Gli analisti di Goldman Sachs hanno previsto che l’Australia porterà a casa dalle Olimpiadi di Rio solo sette medaglie d’oro, una in meno dell’Italia. Ma quando si parla di economia, la banca d’affari americana è molto più ben disposta verso il Paese che ha messo alle spalle la Brexit senza contraccolpi e ha festeggiato 25 anni consecutivi di crescita, avviandosi a strappare all’Olanda il record di 26 anni senza recessione (periodo 1983-2008). Questa performance fa impallidire le altre maggiori economie avanzate che combattono contro il rallentamento e la disoccupazione. Fortuna e buona gestione hanno consentito all’Australia di evitare anche la crisi del 2008 e continuare a crescere, portando i suoi standard di vita ai livelli più alti del mondo.

L’ultima recessione australiana risale al 1991, l’anno in cui i Wallabies hanno vinto la prima Coppa del Mondo di Rugby e Michael Hutchence e Kylie Minogue si sono lasciati, mentre i Nirvana finivano primi in classifica con Nevermind. Com’è stata possibile una crescita così lunga? Secondo un’analisi del Financial Times che ha stilato la classifica dei Paesi con il maggior numero di trimestri senza recessione, l’elevato tasso di immigrazione e la rapida crescita della popolazione hanno aiutato l’Australia a registrare una performance migliore rispetto alle altre economie occidentali e ad evitare la recessione.

Di consengenza la povertà in Australia è diminuita, il benessere da welfare è stabile e la povertà a lungo termine sta diventando rara, ma il benessere economico generale non è più dinamico come un tempo. Tanto che la ricchezza delle famiglie è rimasta statica dal 2009 in poi, nonostante l’aumento dei prezzi degli immobili, secondo lo studio Melbourne Institute of Applied Economic and Social Research. La ricerca afferma che c’è una rapida crescita del divario di ricchezza tra le generazioni: la ricchezza media per gli over 65 anni è aumentata del 61% dal 2001, mentre la crescita della ricchezza per le persone di età compresa tra i 25 e 34 anni è stata solo del 3,2% nello stesso periodo. L’Australia però ha gestito bene questo rallentamento. Lo dimostrano i dati della ricerca relativi al salario. La media del reddito è di 45 mila dollari all’anno e la percentuale della popolazione con un reddito inferiore scende in maniera costante: era 10,3% nel 2014, in calo dal picco del 13% segnato nel 2007 al 13%.

Australia: il mercato immobiliare sostiene la crescita

La crescita esponenziale del mercato immobiliare negli ultimi tre anni ha aiutato l’economia durante il periodo prolungato di prezzi delle commodity in calo. Adesso il mercato si è ribaltato: i prezzi delle commodity, petrolio incluso, sono in crescita mentre quelli delle case hanno raggiunto quotazioni da bolla anche se, secondo l’analisi di CoreLogic, a giugno i valori hanno continuato a salire dello 0,8% con una crescita media del 6% rispetto a un anno fa.

Gli analisti non vogliono sentire parlare di bolla anche se il prezzo medio di un’abitazione a Sidney in media costa 775 mila dollari australiani (otre 525 mila euro), a Melbourne costa 585 mila dollari australiani (quasi 400 mila euro) e a Brisbane 477 mila dollari (oltre 320 mila euro), rispettivamente le tre città più care del Paese, che però garantiscono un ritorno medio dell’investimento vicino all’11%. Non a caso ha il passaporto australiano uno dei potenziali investitori del progetto di sviluppo di Santa Giulia, l’area a sud di Milano in portafoglio al gruppo Risanamento. Si tratta di Lend Lease, colosso quotato alla Borsa di Sydney, impegnato in progetti di sviluppo per 46 miliardi tra Australia ed Europa e guidato dal ceo Stephen McCann.

Non c’è dubbio che, dopo 100 trimestri di crescita, l’Australia sia alle prese con un problema che la accomuna al resto del mondo occidentale: l’inflazione bassa – pari all’1% la più bassa da 17 anni a questa parte – e un mercato del lavoro in rallentamento. Per questa ragione la Banca centrale australiana (RBA) ha tagliato all’inizio di agosto i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale all’1,50%. Si tratta del primo taglio dal maggio scorso e la mossa era attesa dai mercati.

Fine della corsa immobiliare? Il governatore della RBA, Glenn Stevens, lo ha escluso. Anzi, dopo aver tagliato i tassi ha confermato che il rischio di esacerbare i problemi del mercato immobiliare con un altro taglio dei tassi è diminuito nel corso dell’ultimo anno, in quanto le misure di vigilanza hanno rafforzato gli standard di prestito delle banche, e le banche sono state più caute nella scelta dei clienti a cui affidare il denaro.

I salari ora crescono molto lentamente in Australia e la RBA intende monitorare molto attentamente l’andamento dell’inflazione, che resterà bassa ancora per molto tempo. Ma dietro il taglio dei tassi australiani, secondo un’analisi di Craig James, capo economista di CommSec, c’è soprattutto la consapevolezza da parte della RBA che il rallentamento globale può insidiare il primato di una crescita infinita del Paese. Così mentre le banche centrali in altre parti del mondo sono state costrette a ridurre i tassi quasi a zero, l’Australia finora era stata riluttante. Ora però ha dovuto cedere sia per tenere sotto controllo l’inflazione, sia per difendere il dollaro australiano. E con la capitolazione dell’Australia si può dire che l’era dei tassi di interesse vicino allo zero sia la norma piuttosto che l’eccezione.

IDEE DI INVESTIMENTO

I tassi sotto zero sono una realtà con cui, per esempio, il Giappone convive da anni e per chi investe, spesso, un Paese in deflazione è un affare. Il Paese del Sol Levante non è l’unico esempio. Ci sono casi simili anche in Europa, si tratta di Svezia, Danimarca e Svizzera. Le banche centrali di questi Paesi hanno già preso decisioni simili alla Bce ribaltando secoli di finanza. Ecco cosa cambia per chi investe quando i tassi sono vicino allo zero.

Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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