Il dollaro ha perso oltre il 10% del suo valore da inizio anno. Da una parte c’è l’indifferenza di Donald Trump per il crollo della valuta, dall’altra la prudenza della FED, che ha rimandato a settembre ogni decisione su eventuali nuove manovre sui tassi e, secondo l’analisi di Aberdeen Investments, potrebbe effettuare un solo taglio, o addirittura nessuno, quest’anno, discostandosi dai due tagli attesi dal consensus degli analisti. Lo scenario è sfavorevole all’investimento in America e la fuga di capitali è già in atto. Cosa significa per chi investe?

Perché la politica di Trump va contro il dollaro

Con il ritorno alla Casa Bianca, Trump ha rilanciato una politica economica espansiva, alimentata da maxi tagli fiscali e da un ritorno al protezionismo commerciale. Queste mosse hanno spinto il debito pubblico USA a nuovi massimi storici, con un impatto diretto sulla credibilità internazionale del dollaro.

L’agenda trumpiana ignora deliberatamente la necessità di una moneta forte: il presidente ha definito in più occasioni un dollaro debole come “utile per l’export americano”. Tuttavia, secondo molti analisti, questa visione rischia di compromettere la leadership valutaria USA. La maggiore spesa pubblica e le tensioni con le banche centrali estere hanno eroso la fiducia degli investitori globali.

Fuga dal dollaro

Secondo il Global Fund Manager Survey di Bank of America di giugno 2025, il 35% dei gestori globali è sottopesato sul dollaro. Non accadeva dal 2006. Il sondaggio, condotto su 190 gestori di fondi che gestiscono oltre 520 miliardi di dollari, segnala una forte rotazione verso Europa e mercati emergenti.

Le motivazioni principali individuate:

  • Preoccupazioni sul debito USA;
  • Instabilità geopolitica;
  • Politiche fiscali espansive non sostenibili.

Questo posizionamento conferma una tendenza strutturale: il dollaro sta perdendo appeal come bene rifugio e strumento di riserva globale.

L’Asia si allontana dal dollaro

Il 2025 ha segnato un punto di svolta nei flussi finanziari globali. Paesi come Cina, India e Singapore stanno riducendo l’esposizione in asset denominati in dollari. Secondo dati Bloomberg, il cosiddetto “Sell America Moment” ha già interessato circa 7.500 miliardi di dollari in riserve valutarie asiatiche.

Questa tendenza non è solo frutto di valutazioni economiche, ma riflette una più ampia esigenza di tutela geopolitica. L’uso del dollaro come strumento di sanzione internazionale (per esempio contro Russia e Iran) ha spinto molte economie emergenti a ricercare alternative più “neutrali”, come l’euro o lo yuan.

Le ricadute sull’equilibrio economico

Dalle banche americane arrivano segnali chiari: diverse controparti estere preferiscono ricevere pagamenti in euro, yuan o valute locali. Questo cambiamento, seppur tecnico, rompe un equilibrio che dura da oltre 80 anni, dai tempi degli accordi di Bretton Woods.

Attualmente il dollaro rappresenta il 58% delle riserve valutarie globali, ma questa quota è in calo. La sua volatilità mette in difficoltà le aziende internazionali che operano negli Stati Uniti. L’euro, nel frattempo, si è distinto per maggiore stabilità, diventando un’alternativa sempre più appetibile.

Le motivazioni di questa svolta sono molteplici:

  • Perdita di centralità degli USA nel commercio globale;
  • Effetti collaterali delle sanzioni internazionali;
  • Ascesa delle valute digitali;
  • Crescente diversificazione delle riserve da parte delle banche centrali.

Conviene investire in America con il dollaro debole?

Sì, ma serve una strategia selettiva. Il dollaro debole può favorire i profitti delle aziende USA che esportano, poiché rende i loro prodotti più competitivi all’estero. I fondi comuni che investono in azioni USA con forte esposizione internazionale possono ancora offrire rendimento.

Tuttavia, il rischio cambio è rilevante: per gli investitori dell’area euro, un dollaro in calo può ridurre il valore degli investimenti non coperti. Per questo, è fondamentale valutare la presenza o meno della copertura valutaria nei fondi selezionati.

Cosa succede agli investimenti se il dollaro continua a scendere?

Gli impatti principali sono:

  • Diminuzione del valore dei fondi in valuta USA se non coperti. La debolezza del dollaro erode il rendimento in euro;
  • Benefici per gli esportatori USA. Margini più alti, buone notizie per fondi azionari settoriali (per esempio, tecnologia, farmaceutica);
  • Rinforzo delle valute emergenti. Potenziale crescita per fondi focalizzati sull’Asia o sull’America Latina;

IDEE DI INVESTIMENTO

Un dollaro debole rappresenta una minaccia e un’opportunità per gli investitori dell’area euro. Chi investe in fondi comuni deve tenere conto del rischio cambio, favorire fondi con copertura valutaria, e valutare alternative più stabili, come Europa, Asia o mercati emergenti. La parola d’ordine è diversificazione e gestione attiva del rischio valutario.

Per adottare la scelta corretta lasciati guidare dai nostri portafogli modello, il servizio più indicato per accompagnarti nelle scelte di investimento in base alle tue esigenze e ai tuoi obiettivi.

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Articolo precedente

Medtech: pro e contro della diffusione dell’IA

Articolo successivo

Questo è l'articolo più recente

Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

Link ai social:

Nessun commento

Lascia un commento


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.