Mancano ancora circa tre settimane al referendum inglese sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nell’Unione Europea e cresce l’attenzione degli analisti sull’evento e sugli effetti che potrebbe avere sui listini.

Come qualcuno nota, sia la possibile Brexit che il rialzo dei tassi USA, l’altro oggetto di attesa che caratterizza queste settimane, non sono da considerare “cigni neri”, cioè eventi inattesi, bensì eventualità che i mercati stanno pian piano scontando ormai da alcuni mesi. Come a dire che in queste circostanze le reazioni non dovrebbero essere repentine ed eccessivamente intense. Nonostante ciò si pensa al referendum in UK come un possibile spartiacque, potenzialmente foriero di effetti domino in tutto il Continente, così come l’aumento dei tassi da parte della FED rimane uno dei driver importanti nei mercati dei capitali e nel rapporto tra le aree valutarie.

L’uscita del Regno Unito dalla Ue appare non più così remota, i sondaggi registrano percentuali che sostanzialmente si equivalgono e ci si interroga su cosa accadrebbe in caso la vittoria andasse al fronte dei “Leave”. Da questo punto di vista le autorità hanno avuto tutto il tempo di prepararsi e la BCE, con Draghi, ha voluto subito sottolineare che è pronta ad ogni risultato e ad utilizzare tutti gli strumenti necessari per raggiugere gli obiettivi prefissati. I tassi rimarranno quindi bassi molto a lungo e le operazioni di stimolo monetario continueranno anche in considerazione delle previsioni della stessa banca centrale che vedono la variazione dei prezzi dell’anno in corso ancora in negativo.

Sull’altro versante dell’Atlantico l’ipotesi di aumento dei tassi che stava prendendo corpo sembra in parte compromessa dai dati di venerdì sull’occupazione. Dopo le dichiarazioni di Janet Yellen la scorsa settimana i mercati assegnavano una probabilità maggiore del 50% ad un rialzo in luglio ed effettivamente le condizioni macroeconomiche offrono alcuni spunti positivi che confermerebbero questa ipotesi. La crescita economica si sta consolidando negli Stati Uniti, il contesto internazionale sembra migliorato e anche la Cina, tra luci e ombre, sembra essere meno sotto pressione, avendo dimostrato di poter ancora tenere sotto controllo borsa e cambio. Ma nel fine settimana la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro USA è stata un po’ una doccia fredda con 38 mila nuovi occupati contro i 164 mila attesi dagli economisti.

I mercati, pur in una fase di lento recupero generalizzato, appaiono conseguentemente attendisti a causa di incognite che pur metabolizzate sono fonte di incertezza non trascurabile. Se lo S&P500 è sui massimi annuali, l’EuroStoxx 50 staziona con fatica sopra i 3000 punti ed in Giappone il Nikkei 225 recupera con analoga difficoltà ciò che aveva lasciato per strada a maggio rimanendo ancora  a metà strada per recuperare i livelli di inizio anno. Il cross EUR/USD a maggio ha subito la flessione in termini percentuali più importante da settembre dello scorso anno riportandosi ben all’interno del canale di oscillazione che aveva tentato di violare il mese precedente; le indicazioni di venerdì, che riducono le probabilità di rialzo dei tassi, hanno nuovamente e repentinamente indebolito la moneta americana mostrando quanto i mercati siano focalizzati sulle prossime mosse della FED. Il petrolio, complici una serie di fattori anche esogeni, ha raggiunto i fatidici 50 dollari al barile, e insieme all’andamento di un po’ tutte le materie prime conferma uno scenario macro che comunque rimane discreto.

La prudenza dei listini azionari non manca di giustificazioni in un scenario che stenta a stabilizzarsi rendendo difficili le scelte degli asset manager attenti alla variabile rischio.

 

Note

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Luca Lodi

Luca Lodi

Competenze:
Head of R&D di FIDA, Finanza Dati Analisi, ha maturato competenze in quantitative finance, risk management, asset allocation, risparmio gestito, compliance, consulenza finanziaria e comunicazione. Coordina le attività di ricerca-sviluppo e formazione del gruppo (FIDAmind). Sviluppa metodologie quantitative per l'analisi di portafoglio, di strumenti e mercati finanziari.

Esperienza:
Coordina l’ufficio studi FIDA che realizza studi ed analisi ad ampio spettro utilizzando trasversalmente metodologie quantitative, tecniche e fondamentali. Docente presso l'Università di Torino (Scuola di Management ed Economia), si occupa di analisi quantitativa dei dati finanziari. Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate editoriali.
Negli anni precedenti ha collaborato con ADB S.p.A come responsabile del settore Banche Dati e poi dell’Ufficio Studi.

Formazione:
Ha una laurea in Economia. Ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali “Global Asset Allocation” (SDA Bocconi), Frontiers In Fianancial Markets Mathematics (Università di Bologna).

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