Per il governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, la politica monetaria del Paese deve tenere conto più del rischio che dell’obiettivo del 2% d’inflazione e da questo l’evoluzione economica e dei prezzi non potrà prescindere. Per questo gli occhi del mercato sono puntati sul prossimo meeting di definizione delle politiche monetarie giapponesi che è atteso il 31 ottobre. Kuroda ha appena confermato i tassi d’interesse allo 0,10% in negativo ma potrebbe essere sul punto di cambiare rotta con una nuova strategia di politica monetaria non convenzionale. In che modo? Secondo i sentiment degli analisti di Bloomberg la mossa attesa è quella di una riduzione degli acquisti dei titoli di Stato a lungo termine che servirebbe a spingere al rialzo i tassi delle obbligazioni trentennali, ovvero il mercato prediletto di fondi pensione e assicurazioni, mentre non dovrebbe accadere nulla sui titoli di Stato a breve termine che hanno rendimenti negativi come quasi il 70% dei bond statali globali: secondo i calcoli di Bank of America Merrill Lynch in circolazione ci sono circa 16 mila miliardi di dollari di obbligazioni a rendimento sotto zero.
Il Paese dell’eterno QE è pronto a una svolta che, ancora una volta, punta a sostenere l’economia. Secondo un’analisi a cura dal team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, la Banca del Giappone taglierà i tassi d’interesse da -0,1% a -0,2% a fine ottobre, concentrandosi di più sull’acquisto di titoli di debito sulle brevi scadenze e riducendo quelli di obbligazioni a lunga scadenza. L’obiettivo? Far scendere i tassi a breve e medio termine per stimolare l’economia ed evitare un apprezzamento eccessivo della valuta e stimolare un incremento dei tassi a lungo termine per permettere alle società assicurative del ramo vita e ai fondi pensione di offrire rendimenti appetibili per gli investitori. Per gli investitori istituzionali, dunque, il Giappone diventa un buon terreno di sfida sul segmento obbligazionario, ma le potenzialità maggiori restano sull’azionario del Paese. La ragione?
Secondo un’analisi di Morgan Stanley il Paese sta vivendo il turnaround più sottovalutato dei mercati azionari globali per una serie di ragioni:
- La deflazione è terminata e la crescita della produttività è tra le più alte nelle nazioni del G7 e il return on equity (ROE), ovvero la redditività delle aziende in base al capitale, è più che raddoppiato dal 2012. Inoltre 24 settori azionari quotati in Giappone hanno migliorato il loro ROE rispetto ai competitor globali negli ultimi 15 anni.
- Il Giappone è in una posizione unica per approfittare della sfida economica legata all’invecchiamento della popolazione – il 27% della popolazione giapponese ha più di 65 anni ed è il valore più alto a livello globale – aumentando sostanzialmente la quota di investimenti dedicata all’intelligenza artificiale, alla robotica e all’automazione.
- Il Giappone ha un vantaggio culturale rispetto agli altri Paesi quando si tratta di robotica e intelligenza artificiale. Lo dimostrano le stime di investimento in automazione, robotica, intelligenza artificiale e Internet of Things (IOT) delle grandi imprese che potrebbero raddoppiare dal 10,6% di oggi al 22,8% entro la fine del 2020.
- Mentre la tecnologia è la chiave per migliorare la produttività, anche se la percentuale di lavoratori più anziani continua ad aumentare, ci sono altri fattori demografici a sostegno dell’economia: l’afflusso di lavoratori stranieri sta aumentando il numero di lavoratori qualificati. Secondo le stime di Morgan Stanley gli stranieri che sono già oltre 1 milione nel Paese saliranno a oltre 2 milioni, ovvero circa il 4% di tutti i lavoratori giapponesi, entro il 2025.
- La digitalizzazione crescente del Paese porterà anche un graduale abbandono del pagamento in contanti. Oggi solo il 21% delle transazioni in Giappone è senza contanti, contro una media del 45% al di fuori del Giappone. Secondo Morgan Stanley, le transazioni senza contanti si sono destinate a crescere fino al 30% del totale entro il 2025.
IDEE DI INVESTIMENTO
La crescita del ROE delle azioni giapponesi è un buon motivo per guardare al Paese come a un investimento azionario di lungo periodo. A spingere l’economia non c’è solo la politica monetaria della Banca del Giappone ma anche l’accordo parziale sul commercio digitale tra Stati Uniti e Giappone siglato a settembre 2019 che riguarda 40 miliardi di dollari di merci – il Giappone apre così a 7 miliardi di dollari circa di merci agricole americane – e dovrebbe diventare operativo a gennaio 2020. Si tratta del primo passo per un’intesa più ampia tra i due Paesi, con il Giappone che, cedendo sull’agricoltura, punta a mantenere alta la quota di export del settore auto: i veicoli made in Japan valgono oltre 51 miliardi di dollari di export in Usa, pari a quasi un terzo del commercio globale tra Giappone e Usa. Tra i settori che i gestori ritengono in crescita sul mercato azionario giapponese ci sono: tecnologia, scienze della vita e salute, space economy.
Per investire sul mercato giapponese ci sono fondi azionari specializzati (Categoria Morningstar: Azionari Giappone Large Cap) che guardano alle aziende di maggior capitalizzazione.
La Top 10 dei fondi azionari che investono in Giappone
Prodotto | Rendimento 1y | Rendimento 3y |
---|---|---|
Jupiter Global Fund - Jupiter Japan Select Class D EUR Acc | 12,66% | 9,69% |
Fidelity Funds - Japan Fund Y-DIST-EUR | 12,16% | 7,39% |
Goldman Sachs Japan Equity Partners Portfolio I Acc EUR | 11,42% | --- |
GAM Star Japan Leaders Class GBP Income | 9,09% | 5,67% |
Pictet - Japanese Equity Selection Classe R Eur | 8,56% | 7,99% |
JPMorgan Investment Funds - Japan Select Equity Fund I2 (acc) - JPY | 8,53% | --- |
Invesco Funds - Invesco Japanese Equity Advantage Fund Z Accumulation EUR | 7,39% | 8,78% |
Comgest Growth Japan GBP I Acc | 7,14% | 11,68% |
Nomura Funds Ireland plc - Japan High Conviction Fund Class ID EUR | 7,12% | --- |
Polar Capital Funds PLC - Polar Capital Japan Value Fund Class S (GBP) | 6,58% | 8,49% |
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Note
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