Se si guardano gli ultimi sondaggi su Brexit c’è assoluta parità tra il partito dei Leave, gli antieuropeisti, e quello dei Remain, i sostenitori di una Gran Bretagna amica dell’Unione europea nelle cui fila si è iscritto anche il capo della Chiesa dell’Anglicana, l’Arcivescovo di Canterbury. Se si guarda alle manovre di George Soros, 85 anni, multimilionario e finanziere che nel 1992 vinse la sua scommessa da 1 miliardo di dollari di profitti contro la Banca d’Inghilterra e la svalutazione della sterlina, siamo vicinissimi a una grave crisi finanziaria che porterà “alla disintegrazione dell’Unione europea” secondo Soros. Ma Soros ha anche detto che forza della sterlina britannica è un segno che l’uscita dall’Ue è meno probabile.
Sarà, ma il gestore di hedge fund noto per le sue prese di posizione contrarian, ovvero contro corrente rispetto al trend, è tornato sul mercato, ha investito in maniera decisa sull’oro e ha venduto le azioni, soprattutto americane, tagliandole del 37% circa, proprio perché teme una forte crisi post Brexit. Secondo il Wall Street Journal, l’ultima volta che Soros ha adottato una strategia al ribasso correva l’anno 2007 e allora puntando sulla crisi del mercato immobiliare portò nelle casse della Soros fund management, la holding di famiglia attraverso cui gestisce un patrimonio di oltre 30 miliardi di dollari, più di un miliardo di dollari di guadagni.
Le strategie di George Soros per investire da contrarian
L’orso Soros non ha fiutato solo l’affare Brexit, ecco uno sguardo alle sue ultime scelte strategiche di investimento:
- L’incertezza della Cina è un tema di Soros dal 2013. Da allora il gestore ha espresso preoccupazione sulle capacità dei leader del Paese di gestire un rallentamento economico. Per Soros anche la Cina è una scommessa contro. Tanto che all’inizio del 2016, Soros ha paragonato l’economia cinese a quella americana Stati Uniti nel 2007-08, quando si era puntato alla crescita del debito producendo instabilità nel sistema bancario del Paese. L’indice Hang Seng del mercato cinese per ora perso il 10% che non è nulla contro il crollo del 40% circa che toccò all’indice S&P’500 della borsa americana nel 2007.
- La crisi europea per Soros non è nata adesso con Brexit. Il finanziere ne parla dal 2011 quando sentenziò che la crisi del debito in Grecia era “più grave della crisi che ha investito il mondo del 2008”. Per Soros le possibilità che il Paese guidato da Alexis Tsipras lasciasse la zona euro erano del 50% lo sorso anno e non ha cambiato idea. Per il gestore le manovre di contenimento del debito messe in campo sono solo un maniera per spingere in avanti il problema. Il ritorno sul mercato europeo è stato dell’82% dal 2011.
- Soros è stato investito per decenni in Argentina più recentemente ha scommesso con successo sulle obbligazioni in default del Paese. I rappresentanti per il suo fondo hanno partecipato al roadshow ad aprile 2016, quando il governo argentino ha venduto oltre 16,5 miliardi di titoli obbligazionari per il suo ritorno sul mercato del debito globale che ha rilanciato il comparto dei bond emergenti. I bond argentini hanno avuto un ritorno del 57% in media.
- Quasi 1 miliardo di euro da novembre 2012 a febbraio 2013. Tanto è valsa a Soros la scommessa sullo yen e le misure di stimolo all’economia giapponese del premier Shinzo Abe.
- L’ultima scelta strategica è l’oro è salito ai massimi spinto dall’incertezza sull’esito del prossimo referendum sulla Brexit e anche dal rally cinese delle materie prime. Il metallo prezioso ha toccato i 1.278,50 dollari l’oncia e dall’inizio dell’anno si è apprezzato del 20%.
IDEE DI INVESTIMENTO
La strategia adottata da George Soros si definisce contrarian e ha l’obiettivo di sfruttare le anomalie nei prezzi di mercato per generare rendimenti superiori agli indici, sfruttando anche gli spazi emotivi. Come suggerito dal termine, l’investitore contrarian va controcorrente rispetto ai trend consolidati di mercato. Lo stile contrarian è molto legato alla finanza comportamentale e alla strategia value che seleziona aziende o trend sottovalutati dal mercato, che mostrano un prezzo determinato più dal sentiment di mercato e dalla psicologia delle masse, piuttosto che da reali valori finanziari.
Ecco i migliori fondi azionari e obbligazionari che hanno un approccio globale e uno stile contrarian:
- Eurizon Easyfund – Azioni Strategia Flessibile Classe R un azionario flessibile con portafoglio bilanciato gestito da Corrado Gaudenzi. A tre anni il fondo rende il 5% e investe il 45% in titoli quotati negli Stati Uniti, mentre l’Europa occidentale pesa il 24%. I settori preferiti sono beni industriali e tecnologia.
Eurizon Easyfund – Azioni Strategia Flessibile Classe R rende il 5% a tre anni. Fonte: Morningstar. - Templeton Global Total Return Fund Classe A (acc) Eur un obbligazionario globale gestito da Michael Hasenstab e Sonal Desai che a tre anni rende il 3,3%. In questa fase di mercato il fondo investe prevalentemente in America Latina e Portogallo.
Templeton Global Total Return Fund Classe A (acc) Eur rende il 3,3% a tre anni. Fonte: Morningstar.
Note
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