La parola fine su Brexit è ancora tutta da scrivere. Così mentre Theresa May ha avviato in Parlamento un dibattito su un piano B da sottoporre all’Unione europea, l’unica certezza resta la data del 29 marzo quando Londra dovrà dare l’addio all’Europa come da programma. La speranza degli imprenditori inglesi, e dell’economia del Paese in generale, che hanno scritto una lettera aperta pubblicata sul Times a gennaio, è che si torni a votare con un nuovo referendum; l’obiettivo di Theresa May, dopo la bocciatura senza appello ottenuta in Parlamento dell’accordo raggiunto il 27 novembre 2018, è che il nuovo accordo di cui si discute adesso possa mettere tutti d’accordo, ma la verità è che un vero piano B non c’è e questo innervosisce i mercati europei e, soprattutto, la City di Londra.

Gestori, banche e imprese avevano fatto i conti con una Brexit hard e si erano preparati per affrontarla. Adesso tutto è nebuloso e nelle conference call con clienti e investitori si dipingono possibili scenari che sottendono un’unica domanda: quale sarà quello giusto? I possibili scenari sono tre:

  • una modifica del piano respinto dal Parlamento,
  • un’uscita senza accordo con l’Unione europea,
  • il ritorno alle urne con un nuovo referendum.

Tutti sono possibili allo stato attuale, con l’aggravante che le opposizioni sono compatte nel bocciare la linea della May e la premier non intende cedere sui no che considera punti fermi: no alla rinuncia di usare lo spauracchio di un mancato accordo con l’Unione europea che tutti temono; no alla richiesta di un’estensione dell’articolo 50 che consentirebbe di spostare ad altra data il termine del 29 marzo 2019 fino al raggiungimento di un nuovo accordo; no alla proposta dei laburisti di un’intesa più soft con l’Unione europea e no a un nuovo referendum che farebbe tornare il Paese indietro al 2016.

La City di Londra che aveva fatto i conti con una hard Brexit, adesso monitora con preoccupazione le manovre dell’opposizione che sta mettendo in campo una strategia fatta di mozioni che hanno un unico obiettivo: obbligare May a rinviare Brexit, sabotando il voto decisivo atteso entro il 26 febbraio e scongiurando l’incubo di un’uscita dall’Ue senza accordo.
Gestori e analisti hanno già riposizionato i portafogli riducendo l’esposizione ai titoli britannici e alla sterlina a partire da settembre 2018. Per le grandi banche come Barclays, JPMorgan Chase & Co, il dramma di Westminster ha avuto scarso effetto se non quello di costringere gli operatori economici a rimanere alle loro scrivanie più tardi del solito. Tutte si stanno preparando a spostare le operazioni e il capitale a Parigi, Francoforte, Dublino in ogni caso. Un salvagente alla finanza londinese è arrivato dall’Unione europea che ha concordato di consentire alle banche dell’UE di continuare a utilizzare le camere di compensazione statunitensi per le transazioni di miliardi di dollari di contratti derivati ​​per 12 mesi, indipendentemente dal fatto che vi sia o meno un accordo. Ma è una piccola concessione in una situazione nebulosa.

IDEE DI INVESTIMENTO

«Sui mercati, sia per le azioni che per la valuta britannica, gli investitori sembrano sperare adesso in una soft Brexit», ha detto Olivier De Berranger, Chief Investment Officer di La Financière de l’Echiquier. «Va ricordato che nessuno scenario può ad oggi essere scartato, le azioni britanniche sono a sconto e le attese oggi sono di un rialzo». In una situazione di incertezza come quella attuale, il costo opportunità di investire nel Regno Unito piuttosto che altrove è molto diverso ora che i mercati hanno capito che ci sono problemi altrove nel mondo, secondo l’analisi di Richard Colwell, Head of UK Equities di Columbia Threadneedle Investments. «Brexit non è più l’unico fattore di rischio. Ora è il momento di concentrarsi sulla valutazione non solo flusso di notizie» ha detto Colwell. «E il Regno Unito è in qualche modo simile al nuovo Giappone, in quanto è meno correlato con altri mercati azionari». Per i grandi gestori Brexit è un’opportunità di acquisto che è adatta solo a investitori con un alto grado di rischio. Per un investitore con un rischio medio basso, eventi come la Brexit sono ottimi per fare un check-up del portafoglio.

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Note

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Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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