La guerra commerciale Usa-Cina è entrata in una nuova fase potenzialmente pericolosa per il mercato. I segnali di apertura di Donald Trump contrastano con la decisione di aumentare i dazi e con la minaccia di altri in arrivo e con la chiusura verso Huawei che ritiene incostituzionale il divieto imposto da Washington alle aziende americane di acquistare le proprie apparecchiature di rete per motivi di sicurezza nazionale. Huawei è pronta a procedere legalmente contro il Governo americano con una causa che avrà come teatro la corte distrettuale del Texas. Insomma, la pace tra Usa e Cina non è vicina. Eppure, alcuni analisti sperano che una soluzione possa essere ancora possibile quando a giugno i presidenti Donald Trump e Xi Jinping si incontreranno al summit del G-20. Ma è molto più probabile che la guerra commerciale sia lunga, scomposta e costosa per tutti.

Quanto può pesare sui bilanci di Cina e Usa questa guerra di logoramento commerciale? Gli economisti di Bloomberg Dan Hanson e Tom Orlik hanno provato a calcolare l’impatto in base a tre diversi scenari. Il risultato? Se i dazi arrivassero a coprire tutti gli scambi commerciali tra Cina e Stati Uniti e di conseguenza i mercati entrassero in crisi il Prodotto interno lordo (PIL) globale potrebbe subire un colpo da 600 miliardi di dollari nel 2021, l’anno in cui è atteso il massimo impatto della guerra. Nel frattempo, lo yuan si è indebolito di circa il 7,5% rispetto al dollaro negli ultimi 12 mesi e questo dà ai cinesi un vantaggio contro i dazi di Trump, ma allo stesso tempo è negativo perché porta il Governo di Xi Jinping a bruciare le riserve.

La sensazione è che non ci sia un vincitore in questa guerra che sembra molto simile alle mosse del gioco del Tris dove cerchio e crocetta si sfidano ma le mosse sono così prevedibili che si potrebbe andare avanti all’infinito. «Quando il commercio smette di funzionare, ci perdono tutti» hanno scritto Luca Paolini, Chief Strategist e Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management in un’analisi che prende in considerazione le implicazioni degli investimenti dovute alla guerra commerciale. «Gli investitori dovrebbero prepararsi alle conseguenze del recente tira e molla nella disputa, in cui Pechino ha annunciato tariffe di ritorsione in risposta alla mossa di Washington di aumentare i dazi su 200 miliardi di dollari di merci cinesi: i nostri calcoli indicano che una guerra commerciale su larga scala tra la prima e la seconda economia al mondo ha il potenziale di far entrare l’economia globale in recessione e condurre ad un brusco crollo dei titoli mondiali». Secondo l’analisi di Pictet Asset Management, un dazio del 10% sul commercio statunitense farebbe salire l’inflazione mondiale dello 0,7% e potrebbe fa scendere gli utili societari del 2,5% e le azioni globali potrebbero perdere il 15-20% riportando l’orologio del mercato azionario mondiale indietro di tre anni.

IDEE DI INVESTIMENTO

Gli occhi dei gestori sono puntati sull’appuntamento del G20 atteso il 28-29 giugno 2019. «Fino ad allora in Borsa potrebbe continuare il clima di prudenza con tendenziale risk off mano a mano che si avvicina la data» ha detto Antonio Cesarano Chief Global Strategist di Intermonte SIM. Ma se si accendono nuovi focolai di scontro le cose potrebbero cambiare. E un nuovo fronte è già all’orizzonte secondo Olivier De Berranger, Chief Investment Officer di La Financière de l’Echiquier dato che gli Stati Uniti potrebbero aggiungere cinque società cinesi di videosorveglianza nella lista nera che contempla, dal 16 maggio scorso, il gigante della telefonia Huawei e Pechino paventa la minaccia di un embargo sulle terre rare. «La Cina è il principale produttore e primo raffinatore al mondo di questi metalli rari, come il neodimio o lo scandio, particolarmente utilizzati nell’industria elettronica, dagli schermi televisivi ai sistemi radar e ai convertitori catalitici» ha detto Berranger. «E gli Stati Uniti dipendono per l’80% dalle importazioni cinesi di questi materiali che non sono colpiti dall’aumento dei dazi doganali». Per François-Xavier Chauchat, Chief Economist di Dorval Asset Management le ritorsioni della Cina sulle importazioni americane e la possibile estensione dei dazi USA ai beni di consumo, fra cui numerosi prodotti a stelle e strisce fabbricati in Cina, rappresentano una minaccia per Wall Street e potrebbero spingere Trump a dichiarare guerra anche all’UE.
Il rischio di una ripercussione importante sulle azioni europee è al centro dell’analisi di Ibra Wane, Equity Strategy di Amundi secondo il quale, vista la portata dei legami tra Stati Uniti e Unione Europea, entrambi i partner uscirebbero sconfitti da una guerra tariffaria. «Sebbene da un punto di vista puramente commerciale il rapporto bilaterale sia strutturalmente favorevole all’Unione Europea, se si tiene conto anche dei servizi, degli investimenti e del rimpatrio degli utili il rapporto risulta quasi in perfetto equilibrio e forse addirittura a vantaggio degli Stati Uniti. Sia come sia, visto che le merci sono più facilmente tassabili dei servizi, l’Europa sarebbe di certo la prima a pagare lo scotto dell’aumento dei dazi doganali» ha detto Wane.

In una fase di incertezza sull’evoluzione dello scontro tra America e Cina la scelta migliore è procedere a una revisione del proprio portafoglio soprattutto dal punto di vista azionario.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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