L’analisi di mercato mostra un trimestre in discesa, con perdite crescenti sia tra gli azionari che gli obbligazionari, che però reggono meglio. In questo autunno ormai avviato, l’impostazione dei mercati finanziari sta via via mutando verso una posizione neutra, con una tendenza al raffreddamento che però trova ancora rassicurazione in volumi sostenuti, assenza di crolli verticali e dati macro più piacevoli delle aspettative. In particolare:
- L’impennata del petrolio. Il periodo è caratterizzato dal recupero del petrolio, stimolato dai conflitti armati, dalle tensioni geopolitiche e dal termine del programma di riduzione delle scorte USA che per oltre un anno ha mitigato i prezzi. Parallelamente, anche il gas naturale sta tentando il recupero, apparentemente tecnico, e dall’inizio dell’anno cede ancora il 35%. Nel complesso sono i metalli ad uso industriale, come zinco ed alluminio, a generare buoni ritorni, mentre quelli preziosi risultano in lieve contrazione, segno che tra gli operatori prevale ancora un sentimento di fiducia nei mercati.
- La zampata dello yuan. Sul Forex non mancano gli elementi interessanti, pur non riportando movimenti eclatanti: si segnala il buon rafforzamento dello yuan cinese (+4%) e del dollaro Usa (+3%) sull’euro, che a sua volta avanza su sterlina inglese e yen. Nell’ultimo trimestre quasi tutte le banche centrali hanno alzato i tassi ufficiali, ma la politica monetaria è risultata maggiormente restrittiva in alcune aree anche e soprattutto per effetto del quantitative tightening, con ovvi riflessi su cambi e cross.
Analisi di mercato: emergenti e large cap allungano
Tra i principali listini azionari in valuta anche nel trimestre torna a primeggiare la Turchia (+45%). Difficile individuare tendenze per continenti: gli indici si distribuiscono infatti in modo indipendente rispetto alla macroarea di riferimento. I gap tra i vari listini si amplia rispetto ai periodi precedenti, ma i rally di inizio anno hanno avuto portata tale da riuscire a reggere le perdite ora diffuse.
Sul piano del risparmio gestito, gli indici calcolati in euro permettono di identificare chiaramente gli elementi di maggiore rilievo per l’investitore italiano ed europeo. Prima tra tutti, la sovraperformance degli emergenti sui Paesi sviluppati, e soprattutto dei frontiers. Bene le large cap globali, mentre a cedere terreno, senza scivoloni drammatici, sono le piccoline del vecchio continente. Con riferimento al 2023 circa tre categorie su quattro si confermano in crescita.
I prodotti con focus settoriale sono tra i maggiormente penalizzati, e questo è un fenomeno relativamente recente. Non emergono grandi novità: coerentemente con la moda dell’anno, troviamo ancora le energie tradizionali e le risorse naturali a generare i migliori ritorni.
Analisi di mercato: luci e ombre sulle obbligazioni
I fondi sui bond, invece, vivono un buon momento, pur con evidenti contraddizioni. Da un lato l’aumento dei tassi ufficiali sta restituendo un ruolo più tradizionale alla quota obbligazionaria di portafoglio, ma parallelamente l’impatto negativo sulle emissioni meno recenti coinvolge masse di titoli impressionanti, originate da oltre un decennio di poliche monetarie accomodanti e favorevoli ai debitori. Ad ogni modo, l’apprezzamento del dollaro è dirimente nell’interpretazione dei ranking, mentre la duration risulta determinante con particolare riferimento alle scadenze oltre i dieci anni dei governativi europei. Il focus su bond high yield regala diverse soddisfazioni.
IDEE DI INVESTIMENTO
Sul lungo termine le incognite non mancano: non solo le guerre, ma anche il diffuso peggioramento dei conti pubblici, finora attutito (o nascosto) dall’inflazione galoppante e che potrebbe esplodere, come storicamente fanno i fanomeni mainstream, al primo reale cenno di debolezza dei dati macro. Ad oggi, però, ammiriamo e godiamo di un raro calmo intiepidimento dei mercati che può fornire l’occasione perfetta per ribilanciare i portafogli.
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