Le tensioni commerciali internazionali e l’introduzione di nuovi dazi non hanno solo conseguenze economiche: aumentano anche il cyber risk nelle catene di fornitura. Per gli investitori, comprendere questi meccanismi è essenziale per anticipare le vulnerabilità e cogliere opportunità in un contesto sempre più complesso e interconnesso.
Cyber risk e supply chain
I dazi doganali e le incertezze legate alle trattative commerciali stanno cambiando radicalmente la configurazione delle catene di fornitura globali. Secondo un’indagine della National Association of Manufacturers, il 73% delle aziende considera le incertezze commerciali – come tariffe e negoziati – la sfida principale per il proprio business.
Questo clima di incertezza genera instabilità e spinge le aziende a rivedere in tempi stretti i propri fornitori, privilegiando opzioni come reshoring, nearshoring o l’introduzione di nuovi partner poco testati. Tutto ciò aumenta le vulnerabilità informatiche: fornitori meno sicuri possono diventare l’anello debole che espone l’intera catena a rischi cyber.
L’ampliamento della supply chain a nuovi attori o regioni comporta più punti di accesso per potenziali attacchi, mentre la necessità di adattarsi rapidamente porta a trascurare i controlli di sicurezza informatica.
Inoltre, la crescente instabilità globale ha portato a un aumento delle frodi digitali legate ai dazi, come dimostrano i più di 300 domini malevoli registrati nel primo trimestre del 2025 in concomitanza con l’annuncio di nuove tariffe statunitensi. Anche la tensione geopolitica crescente – un effetto collaterale delle guerre commerciali – alimenta il cyber spionaggio tra Stati.
Le conseguenze sul commercio globale
Le nuove barriere commerciali imposte da dazi o rinegoziazioni forzano le imprese a rivedere rapidamente le rotte di approvvigionamento, spesso scegliendo soluzioni più costose o lente. Questa riconfigurazione urgente ha implicazioni dirette sul rischio operativo e sulla sicurezza informatica.
Le aziende tendono a rimandare investimenti in infrastrutture e sicurezza digitale per concentrare risorse su soluzioni immediate, come l’acquisto di materie prime da nuovi fornitori. Ma questo compromette la resilienza informatica nel medio-lungo termine.
Inoltre, lo spostamento delle operazioni in nuove giurisdizioni espone le aziende a rischi normativi, dovendo adattarsi a leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati diverse da quelle del paese d’origine.
Cyber risk: quali sono le soluzioni?
Per fronteggiare questi rischi, le aziende devono sviluppare strategie di cyber resilienza integrate nella gestione delle catene di fornitura:
- Modello Zero Trust. Autenticazione continua per bloccare accessi non autorizzati, anche da fornitori fidati ma compromessi.
- Accessi con privilegi minimi. Limitare ogni fornitore solo ai sistemi strettamente necessari.
- Intelligenza artificiale e threat detection. Usare sistemi predittivi per identificare anomalie prima che si trasformino in attacchi gravi.
- Formazione dei partner. I fornitori vanno inclusi nei programmi di sensibilizzazione al rischio cyber, come simulazioni di phishing e gestione delle minacce.
- Piani di risposta agli incidenti. Creare infrastrutture in grado di reagire automaticamente a una violazione, minimizzando i tempi di inattività.
Questi approcci sono fondamentali per garantire la continuità operativa anche in un contesto di crescente instabilità commerciale.
IDEE DI INVESTIMENTO
Per gli investitori retail in fondi comuni, è importante considerare l’esposizione settoriale e geografica ai rischi di cybersecurity nella supply chain. I comparti maggiormente colpiti da dazi e instabilità nelle forniture – come manifatturiero, tecnologico e trasporti – possono trovarsi più esposti a interruzioni operative legate a incidenti informatici.
Inoltre, fondi che investono in aziende con catene di fornitura globali molto estese o dipendenti da fornitori in Paesi a rischio possono mostrare maggiore volatilità in caso di escalation delle tensioni commerciali. Al contrario, possono risultare più resilienti i fondi che selezionano aziende con strategie di cyber resilienza robuste, diversificazione dei fornitori e investimenti in sicurezza digitale. Valutare questi aspetti può offrire un vantaggio competitivo nella scelta dei fondi da inserire in portafoglio.
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I migliori fondi per investire
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- Allianz Global Investors – Cyber Security Classe AT Eur è un azionario settore tecnologia partito a febbraio 2021 non ha quindi ancora un rendimento triennale. A tre anni rende il 16,79% (dati Morningstar aggiornati a luglio 2025). Il fondo investe nei mercati azionari globali con un focus su società la cui attività dovrebbe beneficiare o è attualmente correlata al tema della sicurezza informatica: computer e ripristino di emergenza alla formazione degli utenti finali. Il 97% del portafoglio è investito in tecnologia, il mercato Usa vale il 93%.
- Pictet – Security Classe R Eur è un azionario internazionale che investe in società attive nei seguenti campi: sicurezza su internet, telecomunicazioni, materiale informatico, software, sicurezza fisica e protezione della salute, sicurezza degli accessi e delle identificazioni, del traffico, dell’ambiente, del lavoro e della difesa dello stato. Il fondo rende a tre anni il 7,32% (dati Morningstar aggiornati luglio 2025). Il 62% del portafoglio è investito in tecnologia, il mercato Usa pesa il 91%.
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Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
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