Il mese di febbraio 2022 si è confermato complessivamente negativo sui mercati finanziari. E’ possibile individuare un lieve miglioramento, rispetto a gennaio, per quanto riguarda i prodotti azionari. Quanto è importante la diversificazione.

La view sui principali listini mondiali (in valuta) corona la Malesia, in testa alla classifica a +6,35%, insieme ad altre piazze asiatiche come Indonesia (+3.88%), Cina (+3% grazie allo Shanghai Composite), seguite da Thailandia, Taiwan e Singapore attorno alla parità. Degna di menzione è anche la Norvegia, a +3,65%, unica Borsa Europea in attivo. L’Europa occupa la seconda parte della classifica, intervallata dalle borse USA, tutte in negativo. Fanalino di coda, come facilmente intuibile, è l’indice di Mosca, che cede quasi il 35% (-41% da inizio anno).

Sempre con focus annuale (dati al 28 febbraio) è possibile apprezzare le performance discrete del Brasile, che in valuta allunga di quasi l’8%. La medaglia d’argento va alla Turchia (+4,77%), seguita dai mercati asiatici.

Analisi di mercato: il rublo travolto dalla guerra

Dai mercati valutarie emerge la pesante flessione del rublo, che cede quasi il 38% contro euro (-40% ytd). In generale la moneta unica risulta stabile o in lieve flessione contro le principali valute, ad esempio contro franco svizzero, cedendo l’1.12%.

L’analisi del risparmio gestito azionario vede solo il 15% delle categorie a specializzazione geografica in attivo (a gennaio erano l’11%). Il rendimento medio è negativo di circa tre punti percentuali, con una dispersione dei rendimenti stabile. In testa troviamo L’Australia (+4%) anche grazie all’apprezzamento del dollaro australiano (+2,8%). Compaiono poi alcuni mercati emergenti come Indonesia, Thailandia, America Latina e Africa.

Complessivamente il mercato del risparmio gestito pare muoversi coerentemente con i listini di riferimento corretti per il tasso di cambio. Permette però di apprezzare la sovraperformance delle società value negli USA ed in Asia, delle small cap a stelle e strisce e della società ad elevata capitalizzazione di borsa nel vecchio continente.

Analisi di mercato: corrono le materie prime

Tra le specializzazioni settoriali troviamo i rendimenti record dei metalli e minerali, sia preziosi che industriali, che superano il 13% grazie alla copertura in euro. A patire maggiormente sono invece finanza e fintech.

Per i prodotti obbligazionari invece in quadro è in peggioramento rispetto al periodo precedente, già negativo: meno dell’8% delle categorie sono in attivo ed il rendimento medio scende a -2,2%. Tra i relativamente pochi strumenti in allungo figurano principalmente prodotti con politiche che traggono vantaggio dall’inflazione. L’esposizione al mercato statunitense ed al biglietto verde consente di mitigare le perdite, così come le duration contenute.

Superfluo sottolineare come le tensioni in est Europa stiano influenzando negativamente i mercati mondiali, non immuni al clima di crescente incertezza. In congiunture come questa – di cui la storia riporta molteplici esempi – è importante assicurare il portafoglio con una adeguata diversificazione. E, se necessario, incrementare le posizioni negli attivi che vantano trend strutturali meno esposti alle tensioni.

Un esempio potrebbero essere gli azionari Africa e Medio Oriente, che ad oggi stanno scontando i pesanti ritracciamenti degli altri continenti. Per gli investitori più audaci paiono esserci ancora spazi per intraprendere operazioni definibili speculative, approfittando del rincaro delle materie prime. Ovviamente sempre con una buona diversificazione. I comparti che sfruttano l’inflazione rappresentano inoltre una copertura contro la perdita di potere d’acquisto.

Anche per questo specifico asset è importante la diversificazione geografica, nell’esigenza di sfruttare la svalutazione della moneta che attualmente ha origini diverse. Se negli Stati Uniti l’inflazione è un tema caldo da almeno un anno e mezzo ed è imputabile perlopiù alla domanda ed alle ottime condizioni del mercato del lavoro, in Europa ha una genesi più recente, collegata a doppio filo con i fatti militari. Pertanto, le dinamiche future potrebbero risultare anche sensibilmente diverse.

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Note

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Autore

Monica Zerbinati

Monica Zerbinati

Competenze:
Analista finanziario presso l’Ufficio Studi di FIDA, Finanza Dati Analisi, è specializzata su temi legati al risparmio gestito, attivo e passivo, sul quale cura diversi studi periodici. Le competenze generali riguardano l’analisi di scenario dal punto di vista quali-quantitativo. Cerca di individuare tendenze e semplificare la complessità delle dinamiche di mercati finanziari e reali, combinando analisi macroeconomica, tecnica e fondamentale. Segue inoltre l’evoluzione della normativa in ambito finanziario con particolare focus sulla compliance nell’ambito della consulenza finanziaria. Ha competenze generali su database ed elaborazione dati, produzione di materiale di marketing ed interazioni tecnico-commerciali.

Esperienza:
Al netto di alcune esperienze giovanili in realtà industriali e bancarie, contestuali agli studi, la sua esperienza lavorativa è maturata interamente in FIDA, all’interno della quale – negli anni – ha avuto occasione di collaborare ad ogni genere e tipologia di attività. Data entry, strutturazione banche dati, elaborazioni quantitative, redazione di contenuti editoriali di taglio customizzato e reportistica specifica, supporto nello sviluppo di nuovi tools informatici per operatori della finanza, ma anche assistenza clienti, formazione, organizzazione di campagne informative ed eventi. Gli obiettivi sono molteplici e spaziano dall’integrazione di dati e strumenti informatici a supporto degli operatori della finanza nello svolgere la loro professione, nell’espletamento degli obblighi normativi, ma anche fini filantropici come la diffusione dell’educazione finanziaria.

Formazione:
Ha una laurea magistrale in Finanza Aziendale e Mercati Finanziari conseguita presso la Scuola di Economia e Management di Torino.

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