Quando un indice di Borsa raggiunge un rendimento positivo a tre cifre dai suoi minimi è il momento di farsi delle domande. Sul Nasdaq, il mercato americano con la più alta concentrazione di tecnologia e idee innovative, i dubbi sono tanti. La ragione è semplice: c’è ancora chi, dopo 15 anni si lecca le ferite dello scoppio di una bolla che ha bruciato miliardi di dollari e provocato una discesa all’inferno dei titoli tecnologici con ribassi del 200% dal 2000 al 2002. Così quando a fine aprile l’indice americano è tornato sopra i 5.000 punti con un rialzo dal 2000 del 351% abbattendo una soglia psicologica importante la domanda è diventata più pressante: siamo alla vigilia di una nuova bolla? Se si guardano le valutazioni delle società quotate la risposta è negativa.

Il rapporto prezzo/utili non è da bolla. La prova arriva dall’analisi di Morningstar che ha ricordato come a marzo 2000, prima che il mercato scoppiasse, i titoli hi-tech erano trattati a 50 volte gli utili attesi, contro le 12 volte delle aziende dei comparti tradizionali. Oggi il rapporto è di 18 per entrambe le categorie di azioni. Società come Apple, per esempio, secondo il miliardario americano Carl Ichan dovrebbero valere fino a 240 dollari per azione dai 130 dollari attuali, e anche Google, Amazon, Alibaba e Facebook sembrano essere solide e, anche se hanno corso tanto dalla quotazione, hanno conti e aspettative sugli utili che potrebbero giustificare quotazioni più alte. Ad allontanare lo spauracchio di una nuova bolla c’è poi un altro fattore: nel 2000 il settore tecnologico pesava il 30% sul totale dell’indice, adesso il peso è sceso al 20%.

Occhi puntati su Uber. Nei numeri ci sono tutte le premesse per allontanare il rischio bolla dal Nasdaq. Ma le cronache finanziarie fanno riflettere e consigliano chi investe di tenere, comunque, alta la guardia. L’ultimo esempio è la voglia di quotazione di Uber, il colosso dei taxi privati, che secondo un’indiscrezione del Wall Street Journal poi confermata da Bloomberg e New York Times «sta pianificando di raccogliere dagli 1,5 miliardi ai 2 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti, cosa che le consentirebbe di raggiungere una valutazione di 50 miliardi di dollari e oltre». Per ora solo Facebook è arrivata a tanto.

Idee di investimento

Per puntare sulla tecnologia, conviene diversificare guardando anche fuori dall’America e dal Nasdaq (categoria Fund selector Online sim: Azionari Settore Informatica). I migliori fondi a disposizione per rendimento a un anno (maggio 2014- maggio 2015) inizio anno sono:

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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