L’ultima idea di Marz Zuckerberg è stata Safety check, la notifica che Facebook ha messo a disposizione di chi si trovava nell’area di Parigi voleva informare i propri contatti che “stava bene”. L’applicazione è stata usata da oltre 4 milioni di persone ed è stata aspramente criticata perché utilizzata a Parigi e non, per esempio, per altre zone calde del mondo, come il medio Oriente.

La risposta di Facebook alle critiche è stata immediata: il Safety check si attiva solo in caso di tragedie straordinarie, come accadde nel 2011 con lo tsunami in Giappone. Una risposta cinica, come è stata la reazione dei mercati nel primo giorno di apertura delle contrattazioni dopo la carneficina del 13 novembre a Parigi. Nessuno si è sorpreso che le Borse europee abbiano aperto in calo, per poi risalire e mantenere la calma con un andamento positivo. Esattamente come il social network hanno imparato a reagire.

Non fu così dopo l’attacco talebano alle Torri Gemelle l’11 settembre 2001 che gettò nel panico le borse di tutto il mondo. Wall Street si fermò per quattro giorni, la borsa di Londra fu evacuata, Francoforte crollò quasi del 9%, il Mibtel a Milano sprofondò oltre il 7%. E per rivedere il segno positivo si dovette aspettare una settimana con la riapertura di Wall Street. Niente Safety Check, allora. Preistoria del terrorismo.
Con il tempo le Borse occidentali hanno imparato a reagire in modo meno emotivo agli attacchi. La prova? Dopo gli attentati di Madrid e Londra nel 2004 e nel 2005 le perdite in borsa furono decisamente contenute e dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo il Cac 40 (l’indice dei principali titoli della borsa di Parigi) chiuse persino in rialzo (+0,7%).

Facebook, grande interprete sociale dei nostri tempi, lo sa molto bene. E non a caso è il campione assoluto della Borsa americana (+189% dalla quotazione del 2012 ad oggi) con una capitalizzazione record oltre quota 300 miliardi, quasi 500 milioni in più del colosso industriale General Electric.

IDEE DI INVESTIMENTO

Facebook guida la riscossa delle società più capitalizzate dell’indice S&P 500 : oltre al social network di Mark Zuckerberg, c’è Amazon, che capitalizza poco di più avendo di recente anch’essa superato quota 300 miliardi, ma soprattutto Berkshire Hathaway di Warren Buffet che vale 336,5 miliardi al Nyse.
Se si guarda all’indice Russell 50, che misura l’andamento delle big cap americane, nell’ultimo mese è salito del 2% con Amazon, Apple, Google e Microsoft a tirare la volata insieme a Facebook. La prova che il mercato delle Big cap americane traina il redimento è data dai rendimenti dei fondi azionari America che puntano sulle società a grande capitalizzazione e hanno uno stile value: hanno perfomance a due cifre da gennaio a novembre 2015:

  • Eaton Vance International (Ireland) U.S. Value Fund – Class I2 $ Acc che da inizio anno rende il 15,9% e investe prevalentemente in finanza, salute, energia.
  • Robeco US Premium Equities F EUR che rende il 12,19% da gennaio, va a caccia dei titoli sottovalutati con un peso maggiore ai settori finanza, tecnologia e salute
  • NEF Azionario Stati Uniti R Acc che rende l’11,75% da gennaio, investe in prevalenza in finanza tecnologia e salute.

Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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