Scontato e atteso dal mercato è arrivato puntuale l’annuncio di Mario Draghi: la Bce ha deciso di rafforzare il Quantitative easing (Qe). Gli acquisti di titoli di Stato, previsti inizialmente fino a settembre 2016, andranno avanti fino a marzo 2017 o comunque finché necessario, ha precisato Draghi. Una decisione che è stata possibile grazie all’inflazione dell’Eurozona che resta anemica.
E questa è solo la prima mossa di dicembre sul fronte dei tassi. Janet Yellen, presidente della Banca centrale americana (Fed) è pronta ad alzare i tassi entro Natale (leggi qui l’analisi di Online Sim sui fondi che vincono e perdono con il rialzo dei tassi Usa). Cosa significa? Dietro l’angolo c’è una svalutazione significativa dell’euro che potrebbe stimolare i prezzi e sostenere l’export europeo.
Ma c’è di più. Dopo anni in cui le banche centrali camminavano a braccetto, ora hanno preso strade dicotomiche. Per la Fed sarebbe il primo rialzo dal 2006 e il divorzio simbolico dalla Bce ha il sapore di una manovra concertata per passarsi il testimone del denaro allo zero per cento di fronte a mercati globali assuefatti e con la stretta Usa che mette a rischio gli emergenti, a partire dalla Cina.
La fatica di Draghi adesso è convincere i mercati che l’Eurozona non finirà come il Giappone. Le Borse lo sostengono, ma se si guarda ai numeri finora il Qe non ha dato la spinta che doveva. Per la Bce si pone un problema di credibilità di fronte ai mercati, che ormai prezzano un’inflazione ben inferiore al 2% a fine 2017 (leggi qui l’analisi di mercato di Online Sim).
IDEE DI IVESTIMENTO
La strada imboccata da Draghi porta gli investitori per mano nell’era dei tassi zero, di obbligazioni senza rendimento che portano con se la fatica di trovare prodotti con cedola che diano rendimento. “Proprio come nel caso del crollo delle leggi naturali in un buco nero (almeno per come le abbiamo intese finora), riteniamo che anche gli investitori nell’universo del fixed income si trovino a vivere in un mondo nuovo nello scenario globale” ha detto Salman Ahmed, Global Strategist di Lombard Odier Investment Managers. “Innanzitutto, le banche centrali sono diventate gli attori dominanti dei titoli governativi e dunque, per estensione, dell’intero spettro di asset rischiosi. Dal nostro punto di vista, è probabile che restino tali.”
Cosa fare adesso? Secondo un’analisi di Aymeric Forest, Head of Multi-Asset Investments – Europe di Schroders le Banche centrali e i tassi reali rimarranno dei fattori chiave nel 2016. “Il primo rialzo dei tassi da parte della Fed nei prossimi mesi non sarà probabilmente seguito da un ciclo aggressivo di stretta monetaria, a causa della debole crescita cinese e dell’impatto che un apprezzamento del dollaro avrà sulle esportazioni statunitensi” ha detto il gestore. “I titoli di stato, verosimilmente, non andranno fuori controllo, ma probabilmente non offriranno ritorni attraenti. Ciò potrebbe essere di beneficio per le strategie income a gestione attiva”.
Nella tabella di Morningstar i migliori fondi che adottano una strategia attiva e danno una cedola ricorrente.
I migliori fondi bilanciati income
Prodotto | YTD | 1y |
---|---|---|
UBI Pramerica Multiasset Italia | 10,66% | 9,63% |
Amundi Orizzonte 2020 PM Imprese | 8,56% | 10,95% |
Gestielle Cedola Euroitalia | 6,96% | 5,57% |
Epsilon Allocazione Tattica Set 2019 | 6,94% | 6,23% |
Anima Cedola Alto Potenziale 2021 II | 6,55% | 5,82% |
Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
Nessun commento