I conti semestrali a Wall Street hanno incoronato nuovi re della finanza americana i giovani imprenditori della tecnologia. I co-fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, hanno insieme una ricchezza stimata in circa 2,7 miliardi di dollari dopo la presentazione dei dati del secondo trimestre e l’annuncio di come i costi siano sotto controllo. È andata bene anche a Jeff Bezos di Amazon che ha raggiunto 1,4 miliardi di dollari dopo la semestrale ed è andata ancora meglio a Mark Zuckerberg che con Facebook è salito a 1,5 miliardi di dollari, andando oltre le previsioni degli analisti su utili e ricavi grazie alle entrate sempre più cospicue dalla pubblicità su telefonini e tablet. Subito dopo, il fondatore del social network più usato al mondo, ha lanciato la sfida a Snapchat con le Instagram Stories che consentiranno di condividere video o foto e di farle sparire dopo 24 ore.

Perché la tecnologia non dorme mai e l’innovazione è il sale del fatturato. E non basta essere uno dei grandi colossi del web e del settore hi-tech per fare bene. Vedi Apple, i cui utili sono crollati del 27% trascinati in basso dalla drastica diminuzione delle vendite di iPhone. E non basta neppure essere “social” per fatturare. Lo dimostra la crisi di Twitter: i conti del secondo trimestre 2016 sono stati inferiori alle attese e hanno decretato le difficoltà del social network dei 140 caratteri che punta molto sulle Olimpiadi di Rio per il suo rilancio mondiale, con nuovi servizi e strumenti per seguire le notizie in diretta.

Il 62% degli americani legge le notizie sui social

Utili e fatturato a parte, non c’è dubbio che i social media come Facebook e Twitter hanno cambiato le abitudini e il modo di vivere e sono ormai un pezzo importante del quotidiano, come la televisione e la radio. La domanda adesso è: possono influenzare anche le decisioni di investimento?  Se si guarda al mercato americano dove ormai il 62% delle persone adulte apprende le notizie via social, secondo un’analisi del Pew Research center, la risposta è affermativa. Del resto, Internet ha cominciato a democratizzare la finanza una ventina di anni fa con la nascita del trading online che ha dato a tutti l’accesso alle quotazioni in tempo reale e le piattaforme forum di discussione aperte dalle prima dot.com come Yahoo! Finanza.

Il sale delle discussioni su questo forum sono i rumors, che fidelizzano, creano community, esattamente come oggi fanno i social network. E dare ascolto al “buzz” sulla Rete rende, stando a uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston secondo cui le idee di investimento prese in crowdsourcing potenziano i rendimenti. Nell’analisi il MIT ha messo a confronto la performance ottenuta da 500 operatori finanziari che avevano a disposizione 20 dollari: chi investiva secondo le raccomandazioni selezionate da un algoritmo progettato per ottimizzare, che teneva conto del flusso di informazioni all’interno della rete ha avuto un guadagno medio superiore del 10% rispetto a chi ha investito con il fai-da-te e del 4% rispetto a chi ha seguito le raccomandazioni dei guru.

IDEE DI INVESTIMENTO

La saggezza della folla si traduce in idee migliori che possono aumentare il rendimento degli investimenti e scambiarsi consigli sui social media sta prendendo il posto dei forum nati nel secolo scorso. Il rischio di cadere in trappola, però, è altissimo. Perché se è vero che la tecnologia e la condivisione sui social consente a tutti di arrivare alle informazioni e alle idee migliori di investimento senza barriere, non è vero che tutti sanno autonomamente interpretare e usare al meglio queste idee.

La consulenza e la selezione della giusta soluzione di investimento da mettere in portafoglio alla fine fanno la differenza. La tecnologia può dare una mano nella selezione e per questa ragione le piattaforme online che tramite sofisticati algoritmi gestiscono i portafogli automatizzati per gli investitori stanno incontrando sempre di più il favore degli investitori.

I grandi gestori lo hanno capito e hanno lanciato o stanno lanciando nuovi servizi di consulenza robotizzata. Online Sim, società d’intermediazione mobiliare leader di mercato in Italia nel collocamento di fondi online che fa capo al Gruppo Ersel, ha lanciato Robo Box, la prima piattaforma in Italia di robo advisor, che nasce con l’obiettivo di offrire un’ampia selezione di diversi robo advisor per consentire ai clienti di scegliere il servizio più adatto alle proprie esigenze: un posizionamento unico per il mercato italiano, che fino ad ora ha visto realtà che propongono esclusivamente il proprio servizio.

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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