Il Global Energy Perspective 2025 di McKinsey & Company analizza oltre 400 variabili del sistema energetico mondiale e delinea tre scenari di transizione (Slow Evolution, Continued Momentum e Sustainable Transformation).

L’analisi mostra un quadro chiaro: la corsa verso un’economia low carbon sta rallentando. Le tensioni geopolitiche, l’aumento dei costi e la priorità attribuita alla sicurezza energetica stanno spostando l’attenzione dalla decarbonizzazione alla resilienza dei sistemi nazionali. La transizione continua, ma a ritmi più lenti e disomogenei tra le diverse aree del mondo. Facciamo il punto.

Come è composto il mix energetico mondiale

Nel 2024 la domanda globale di energia primaria è cresciuta del 2,1%, con il gas naturale che si conferma la principale fonte di espansione, grazie al suo ruolo di combustibile “ponte” tra carbone e rinnovabili. La Continued Momentum Scenario di McKinsey prevede che:

  • il gas continui a crescere fino al 2050, soprattutto in Asia, dove rappresenta un’alternativa più economica e meno inquinante rispetto al carbone;
  • il carbone resta dominante nei Paesi asiatici, in particolare in India, Indonesia e Cina, dove la domanda industriale rimane elevata. La transizione, qui, non è ancora decollata: le economie emergenti privilegiano l’accessibilità e la stabilità dei prezzi rispetto agli obiettivi climatici;
  • sul fronte elettrico, l’elettrificazione globale prosegue, ma più lentamente del previsto. Oggi l’energia elettrica copre circa il 22% dei consumi finali mondiali e, secondo McKinsey, arriverà al 30% entro il 2050. Tuttavia, la decarbonizzazione dell’elettricità procede con ostacoli legati a infrastrutture e costi;
  • tra le rinnovabili, il solare fotovoltaico rimane la tecnologia più competitiva, con costi di generazione inferiori del 15% rispetto al 2020, mentre l’eolico onshore soffre di ritardi autorizzativi e difficoltà di filiera. Le energie “ferme ma pulite” — come nucleare, geotermico e idroelettrico — stanno tornando protagoniste grazie alla loro capacità di fornire potenza stabile a costi contenuti;
  • l’idrogeno verde resta un obiettivo di lungo periodo: McKinsey stima che solo il 5% della produzione prevista al 2030 sarà realmente a zero emissioni, frenata da costi ancora troppo elevati e da progetti non ancora finanziati in modo definitivo.

Nel complesso, il report segnala che il picco della domanda di petrolio arriverà intorno al 2032, ma gli idrocarburi rappresenteranno ancora circa il 50% del mix energetico mondiale nel 2050, rispetto al 77% del 2023. In altre parole, la decarbonizzazione è in corso, ma non abbastanza veloce da rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

La neutralità climatica è possibile?

Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, gli investimenti annuali in tecnologie pulite dovrebbero più che raddoppiare, arrivando a 3.000 miliardi di dollari l’anno entro il 2035. Tuttavia, il report evidenzia come i capitali si concentrino ancora su tecnologie mature e non sempre innovative: fotovoltaico, batterie e gas naturale con cattura della CO₂.

La transizione non sarà lineare. La crescita esplosiva della domanda elettrica legata all’intelligenza artificiale, ai data center e alla produzione di semiconduttori rischia di aumentare i consumi globali del 4-6% entro il 2030, compensando in parte i guadagni in efficienza energetica. Negli Stati Uniti, ad esempio, i data center potrebbero arrivare ad assorbire il 14% della domanda di energia elettrica nazionale entro il 2030.

McKinsey sottolinea che i costi per decarbonizzare il sistema elettrico aumentano esponenzialmente man mano che ci si avvicina al “net zero”: abbattere le ultime emissioni del settore elettrico può costare fino a 170 dollari per tonnellata di CO₂, contro i 20 dollari necessari per i primi interventi. Per questo la società suggerisce un approccio più pragmatico e multilaterale, in cui i Paesi diversificano le strategie tra rinnovabili, nucleare e tecnologie di cattura del carbonio, mantenendo al centro l’obiettivo di competitività industriale e sicurezza delle forniture.

Le conseguenze sugli investimenti 

Per gli investitori in fondi comuni, la transizione energetica rappresenta una grande opportunità di medio-lungo periodo, ma richiede selettività. Secondo McKinsey, i flussi di capitale si stanno spostando verso tre direttrici principali:

  1. Energie rinnovabili e infrastrutture di rete, con focus su fotovoltaico, accumulo e reti intelligenti nei Paesi OCSE.
  2. Efficienza energetica e decarbonizzazione industriale, in particolare nei settori hard-to-abate (acciaio, chimica, cemento).
  3. Tecnologie di frontiera come l’idrogeno verde, la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) e il nucleare modulare.

In questo contesto, i fondi che adottano un approccio tematico ESG o “climate transition” possono intercettare trend strutturali di crescita, ma con un orizzonte temporale lungo e una maggiore volatilità nel breve termine.

IDEE DI INVESTIMENTO

Per chi investe tramite fondi comuni, la chiave sarà diversificare tra settori e aree geografiche, puntando su gestori in grado di valutare i rischi regolatori, tecnologici e geopolitici. La transizione energetica rallenta, ma non si ferma: come ricorda McKinsey, non esiste un’unica strada per la decarbonizzazione, ma un ventaglio di percorsi che combinano innovazione, resilienza e pragmatismo economico. Investire in energie pulite è la strada. Ecco i migliori fondi presenti sulla piattaforma di Online Sim.

I migliori fondi sulle energie rinnovabili

  • BGF Sustainable Energy Fund Class E2 EUR. Gestito da BlackRock, questo fondo investe in società che operano nel campo delle energie sostenibili, mirando a capitalizzare la transizione globale verso fonti energetiche più pulite. Il rendimento a tre anni è del 20,28% (dati Morningstar aggiornati a ottobre 2025).
  • Robeco – Smart Energy Equities Classe D Eur. Questo fondo si focalizza su aziende che forniscono soluzioni innovative nel settore energetico, comprese le tecnologie per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Gestito da Robeco, mira a beneficiare delle tendenze a lungo termine verso un’energia più sostenibile. Il rendimento a tre anni è dell’11,81% (dati Morningstar aggiornati a ottobre 2025).
  • Pictet – Clean Energy Transition Classe R Eur. Questo fondo comune di investimento si concentra su aziende impegnate nello sviluppo e nella produzione di energie pulite, tra cui solare, eolico e idrogeno. Gestito da Pictet Asset Management, offre agli investitori l’opportunità di partecipare alla crescita del settore delle energie rinnovabili. Il rendimento a tre anni è del 10,14%(dati Morningstar aggiornati a ottobre 2025).

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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