I venti di guerra rappresentano un mix complesso per gli investitori: una possibile riaccensione del conflitto tra Israele e Iran, sullo sfondo di negoziati nucleari tra Washington e Teheran, e una nuova offensiva diplomatica dell’Ucraina verso l’Unione Europea per isolare Mosca.
In questo contesto, le borse globali oscillano tra tensioni geopolitiche, segnali macroeconomici contrastanti e una crescente incertezza politica. Per chi investe e vuole gestire il proprio portafoglio in un contesto instabile, è essenziale comprendere gli effetti di questi eventi sui mercati e adottare una strategia consapevole.
Geopolitica in primo piano: Israele, Iran e l’ombra di un attacco
Secondo un rapporto della CNN, l’intelligence statunitense ritiene che Israele si stia preparando a un possibile attacco contro gli impianti nucleari iraniani. Questo scenario ha acceso immediatamente i riflettori sul prezzo del petrolio, che ha registrato un incremento dello 0,5%, con il West Texas Intermediate salito sopra i 61 dollari al barile.
I mercati petroliferi sono particolarmente sensibili agli eventi in Medio Oriente, anche in virtù della delicata situazione nei negoziati tra Stati Uniti e Iran. L’ultimo round di colloqui a Roma ha portato a progressi, ma non ancora a una conclusione. L’incertezza domina, soprattutto perché un eventuale fallimento potrebbe portare a nuove sanzioni, con impatti diretti sull’offerta globale di greggio da parte dei paesi OPEC.
Petrolio sotto pressione: tra scommesse rialziste e eccesso di offerta
Anche il prezzo del petrolio è influenzato dai venti di guerra e dalle tensioni geopolitiche. Infatti, nonostante il recente rimbalzo, il greggio ha perso circa il 14% da inizio anno, raggiungendo a fine aprile i livelli minimi dal 2021. Le cause? Un mix di aumento delle scorte statunitensi, allentamento delle restrizioni OPEC+ e rallentamento della domanda globale. Intanto, i fondi speculativi hanno aumentato le loro scommesse rialziste sul Brent, spinti dalla prospettiva che i flussi da alcuni paesi membri dell’OPEC possano essere ridotti in caso di nuove sanzioni sull’Iran.
L’attesa ora è per l’incontro virtuale del 1 giugno tra i principali produttori OPEC, che dovranno decidere i livelli di fornitura per luglio. Secondo un sondaggio Bloomberg, la maggior parte degli analisti prevede un nuovo taglio o comunque una riduzione dell’offerta.
Sanzioni e diplomazia: l’Europa tra Ucraina e Russia
In parallelo, l’Ucraina si prepara a chiedere all’Unione Europea un inasprimento delle misure contro Mosca: sequestri di beni russi, sanzioni secondarie su chi acquista petrolio russo (tra cui India e Cina) e una maggiore autonomia nelle decisioni sulle sanzioni, senza il vincolo dell’unanimità.
Il Libro bianco che Kiev presenterà nei prossimi giorni suggerisce un cambio di passo. Tuttavia, mentre UE e Regno Unito sembrano intenzionati a proseguire sulla linea dura, gli Stati Uniti di Donald Trump si sono sfilati: il presidente ha scelto di non imporre nuove sanzioni, preferendo “dare tempo ai colloqui”. Questa ambiguità alimenta l’incertezza politica globale e contribuisce a un contesto poco favorevole alla stabilità dei mercati.
Mercati in altalena: come reagiscono azioni, obbligazioni e materie prime
L’incertezza geopolitica e i venti di guerra si riflettono direttamente sui mercati:
- Azioni. I listini sono sempre più volatili. I settori dell’energia e della difesa beneficiano delle tensioni, mentre quelli più ciclici ne soffrono.
- Obbligazioni. I rendimenti americani restano sostenuti grazie alla forza dell’economia USA, ma i bond dei mercati emergenti sono sotto pressione per il rischio geopolitico e valutario.
- Materie prime. In lieve rialzo grazie al calo del dollaro, sceso ai minimi dal 2023 dopo le dichiarazioni di Trump sulle tariffe all’UE.
I mercati stanno anche scontando la possibilità che una guerra commerciale possa riaccendersi, dopo che Trump ha annunciato l’intenzione di imporre una tariffa del 50% sull’Unione Europea dal 1 giugno 2025.
Come investire oggi tra instabilità e opportunità
I venti di guerra che soffiano tra Israele e Iran e il nuovo asse di sanzioni tra Ucraina e UE contro la Russia, sommandosi alla politica incerta degli Stati Uniti, rappresentano un mix complesso per gli investitori. Chi investe in fondi comuni deve affrontare questo contesto con consapevolezza e disciplina, orientandosi su scelte diversificate, solide e flessibili. Anche nei momenti di maggiore incertezza, una strategia ben costruita permette di proteggere il capitale e cogliere opportunità nel lungo periodo.
Ecco alcune linee guida:
- Diversificare è essenziale: evitare la concentrazione geografica o settoriale. Meglio optare per fondi con esposizione globale e gestione attiva.
- Valutare fondi azionari difensivi: quelli focalizzati su energia, infrastrutture o aziende ad alta capitalizzazione con dividendi stabili possono offrire resilienza nei momenti di turbolenza.
- Monitorare i fondi obbligazionari globali: preferire gestioni attive che possano ridurre l’esposizione ai paesi più colpiti da tensioni o instabilità.
- Evitare soluzioni eccessivamente speculative: in un contesto come quello attuale, la prudenza è più efficace della corsa al rendimento.
- Restare aggiornati: seguire le evoluzioni geopolitiche, le decisioni dell’OPEC e gli sviluppi dei negoziati commerciali è cruciale per capire dove va il mercato.
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Note
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