Curarsi è diventato un privilegio da ricchi anche in Italia. Sono undici milioni gli italiani che rimandano o rinunciano a curarsi perché non sono in grado di fare fronte alle spese necessarie. Ovviamente ciò accade quando si tratta di malesseri che possono essere rimandati. A dirlo è il Rapporto Censis-Rbm Salute che ha certificato come il fenomeno sia in crescita: nel 2012 erano “solo” 9 i milioni di italiani che dichiaravano di fare a meno del dottore. Così i numeri della spesa sanitaria privata sono cresciuti in maniera esponenziale arrivando a quota 34,5 miliardi, quasi 80 euro a testa per italiano.

La conseguenza? Tra sistema pubblico in crisi e sanità privata che cresce, aumenta la voglia di sanità integrativa tra chi oggi ne è escluso.
Tanto che proprio Rbm, la compagnia assicurativa specializzata in coperture integrative sanitarie, ha proposto al Governo di estendere a tutti cittadini il Secondo pilastro sanitario, ovvero un sistema di polizze sanitarie obbligatorie, che ora è accessibile solo ai lavoratori dipendenti e che secondo i calcoli di Rbm garantirebbe alla Sanità pubblica italiana 15 miliardi di risorse aggiuntive, ovvero quasi il 50% dell’attuale spesa sanitaria privata. Su questa strada spinge anche il Censis secondo cui sono ben 26 milioni gli italiani propensi ad aderire, e a beneficiarne sarebbero anche le liste d’attesa. Al momento, però, non c’è alcuna proposta concreta indirizzata all’allargamento delle spese sanitarie private tramite una copertura assicurativa di massa.

e-health: la salute digitale passa dalle App

E chi ha rinunciato a curarsi cosa fa? La prima cosa è affidarsi alla Rete. Tanto che l’analisi delle ricerche su Internet è sempre più utilizzata per prevedere la diffusione di epidemie e per valutare l’efficacia dei vaccini proposti. E gli italiani non fanno eccezione. Una ricerca promossa a fine 2015 dell’Università La Sapienza di Roma. Istituto Superiore di Sanità e Agenzia italiana del farmaco ha mostrato come Internet per il 74% degli italiani ha sostituito il medico quando si cerca una risposta ai sintomi di un malessere. E la Rete, almeno per la fascia di popolazione più giovane, sta diventando meglio del medico di famiglia.

Lo sanno bene le società tecnologiche che sul settore salute stanno puntando molte carte. Google, per esempio, da cui passa il 90% delle domande della Rete ha deciso di lanciare un servizio di ricerca proprietario dedicato proprio alla spiegazione medica dei sintomi. Per ora è disponibile solo in lingua inglese, ma l’azienda intende allargarlo a tutte le lingue, con l’avvertenza di passare poi sempre dal proprio medico curante. Anche per Apple la salute è un business da non perdere. Nel 2014, Apple ha rilasciato un’applicazione e una piattaforma denominata HealthKit, in modo da consentire agli sviluppatori di rendere le applicazioni per la salute parte integrante del sistema Apple.

E l’azienda guidata da Tim Cook ha già fatto un passo avanti verso la telemedicina con CareKit una piattaforma progettata specificamente per applicazioni medico-paziente, in modo che il dialogo possa diventare tecnologico e abbattere i costi. E propria questa strada digitale sembra essere il futuro dal momento che, secondo Idc Technologies services, la società che monitora il mercato delle nuove tecnologie, il 70% delle Organizzazioni sanitarie mondiali intende investire su applicazioni mobile e wearable per raccogliere dati a distanza su malattie anche gravi.

IDEE DI INVESTIMENTO

In gergo tecnologico le cure virtuali sono già state ribattezzate “The Netx Big thing” che rivoluzionerà medicina e stili di vita. Oggi il mercato della salute digitale vale 15 miliardi di dollari, ma è destinato a raddoppiare entro il 2020 e ad avere una crescita esponenziale nei prossimi 20 anni complice l’invecchiamento della popolazione – nel 2050, ci saranno due miliardi di anziani per una popolazione di quasi 10 miliardi e per l’Europa la percentuale è destinata a salire fino al 34% – l’aumento delle malattie croniche dovute alla vecchiaia e l’implosione dei sistemi sanitari nazionali, già oggi incapaci di curare tutti. L’utilizzo del Big data e di Internet per analizzare le condizioni cliniche è un punto, ma il termometro di questo fenomeno sono gli smartphone e le App dedicate alla salute.

Secondo un’analisi di PricewaterhouseCoopers (PwC) per il Financial Times esistono già 165 mila applicazioni dedicate al benessere e alla salute, di cui solo il 5% ha volumi significativi di utilizzo. Questo però non vuol dire che il trend non sia forte, anzi. Secondo Pwc, la domanda di medicina elettronica arriverà presto a 1,5 miliardi di App scaricate per un giro d’affari del mobile health che supererà quota 20 miliardi di euro. E che il futuro sia questo lo si legge anche nelle scelte di campo della politica: in America, l’amministrazione Obama ha concesso incentivi fiscali per 30 miliardi di dollari per digitalizzare i dati di milioni di pazienti; l’Ue, invece, ha lanciato la sua prima consultazione pubblica sulle App che si occupano della salute dei consumatori che si chiuderà il 15 settembre 2016 e vuole dare voce a sviluppatori e utilizzatori di applicazioni.

Per investire su questo trend, la scelta migliore è puntare sui fondi specializzati nella salute, in bioteconolgia o tecnologia che mettono in portafoglio storie legate all’e-health, investendo in diagnostica, health information services, medical device e ditribution. Nella tabella in basso, una selezione attuata con Morningstar Direct dei migliori 10 prodotti a tre anni con queste caratteristiche.

Top 10 - I migliori fondi che investono dell'e-health

ProdottiPerformance
3y
BiotechDiagnostica e ricercaHealth information servicesMedical devicesMedical services
Jb Ef Health Innovation Fund Usd Classe B25,73%49,45%---2,70%3,49%---
Wellington Global HlthC Eq USD D Acc Uh24,08%22,47%4,55%3,35%10,68%3,24%
Janus Global Life Sciences A USD23,29%35,47%1,10%2,20%7,94%2,41%
Polar Capital Healthcare Opps22,28%24,67%2,78%---16,50%---
Fidelity Global Technology Fund Classe E (acc)21,62%---------------
Pictet - Health Classe R Eur21,24%85,31%7,15%1,49%6,27%2,59%
Threadneedle(Lux) Global Technology DU20,84%25,55%---0,74%------
Credit Suisse (Lux) Global Biotech Innovators Equity Fund ClasseB USD Cap20,36%---3,12%---------
Bgf World Healthscience Fund Usd Classe E220,31%88,22%3,33%0,73%14,33%1,62%
T. Franklin Technology Fund Usd Classe A (acc)19,93%0,35%0,55%---------
Nella tabella, i migliori fondi azionari specializzati in biotecnologie, healthcare e tecnologia che hanno reso di più a tre anni. Per ogni settore è indicato il peso % sul portafoglio globale. Fonte: Morningstar Direct, dati aggiornati al 30 aprile 2016.

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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