Per gli Stati Uniti la bancarotta è scongiurata grazie alla sospensione del tetto del debito decisa dal Congresso americano. Per il presidente, Joe Biden, è una grande vittoria per l’economia e il popolo americano. In pratica, l’America potrà continuare a indebitarsi e rispettare tutti i suoi obblighi fino a dopo le prossime elezioni presidenziali del 2024, ma Biden dovrà fare tagli per 136 miliardi di dollari nello stesso periodo.
Debito pubblico e tassi in salita stanno condizionando la geopolitica. La prima potenza economica mondiale ha evitato per legge la bancarotta. Il pagamento del debito è stato spostato in avanti di un paio di anni. Non è la prima volta che accade. Barack Obama aveva fatto un accordo simile nel 2011. Per gli economisti, la soluzione trovata da Biden è migliore rispetto a quella di Obama e non dovrebbe fermare la ripresa o causare danni duraturi come nel 2011.
Per il consensus degli economisti di Bloomberg, è il segno dei tempi: allungare il pagamento dei debiti è il mantra di tutti gli Stati e finanziarsi con l’emissione di nuove obbligazioni a scadenza più lunga è la strada maestra. La prova? Le scadenze medie del debito pubblico nei Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) hanno raggiunto una lunghezza senza precedenti: oltre 8 anni secondo l’OECD Sovereign Borrowing Outlook 2023. Il report fornisce gli importi del debito sovrano in essere dal 2007 al 2022 e le proiezioni per il 2023 dei Paesi membri.
Il report OECD sul debito
- L’inflazione fa aumentare i prestiti. Nel 2022 il fabbisogno di prestiti dei paesi OCSE è sceso di oltre il 20% rispetto al picco raggiunto nel 2020 durante la pandemia di Covid-19. Sempre nello stesso periodo anche il debito sovrano in essere è sceso dall’88% all’83% del Prodotto interno lordo (PIL). Ma la guerra Russia-Ucraina ha interrotto questa tendenza. Nel 2023 i prestiti dovrebbero aumentare poiché molti paesi OCSE hanno come obiettivo la protezione di famiglie e imprese dall’impennata dell’inflazione, dall’aumento dei prezzi.
- Il debito resta elevato. Nonostante la tendenza al ribasso degli ultimi due anni, i livelli di indebitamento restano elevati rispetto al periodo precedente alla pandemia. Nel 2022 il fabbisogno di prestiti è stato più alto del 43% rispetto alla media 2011-2019 e il debito totale in essere è superiore al 10% del PIL.
- Scadenze ravvicinate. Questo volume di debito pubblico dovrà essere rimborsato o rifinanziato. Quasi la metà del debito negoziabile dell’OCSE – circa 23 mila miliardi di dollari – scadrà entro il 2027.
- Fine della politica accomodante. Durante la pandemia, molti Paesi dell’OCSE hanno potuto contare su una politica monetaria accomodante che ha reso più sopportabile contrarre debiti attenuando sia i costi del finanziamento sia i rischi di rifinanziamento. Oggi non è più così. I costi di prestito sono più che raddoppiati per i titoli sovrani dell’OCSE dal 2021 e sembrano destinati ad aumentare ulteriormente nel breve termine.
- Cresce il rischio. I Paesi OCSE hanno un elevato rischio di rifinanziamento e molti governi spenderanno una percentuale maggiore dei propri bilanci per gestire il debito e di conseguenza avranno maggiori vincoli fiscali nei prossimi anni.
- Le ricadute sui mercati emergenti. Anche le economie dei mercati emergenti devono affrontare livelli storicamente elevati di debito sovrano. Restano rendimenti più elevati, ma una domanda degli investitori meno certa a causa del rischio di cambio. La qualità del debito sovrano emergente è diminuita tra il 2021 e il 2022, con 40 declassamenti del rating concentrati principalmente in Europa e America Latina.
- Crescono le obbligazioni sostenibili. Lo stock totale di obbligazioni sostenibili supera ora i 325 miliardi di dollari, il 75% dei quali è focalizzato su progetti climatici e ambientali. Il valore totale delle emissioni obbligazionarie sostenibili è diminuito tra il 2021 e il 2022. Cresce, invece, il numero dei Paesi emittenti: sono stati dieci i nuovi Paesi nel 2022 e altri quattro si sono aggiunti nel primo trimestre 2023. La domanda degli investitori appare forte e questo slancio è dovrebbe continuare nei prossimi anni.
IDEE DI INVESTIMENTO
La fine della politica accomodante da parte della banche centrali per controllare l’inflazione e il perdurare della guerra in Ucraina hanno condizionato azioni e obbligazioni nel 2022 e creato una forte volatilità nel primo semestre 2023. In questo scenario le parole d’ordine sono diversificazione e controllo del rischio.
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Note
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