranno la metà del parco auto in circolazione. Per ora, l’unico Paese del Vecchio continente che dà soddisfazione all’Agenzia Europea per l’ambiente è la Norvegia. Il Paese di Re Harald è il maggior produttore europeo di petrolio, ma ha deciso di introdurre sul suolo patrio una mobilità eco sostenibile. L’obiettivo è di arrivare, entro il 2025, ad avere l’intero parco macchine a impatto zero, consentendo in maniera graduale l’immatricolazione solo di auto e camion nuovi, autobus e minibus elettrici e spingendo verso modelli a emissione zero.

IDEE DI INVESTIMENTO

La mobilità del futuro passa per un complicato intreccio che vede in campo aziende tecnologiche, con i produttori di chip in testa, case automobilistiche, e la politica con le nuove regole su cui i governi dovranno legiferare per promuovere forme di mobilità sempre più sostenibili. Il futuro della mobilità è già presente nel settore automotive. Lo dimostra il report degli analisti di Morningstar dal  titolo Analog Chip Demand Still Cruising Along in Autos, but Valuations Are in Overdrive – Margins of safety have shrunk for several wide-moat chipmakers. Nel report datato novembre 2016 gli analisti americani indicano che il mercato automobilistico è promettente per la crescita legata alla tecnologia (microcontrollori e produttori di chip).

Ma non solo. Nel report Electric Vehicle – Charged Up: Adoption Will Take Off as Electric Vehicles Reach Cost si evince come il fattore auto elettriche sia ancora sottovolutato dai gestori perché finora le vendite dei veicoli elettrici valgono meno dell’1% delle vendite automotive a livello mondiale. Questo dato però, secondo Morningstar è destinato a crescere fino al 3% entro il 2020 e fino al 5% entro il 2025. Tra i mercati più promettenti ci sono Europa e Asia.

Per puntare sulla convergenza tra tecnologia e automotive una buona possibilità è puntare su un fondo azionario Europa selezionando quelli che hanno dato un peso maggiore al comparto automotive.

I fondi azionari europa che puntano sull'automotive

ProdottiEsposizione azionaria netta automotive
Fonditalia Euro Cyclicals19,58%
Fidelity European Value Y-Acc-Euro10,99%
MainFirst Classic Stock Fund A10,52%
Consultinvest Azione C9,78%
Natixis Euro Value Equity R/A EUR9,42%
MainFirst Top European Ideas A9,08%
R Conviction Euro C EUR8,63%
Symphonia Azionario Euro8,58%
Objectif Investissement Respons C7,93%
Carthesio Analytica Equity € E7,73%
AcomeA Europa A17,61%
Lazard Objectif Alpha Euro A A/I7,52%
R Conviction Europe C EUR7,08%
Oddo Génération CR-EUR6,64%
Pioneer Fds Euroland Equity E EUR ND6,43%
Nella tabella, i fondi azionari che investono sui mercati europei che hanno dato un peso consistente al settore automotive in portafoglio. Fonte: Morningstar Direct. Dati aggiornati al 31 ottobre 2016.

Note
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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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