Secondo le ipotesi della moderna teoria del portafoglio, ogni asset class che si aggiunge aumenta la diversificazione e l’efficienza. Per questo, in teoria, gli investitori dovrebbero sempre cercare un’esposizione di portafoglio che punti a un’ampia varietà di classi di attività su cui investire. Per allargare lo sguardo oltre i mercati finanziari in cerca di beni alternativi disponibili per gli investimenti, una diversificazione del portafoglio in vino è una possibilità interessante.

Ma il vino è un buon investimento? E come si può investire in vino? Ecco una piccola guida su come investire correttamente in vino nel 2020.

Vini da investimento: quali sono i migliori

La prima e più semplice strada per investire in vino è l’acquisto delle bottiglie più pregiate. Per scoprire quali sono i migliori vini da investimento si fa riferimento alla classifica stilata ogni anno da Liv-ex, il database più completo al mondo per misurare le quotazioni dei vini che ha ormai una storia ventennale. Se si guarda alla classifica 2019 dei migliori 100 vini da investimento, la Francia domina con ben con 42 vini di Bordeaux, 34 di Borgogna, sette di Champagne e quattro del Rodano. Sono ben posizionati anche gli italiani con il Sassicaia, bandiera di Bolgheri, nella Top 10 e molto staccati, tutti oltre la trentesima posizione, altri nomi storici della viticoltura come Bruno Giacosa, Angelo Gaja, Solaia,Tignanello, Masseto, Ornellaia e il Soldera (Case Basse). Se si guarda al podio del 2019, al primo posto in assoluto troviamo Armand Rousseau (+20,8% la rivalutazione di prezzo rispetto al 2018) seguito da DRC (+9,52%) e da Leroy (+13,96%). Tutti questi vini sono dei classici da investimento che hanno una rivalutazione costante nel tempo, ma se si cercano gli outsider, secondo gli analisti di Liv-ex, ci sono alcuni nomi da tenere d’occhio che si sono qualificati per la classifica generale per la prima volta nel 2019.
Il primo è l’argentino Catena Zapata con due bottiglie di punta (Nicolas Catena Zapata e Adrianna Vineyard Mundus Bacillus Terrae Malbec), che è un’azienda molto attenta alla sostenibilità; il secondo outsider è il tedesco Keller, che ha un futuro promettente nonostante i numeri bassi; il terzo è il cileno Sena, prodotto da Mondawi e Chadwick e venduto attraverso La Place, che è molto elogiato dalla critica per armonia ed equilibrio; il quarto outsider da tenere d’occhio è lo spagnolo Lopez Heredia.

Investire in vino conviene? I pro e i contro

Il rendimento è una delle caratteristiche da valutare prima di investire e il vino non fa eccezione. Negli ultimi 5 anni chi avesse investito nell’universo delle bottiglie migliori classificate nell’indice Liv-ex 100 avrebbe avuto una performance del 28,86% ma il rendimento sarebbe stato maggiore puntando solo su alcuni vini regionali, per esempio, l’indice Burgundy 150, che racchiude le migliori bottiglie di Borgogna ha reso l’87% negli ultimi 5 anni e sono tanti gli indici che misurano le performance del vino. Ma la performance che dipende dal prezzo delle bottiglie è solo uno degli elementi da considerare. Il rendimento del vino dipende molto dall’invecchiamento che influisce indipendentemente dalle condizioni del mercato e anche dalle annate. Vediamo quali sono le caratteristiche chiave dell’investimento in bottiglie di vino:

  • Investire in vino è esentasse. In Italia, i rendimenti da investimenti finanziari sono soggetti a una tassa del 26%, mentre i rendimenti del vino, essendo un bene deteriorabile, non sono soggetti ad alcuna tassazione.
  • La performance delle bottiglie non risente delle oscillazioni dei mercati finanziari ed è un investimento di lunghissimo periodo, quasi un oggetto da collezione.
  • Per godere di rendimenti importanti è opportuno saper aspettare, poiché la rivalutazione delle bottiglie è strettamente legata al loro invecchiamento.
  • Per ottenere rendimenti importanti nel lungo periodo conviene puntare sugli outsider ma in questo caso il rischio aumenta.

Come fare per investire in vino correttamente: i consigli pratici

Il vino è un bene fisico deteriorabile, quindi deve essere conservato in cantine dove temperatura, umidità e posizione della bottiglia seguano regole ben precise. Una conservazione non idonea compromette la qualità e il valore del vino.

  • Come qualsiasi oggetto da collezione, la bottiglia di vino è soggetta a valutazioni di prezzo che sono indipendenti anche dalla sua corretta conservazione. Per scegliere la bottiglia giusta bisogna considerare, per esempio, la scarsità della produzione in un determinato anno, la qualità dell’annata, il giudizio dei critici e il prestigio della cantina che lo produce.
  • Prima di acquistare una bottiglia è bene accertarsi che: il vino consigliato appartenga a un’annata di qualità per quella determinata tipologia di vino; le promesse dell’intermediario siano realistiche e basate su considerazioni oggettive; se conservato in un deposito di terzi, il vino sia registrato a proprio nome; l’intermediario goda di buona fama e che operi sul mercato da diversi anni.

Un’alternativa all’investimento diretto in bottiglie di vino è rappresentata dai fondi specializzati nell’acquisto di un vasto paniere di bottiglie di vino. Negli anni sono cresciuti i prodotti specializzati: il più antico è The Wine Investment Fund, un fondo che nel corso degli anni, ha prodotto ottimi risultati e si concentra prevalentemente sui vini dei migliori Bordeaux. Punta tutto sull’Italia il VintHedge Italian Wine Growth Fund che è stato lanciato da Banque de Patrimoine Prives con diversi partners finanziari ed è un fondo che investe direttamente in vini pregiati italiani. La strategia di The Bottled Asset Fund che fa capo a Vino Management, una società con base nelle Isole vergini Britanniche, ha una buona diversificazione di portafoglio tra vini italiani acquisiti direttamente dai produttori di vini Premium a prezzi vantaggiosi, premier Champagne, premier Borgogna, e alcuni selezionati produttori dall’elenco degli outsider. Tra gli ultimi nati c’è il Wine Source che propone una singolare formula di investimento sui terreni coltivati ​​a vigneto di qualità. In questo caso in portafoglio ci sono i vigneti selezionati in giro per il mondo, ovvero la materia prima per produrre vino di qualità e la soglia minima di investimento è elevata (200.000 mila euro).

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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