Sono passati 10 anni da quando Atsuo Takanishi, professore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica Moderna dell’università giapponese di Waseda, presentò al mondo Kobian, il primo robot che era in grado di avere espressioni e gesti umani. Frutto di anni di lavoro dei ricercatori giapponesi, Kobian sapeva sorridere, allargare le braccia, sgranare gli occhi e perfino fare l’inchino in perfetto stile giapponese ed è la preistoria della robotica che vuole umanizzare le macchine. Dieci anni dopo, infatti, il tema non è più dare delle emozioni ai robot, ma renderli capaci di interpretare i sentimenti e gli stati d’animo delle persone. Si tratta di un ribaltamento a 360 gradi dell’idea di interazione delle macchine con gli esseri umani: i robot che capiscono le persone.
A lavorare sul progetto del robot che riconosce le emozioni umane è Amazon che sta sviluppando un dispositivo indossabile a comando vocale che nasce prima di tutto come dispositivo di salute e benessere. Il progetto, secondo quanto ha riportato Bloomberg, è fatto in collaborazione Lab126 che per Amazon ha già sviluppato il telefono Fire e l’altoparlante intelligente Echo, e il team del software vocale Alexa. Il nuovo wearable è stato progettato per funzionare con una App per smartphone e attraverso i microfoni abbinati a un software è in grado di distinguere lo stato emotivo di chi lo indossa dal suono della sua voce. Al momento la società guidata da Jeff Bezos sta facendo dei test e non c’è ancora una data del rilascio per questo software.
La costruzione di macchine in grado di comprendere le emozioni umane è da sempre alla base dei racconti di fantascienza, dalle storie di Isaac Asimov all’androide di Star Trek fino al film l’Uomo bicentenario. Dalla fantascienza adesso si è arrivati all’industria della robotica che grazie ai progressi nell’apprendimento automatico e nel riconoscimento vocale e dell’immagine potrebbe far diventare la fantasia una realtà. A lavorare a questo tipo di progetti, infatti, non c’è solo Amazon. Microsoft, Google e IBM stanno sviluppando tecnologie progettate per ricavare stati emotivi da immagini, dati audio e altri input. La ragione? Non è per nulla romantica: questa tecnologia può aiutare le aziende a ottenere informazioni su potenziali prodotti per la salute o ad essere utilizzata per indirizzare meglio pubblicità o raccomandazioni sui prodotti. E chi arriva primo con una tecnologia brevettata sarà il vincente nella nuova era della robotica.
IDEE DI INVESTIMENTO
Il tema strutturale della robotica si conferma in forte espansione. Secondo l’analisi di Peter Lingen, gestore del fondo Pictet Robotics, uno dei pochi tematici sul settore venduti in Italia, ci sono evidenti discrepanze nella valutazione dei segmenti dei diversi mercati, che offrono delle opportunità interessanti. «Le società attive in ambito industriale, ad esempio, hanno valutazioni allettanti in Europa, ma eccessive in altri mercati» ha detto Lingen. «Lo stesso vale per alcuni titoli tecnologici, generalmente più convenienti al di fuori del Vecchio continente». Al di là delle valutazioni, sul settore resta alta l’attenzione anche sotto il profilo delle fusioni e acquisizioni che secondo il gestore di Pictet Asset Management riguarderanno sia robotica, sia semiconduttori.
Sul mercato italiano sono ancora pochi i fondi tematici dedicati alla robotica e all’intelligenza artificiale. Oltre a Pictet – Robotics Classe HR Eur che da gennaio a maggio 2019 rende il 12,67% (+12,98% il rendimento a tre anni) e investe principalmente su aziende basate negli Stati Uniti e in Giappone, ci sono il fondo CS (Lux) Global Robotics Equity Classe BH Eur Acc che è un azionario internazionale (+14,44% da gennaio a maggio 2019) che investe principalmente sul mercato americano, seguito da Europa e Giappone; e Candriam Equities L Robotics & Innovative Technology Classe C Eur Acc, un azionario specializzato nel settore tecnologia (+16,98% da gennaio a maggio 2019) che investe oltre il 55% del portafoglio in America.
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Note
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