La transizione epocale dell’industria automobilistica, dai motori a combustione interna all’auto elettrica, sta cambiando lo scenario dell’economia mondiale. L’asse del business si sta spostando dall’Occidente all’Asia. E siamo solo all’inizio di un nuovo ordine globale dei trasporti. La posta in gioco è enorme. Secondo lo scenario di base di BloombergNEF, il valore cumulativo di tutte le forme di vendita di veicoli elettrici raggiungerà gli 8.800 miliardi di dollari entro il 2030 e i 57.000 miliardi di dollari entro il 2050. Se l’addio ai veicoli a combustione dovesse accelerare rispetto allo scenario di base, la cifra potrebbe salire a oltre 88.000 miliardi di dollari entro il 2050.

Auto elettrica: lo strapotere cinese

Diventare leader nel mercato delle auto elettriche (EV) non è una questione di grandezza e di posizione di leadership. Serve velocità e, soprattutto, facilità di reperimento a prezzi competitivi delle materie prime, litio in primo luogo. Su entrambi i fronti la Cina ha dimostrato di essere imbattibile rispetto al resto del mondo. In particolare:

  • Alla Cina l’80% del mercato. Secondo dati Bloomberg, la Cina è il leader assoluto nella corsa ai veicoli elettrici. Ha una quota superiore all’80% della capacità mondiale delle batterie agli ioni di litio e un enorme vantaggio sulla maggior parte degli altri componenti.
  • Leader nelle esportazioni. L’ago della bilancia dell’auto elettrica pende verso la Cina che nel 2023 ha raggiunto il record di esportazioni. Sono stati 5 milioni i veicoli esportati su una produzione totale di 30,16 milioni di veicoli, secondo i dati della China Association of Automobile Manufacturers (Caam), superando il Giappone che si è fermato a 4,3milioni di veicoli esportati.

Per fermare lo strapotere cinese, Stati Uniti ed Europa stanno mettendo in campo azioni difensive delle proprie industrie automobilistiche. Questo imponendo dazi e cercando di attirare produttori EV sul proprio territorio. Ma le misure nella maggior parte dei casi non piacciono alle aziende Usa e UE costruttrici di auto.

Auto elettrica: Usa tra dazi e Inflation Reduction Act (IRA)

Il presidente americano, Joe Biden, ha deciso di quadruplicare i dazi sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina portandoli dal 27,5% al 102,5% e con l’Inflation Reduction Act (IRA) ha stanziato fondi per attirare i produttori EV in America. Vediamo quali sono le conseguenze:

  • Il Messico sarà uno dei maggiori beneficiari dei crediti d’imposta di Biden che prevedono fino a 7.500 dollari per gli acquisti da parte dei consumatori di veicoli elettrici prodotti in Nord America. General Motors, BMW, Ford, Stellantis e Kia Corporation hanno tutte annunciato piani per espandere la loro produzione di veicoli elettrici in Messico. Tutte vogliono sfruttare il vantaggio del near-shoring, ovvero l’esternalizzazione di parte dei servizi in Paesi esteri vicini o avvicinare la produzione al territorio di consumo. E anche Elon Musk sta pensando al Messico. Tesla vuole costruire un mega fabbrica nello Stato settentrionale del Nuevo Leon. Il fondatore di Tesla ha inoltre fatto marcia indietro sui dazi imposti da Biden ai veicoli elettrici cinesi: inizialmente li aveva appoggiati, ma a pochi mesi dalle elezioni presidenziali americane ha cambiato posizione affermando che le decisioni che inibiscono la libertà di scambio o distorcono il mercato non sono mai buone.
  • Mentre le case automobilistiche occidentali si preparano a produrre veicoli per il mercato americano passando dal Messico, le case automobilistiche cinesi sono riuscite a superarle aumentando le vendite ai messicani. Il Messico è stato il secondo maggiore importatore di auto cinesi dopo la Russia. La casa automobilistica cinese BYD, acronimo di Build Your Dreams, che vede tra gli azionisti anche il guru della finanza americana Warren Buffett, vuole aprire un impianto di produzione di veicoli elettrici proprio in Messico e a settembre 2024 ha lanciato un nuovo veicolo elettrico compatto, il Dolphin, per il mercato messicano. Il primato delle vendite in Messico è, al momento, della cinese JAC Motors che sta ampliando il suo stabilimento a Hidalgo, nel Messico centrale.

Auto elettrica: UE tra dazi, indagini e invasione cinese

La strada scelta dall’Unione Europea è molto simile. Il 4 ottobre 2023 la Commissione europea ha avviato un’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici cinesi per determinare se imporre dazi. L’UE vuole scoprire se le esportazioni cinesi di veicoli elettrici verso il mercato europeo stanno beneficiando di sovvenzioni eccessive. Per questo, la Commissione europea ha deciso di raddoppiare i dazi portandoli dal 17,4% al 38,1%. La Germania è contraria perché teme l’inizio di una guerra commerciale. In caso di approvazione, i dazi entreranno in vigore dal 5 luglio 2024. Secondo la Commissione europea, le importazioni di auto cinesi in UE sono state troppe e in un tempo breve. In particolare:

  • Le vendite di auto cinesi in Europa. Da ottobre 2023 a gennaio 2024 i veicoli cinese arrivati in Europa soni aumentati dell’11% rispetto al periodo settembre ottobre 2022-settembre 2023. Da qui la decisione di aprire l’indagine che terminerà a novembre 2024, ma la Commissione può comunque imporre dazi provvisori a partire da luglio 2024. Un primo effetto è già stato ottenuto: nei primi due mesi del 2024 l’import delle auto cinesi è sceso del 20% rispetto al 2023. I costruttori cinesi, però, hanno già trovato il modo di aggirare i dazi producendo direttamente sul territorio UE. BYD ha annunciato l’intenzione di introdurre la sua berlina Seagull in Europa nel 2025, che offre funzionalità premium come il controllo della velocità di crociera e la ricarica wireless del telefono. Venduta per meno di 10.000 dollari in Cina, in Europa costerà meno di 20.000 euro. L’Ungheria si è candidata come fabbrica europea dell’auto elettrica. L’epicentro ungherese delle auto elettriche è Debrecen, la seconda città più grande del Paese dopo Budapest, che si trova al confine orientale, vicino alla Romania. L’obiettivo della città, che negli ultimi otto anni ha attratto oltre 12,5 miliardi di investimenti secondo dati Bloomberg, è diventare un hub chiave per i produttori di batterie, ospitando fabbriche e lavoratori stranieri. BYD vuole aprire qui una fabbrica, BMW ha scelto Debrecen per un nuovo stabilimento e la cinese Contemporary Amperex Technology sta costruendo il più grande stabilimento di batterie d’Europa. Lo spazio del parco industriale di Debrecen supera i 40.000 ettari, un’ancora di salvezza economica che è pronta a spingere l’Ungheria, con meno di 10 milioni di abitanti, a diventare il quarto produttore di batterie a livello globale, dopo Cina, Stati Uniti e Germania, secondo i dati BloombergNEF.
  • La reazioni dei marchi europei. Le principali case automobilistiche europee stanno prendendo in considerazione misure non ortodosse per contrastare la sfida, comprese nuove alleanze. Renault sta apertamente cercando partner per tagliare i costi puntando alla creazione di una piattaforma per auto piccole, mentre Stellantis inizierà le vendite a settembre delle auto realizzate attraverso la sua joint venture con la cinese Zhejiang Leapmotor Technologies Ltd e si dice pronta a lanciare una piccola Citroen elettrica al costo di 20.000 euro. Intanto BYD vorrebbe, almeno a parole, venire in Italia a produrre e potrebbe diventare il marchio su cu il made in Italy dell’auto può puntare dopo il progressivo disimpegno di Stellantis. Per BYD l’obiettivo è chiaro: vendere 800 mila auto in Europa entro il 2030 (oggi ne vende meno di 14.000). Ma siamo ancora all’inizio di una partita tutta da giocare.

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Note

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*Articolo pubblicato il 28 maggio 2024 e sottoposto a successivi aggiornamenti 

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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