La storia di Deliveroo non è solo, come ha scritto il Financial Times, il racconto della peggiore Initial Public offering (IPO) di sempre sulla Borsa di Londra, ma è anche l’inizio della trasformazione della cosiddetta Gig economy. Questo modello di business basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, e non su prestazioni lavorative stabili e continuative, caratterizzate da maggiori garanzie contrattuali potrebbe semplicemente crollare.

Dopo anni di tante ore lavorate e magri guadagni, i gig workers stanno contestando in tutta Europa la loro esclusione dai benefici standard di cui godono i dipendenti come il salario minimo, le ferie e l’indennità di malattia oltre a al contributo pensionistico.

La Gig economy, di cui Deliveroo è uno dei massimi esponenti, non è sostenibile e in un mondo dove i criteri ESG stanno diventando centrali anche per gli investitori finanziari questo modello è da bocciare. Trattare i lavoratori in modo equo è un tema centrale della sostenibilità e rientra sia lettera S di sociale sia nella lettera G di governance.

Non è un caso che l’insuccesso dell’IPO sia in larga parte dovuto alle dichiarazioni di grandi gestori inglesi come Aviva Investors e Aberdeen Standard Investments che hanno dichiarato pubblicamente che non avrebbero partecipato alla quotazione di Deliveroo a causa dell’errata classificazione dei suoi lavoratori come “lavoratori autonomi”.

Una Gig economy più sostenibile

Proprio nell’anno i cui la pandemia ha reso le società della Gig economy i loro lavoratori essenziali per vivere in condizioni di lockdown, le disuguaglianze di trattamento sono diventate evidenti. Il modello di business delle piattaforme appare come una delle forme più estreme di squilibrio di potere tra lavoratori e capitale: l’azienda detiene la piattaforma tecnologica, gli algoritmi e i dati, ma si libera da ogni responsabilità sociale per i lavoratori che rendono la piattaforma redditizia. Se questo andava bene fino a ieri, oggi il sentiment del mercato è cambiato perché si calcola il rischio di reputazione, legale, normativo a cui queste società possono andare incontro.

La Gig economy è costretta a cambiare e lo sta già in parte facendo: il governo spagnolo ha annunciato un accordo con i sindacati e le associazioni imprenditoriali che definisce i corrieri delle piattaforme di consegna Glovo con sede a Barcellona come dipendenti. La Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che i conducenti di Uber sono dipendenti. E cresce la fomentazione sindacale in tutto il mondo, spesso legata ad azioni legali, in paesi come Regno Unito, Nigeria e Kenya.

Ma è l’Italia che, secondo il Financial Times, guida la protesta in Europa. Dopo lo sciopero dei lavoratori di Amazon il 22 marzo e la protesta dei riders delle piattaforme di consegna del cibo Just Eat il 26 marzo, si è siglato il 29 marzo 2021 il primo accordo a livello nazionale tra sindacati e Just Eat Take Away Express riconosce i riders come lavoratori subordinati che da ora in poi potranno godere di ferie, malattia, contributi, permessi, mensilità aggiuntive, paga oraria, maggiorazioni, Tfr. Secondo il Financial Times, l’Italia ha aperto un fronte che cambierà la Gig Economy.

IDEE DI INVESTIMENTO

La chiara avversione di Aviva Investors per l’ingiustizia del modello Gig economy, combinata con le argomentazioni sul “rischio dell’investitore”, è il segnale che nella costruzione di portafogli di investimento responsabili (ESG) la responsabilità sociale (S) della sigla ESG sta aumentando di peso e questo porta a evitare la peggiore forma di sfruttamento dei lavoratori.

Per costruire portafogli che soddisfano i criteri della lettera S i gestori individuano storie e trend di lungo periodo che soddisfino gli obiettivi generali del tema. Oltre alle condizioni di lavoro sono diversi i temi che guidano la S degli Investimenti sostenibili. Tra questi: i cambiamenti demografici, la salute, la riorganizzazione delle città.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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