Mentre Vladimir Putin portava a casa la rielezione a presidente delle Federazione russa di altri 6 anni, mettendo a segno un record assoluto di governo puntando ai 24 anni di dominio indiscusso, il premier cinese Li Keqiang buttava acqua sul fuoco della guerra commerciale con la gli Stati Uniti. La disponibilità a trattare e a sedersi a un tavolo è stata ribadita dal presidente cinese Xi Jinping, alla chiusura del Congresso nazionale del popolo, che ha sottolineato come la Cina voglia continuare a partecipare attivamente al processo di riforma e di costruzione di un sistema di governance globale.
Così mentre la Russia di Putin vede già il prossimo obiettivo di pax commerciale con il Giappone – l’incontro è atteso alla fine di maggio 2018 – del primo ministro giapponese Shinzo Abe, grazie alla firma di un trattato di pace che metta al centro sicurezza e cooperazione economica, la Cina non vuole sentire parlare di guerre commerciali con gli Stati Uniti perché non ci sarebbe alcun vincitore. I mercati però non ci credono. In questo momento è proprio la Cina a destare le maggiori preoccupazioni. «In questo Paese, la crescita economica è in rallentamento, in quanto le autorità di Pechino hanno nuovamente tentato di sgonfiare la bolla del credito», riporta il Barometro sui mercati a cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management. «E se, come sembra probabile, il ritmo di crescita del credito rallenterà ulteriormente e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump emanerà ulteriori misure protezionistiche contro la Cina, le prospettive per i mercati emergenti e il resto dell’economia globale appariranno meno rosee rispetto ad alcuni mesi fa».
La Cina tende il ramoscello d’ulivo della pace agli Usa, ma la partita è ancora tutta da giocare. Non a caso lo spettro di una guerra commerciale è aleggiato pesantemente sul tavolo del G20 di Buenos Aires dove i dazi di Donald Trump e la web tax dell’Europa sulla Silicon Valley sono stati al centro del dibattito. Così mentre le borse affondavano, anche sotto i colpi dello scandalo Facebook e in vista della prossima stretta della Fed, i ministri finanziari e i governatori delle banche centrali si sono ritrovati a discutere sulla ricerca di soluzioni al protezionismo di Trump. I primi ad osteggiare i dazi sono gli ex amici del presidente a Wall Street, con Goldman Sachs in testa. Ma di pedaggi sull’acciaio e l’alluminio voluti dal presidente americano non si scappa più e l’entrata in vigore è attesa il 23 marzo 2018, anche se è già partita la corsa alla richiesta di esenzioni dei singoli Stati, con la Corea del Sud prima della lista.
La tensione resta alta fra Stati Uniti e Cina sul possibile nuovo pacchetto di dazi da 30 miliardi di dollari contro Pechino e l’Europa non sta a guardare. Dopo la lista dei prodotti made in Usa da colpire con dazi in ritorsione alle misure di Trump, è da tempo pronta una web tax sui giganti della Silicon Valley che in generale ha un peso su tutto il settore della tecnologia campione di rendimento nel 2017.
IDEE DI INVESTIMENTO
Il protezionismo statunitense e l’intenzione della Cina di stabilire autonomamente le proprie iniziative commerciali avranno ripercussioni sul trend di crescita globale. «La FED dovrà adottare la politica di normalizzazione dei tassi in tempi brevi, probabili quattro aumenti nel 2018», ha detto Philippe Waechter, Chief Economist di Natixis Asset Management. «L’aumento dei tassi sarà più rapido e più netto del previsto, per cui la volatilità si farà sentire sui mercati azionari». Secondo l’analisi di Natixis Asset Management c’è sempre un ritardo di 18-24 mesi tra il ritocco dei tassi della Fed e l’aumento della volatilità, quindi questo si verificherà in maniera importante tra il 2019 e il 2020.
Per investire in tempi di volatilità sono diverse le soluzioni:
- Una strada è prendere la volatilità per le corna e puntare sui migliori fondi che investono sulle oscillazioni dell’indice VIX, il parametro che misura la volatilità implicita nel prezzo delle opzioni, ovvero il prezzo che gli operatori sono stati disposti a pagare per assicurarsi la facoltà, ma non l’obbligo, di scommettere al rialzo e al ribasso sull’indice S&P500.
- Un’altra strada è puntare al massimo sui benefici della diversificazione che in queste fasi di mercato possono essere notevoli, soprattutto se sono nelle mani dei migliori gestori di fondi multistrategy alternative che operano con un modello forte e con solide capacità di gestione del rischio.
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Note
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