Le ha provate tutte Jack Dorsey nell’ultimo anno per risollevare le sorti di Twitter. Ha cambiato collaboratori, strategia e ha accarezzato perfino l’ipotesi di snaturare i 140 caratteri, marchio di fabbrica dell’uccellino. Ma non è riuscito a risollevare le sorti della società che non ha mai portato ricavi nella sua storia, e negli ultimi 12 mesi ha perso il 35% in Borsa. A Dorsey non restava che vendere. Ma i potenziali compratori appena mettono le mani nel dossier scappano.

Si sono sfilati Google, Apple e Facebook, mentre Disney, dato più volte come acquirente certo, tentenna e pare più interessata a Netflix, anche se si continua a parlare di un possibile acquisto congiunto tra la società di Topolino e Salesforce, l’azienda con base a San Francisco specializzata in sistemi di cloud computing che fa la maggior parte dei ricavi con i sistemi di Crm, che vede nell’acquisto di Twitter la possibilità di mettere le mani su un database infinto. Per la società di San Francisco guidata da Marc Benioff, si tratterebbe anche di una rivincita dopo la mancata acquisizione di LinkedIn. Gli offerenti, però, sono troppo preoccupati della scarsa crescita degli utenti e del sistema di stock options importante per i dipendenti.

Ma non solo. La cifra da sborsare, circa 20 miliardi di dollari, rappresenta più di un terzo della capitalizzazione, per esempio, di Salesforce, mentre non sarebbero un problema per Walt Disney, che vale quasi 150 miliardi di dollari. A quanto pare, però, non si tratta di una questione di soldi, ma di strategia. La prova è che, secondo quanto ha riportato il Wall Street Journal, Alphabet, Google, Salesforce e Walt Disney, dopo aver consultato le banche hanno messo in stand by l’offerta di acquisto e a nulla, finora, sono valsi gli incontri che Goldman Sachs Group e Allen & Co. scelti come consulenti per la vendita. Tanto che, secondo quanto riporta Bloomberg, Dorsey sta ipotizzando la vendita di attività non centrali per la propria attività, e sta già pensando a un nuovo cambio di strategia per attirare gli utenti se non si trova un acquirente.

In che modo? Enfatizzare al massimo la funzione video dal vivo. Per questo sono in cantiere una serie di partnership per lo sport, la politica e i contenuti di intrattenimento. Un esempio è il possibile accordo con la National Football League per le partite notturne del giovedì in modo da poter trasmettere immagini al fianco dei tweet, dando un nuovo modo di utilizzare il servizio e permettendo all’azienda di condividere le entrate sugli annunci video. In ogni caso, il tempo stringe per Dorsey che deve dare risposte convincenti agli azionisti il 27 ottobre 2016 quando sono attesi i conti trimestrali del microblogging, che rischiano di certificare ancora di più la crisi.

Social media: il 71% del pubblico di Snapchat è under 30

Nell’attesa della trimestrale, Wall Street ha già abbandonato Twitter al suo destino ed è pronta ad accogliere un nuovo social media: Snapchat, fondato da Evan Spiegel che da sempre sogna la Borsa. Il momento di quotarsi è arrivato per il social network più amato dagli under 30 per la caratteristica di poter inviare messaggi che si cancellano automaticamente poco dopo l’invio. Secondo l’analisi di ComScore, infatti, Il 70% degli utenti di Snapchat ha dai 18 ai 24 anni (erano il 29% nel 2013); il 41% da 25 a 34 anni (erano il 6% nel 2013) e il 14% ha oltre 45 anni (erano il 3% nel 2013). Ed è proprio questa fascia di pubblico che è molto ambita dalle aziende che trovano qui il posto migliore per commercializzare i prodotti.

L’obiettivo è debuttare a New York entro il primo trimestre 2017 ad un valore di quasi 18 miliardi di dollari. Secondo i calcoli di Bloomberg, il valore assegnato a Snapchat verso la quotazione è superiore a quello dato a Twitter e Weibo, il principale social network in lingua cinese, ma inferiore a LinkedIn e tutto sommato congruo. La ragione? La crescita di utenti e ricavi è esponenziale. Sul network del fantasmino gravitano almeno 150 milioni di utenti al giorno – in media ogni utente trascorre sull’applicazione 10 minuti al giorno contro i 6,5 minuti di Instagram   e le entrate attese a fine 2016 sono di circa 300 milioni di dollari. I ricavi arrivano per il 71% dai video, che valgono oggi 246 milioni di dollari mentre il 29% (pari a 109 milioni di dollari) delle entrate arriva da operazioni di marketing di geotagging con i brand, secondo i calcoli di eMarketer. Entro il 2018 i ricavi della società dovrebbero raggiungere 1,7 miliardi di dollari.

IDEE DI INVESTIMENTO

Il segmento dei social media è uno dei più vivaci all’interno del comparto tecnologico proprio perché da tempo è cominciato un processo di fusioni e acquisizioni. Ha cominciato Microsoft che ha soffiato Linkedin a Saleforce e da mesi Twitter è al centro dell’attenzione prima per un interesse di Yahoo! e adesso per una vendita che suona tanto come un salvataggio. Per Goldman Sachs nel mirino potrebbe finire presto anche Tripadvisor, il social della condivisione dei consigli di viaggio, che da tempo è nel mirino di Priceline. Secondo uno studio di Dealogic data nel corso del 2016 sono state annunciate operazioni nel settore tecnologico per 260 miliardi di dollari, contro un totale di 1.450 miliardi del mercato fusioni e acquisizioni (M&A) globale. Per il comparto tecnologico il 2016 è il periodo più prolifico dal 2000.

Per inseguire il trend la migliore scelta è un fondo azionario specializzato in tecnologia, ecco i migliori a tre anni:

  • Threadneedle (Lux) Global Technology AU rende il 24,35% a tre anni (+10,64% da gennaio a ottobre 2016). Il fondo gestito da Paul Wick è di fatto un azionario globale che investe almeno due terzi del proprio patrimonio in azioni di società con attività in tecnologia e in società legate alla tecnologia in tutto il mondo. Il 93% del portafoglio è concentrato in America. Tra i titoli più pesanti figura Apple.
    Threadneedle (Lux) Global Technology AU rende il a tre anni. Fonte: Morningstar.
    Threadneedle (Lux) Global Technology AU rende il 24,3% a tre anni. Fonte: Morningstar.

     

  • Fidelity Global Technology Fund Classe E (acc) rende il 23,82% a tre anni (+13,20% da gennaio a ottobre 2016). Il comparto è gestito da HyunHo Sohn che investe su aziende che hanno sviluppato o svilupperanno prodotti, processi produttivi o servizi direttamente o indirettamente legati all’evoluzione della tecnologia. L’America vale il 71% del portafoglio. Tra i titoli più pesanti ci sono Apple e Alphabet.
    Fidelity Global Technology Fund Classe E (acc) rende il a tre anni. Fonte: Morningstar.
    Fidelity Global Technology Fund Classe E (acc) rende il 23,8% a tre anni. Fonte: Morningstar.

     

  • Raiffeisen Azionario Tecnologia (r) rende il 22,48% a tre anni (+8,02% da gennaio a ottobre 2016). Si tratta di un azionario globale a vocazione globale con un orizzonte temporale consigliato di 10 anni. L’America vale l’83% del portafoglio e Facebook è tra i titoli più pesanti insieme con Apple e Alphabet.
Raiffeisen Azionario Tecnologia (r) rende il Fonte: Morningstar.
Raiffeisen Azionario Tecnologia (r) rende il 22,48% a tre anni. Fonte: Morningstar.

 

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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