Dopo due anni di grande volatilità, il ciclo rialzista delle materie prime sembra avviarsi verso una fine. Secondo il Commodity Markets Outlook di ottobre 2025 della World Bank, i prezzi complessivi delle materie prime globali sono destinati a calare di circa il 7% nel 2026, segnando il quarto anno consecutivo di ribasso. Una tendenza che, se confermata, riporterebbe l’indice mondiale delle commodities a livelli inferiori del 36% rispetto al picco del 2022, quando la ripresa post-pandemica e le tensioni geopolitiche avevano spinto al rialzo energia, metalli e prodotti agricoli.
Energia in frenata: petrolio sotto i 60 dollari
La debolezza dell’economia globale e l’eccesso di offerta nel mercato del petrolio continuano a pesare. Il prezzo del Brent è previsto in media a 60 dollari al barile nel 2026, in calo dagli 81 dollari del 2024. Alla base di questa correzione ci sono:
- la debole domanda cinese di petrolio, ancora sotto i livelli pre-2019;
- la crescita della produzione OPEC+ e dei Paesi non OPEC;
- l’espansione delle auto elettriche e ibride, che sta riducendo la domanda globale di carburanti.
Anche il gas naturale, motore dell’IA, vedrà una dinamica mista: negli Stati Uniti i prezzi potrebbero salire dell’11% nel 2026 grazie alla crescita dell’export di LNG, mentre in Europa e Asia sono attese leggere flessioni, complice l’ampliamento della capacità produttiva globale.
Agricoltura e fertilizzanti: equilibrio fragile
Nel comparto agricolo, la World Bank prevede un calo contenuto (-2% nel 2026) grazie a buone condizioni di offerta e raccolti in linea con la media. Tuttavia, le restrizioni commerciali e il possibile ritorno del fenomeno La Niña restano rischi da monitorare, perché potrebbero impattare negativamente sui raccolti di mais, soia e riso.
I fertilizzanti, dopo l’impennata del 2025 (+21%), dovrebbero correggere di circa il 5% nel 2026, restando però su livelli elevati rispetto al periodo pre-pandemico. Le sanzioni su Russia e Bielorussia e i limiti all’export imposti dalla Cina continuano a influenzare il mercato.
Metalli: stabilità dopo la corsa della transizione verde
Dopo i forti rialzi del biennio 2023-2024, i metalli e minerali mostrano segnali di stabilizzazione. L’indice globale resterà pressoché invariato nel 2026, con prospettive di moderato rialzo nel 2027 (+2%). La domanda di rame, nichel e stagno rimane sostenuta dagli investimenti nella transizione energetica e dalla crescita delle infrastrutture digitali (data center e intelligenza artificiale), ma la debolezza industriale e l’incertezza politica frenano ulteriori aumenti di prezzo.
Oro e argento brillano ancora
Un’eccezione al trend ribassista è rappresentata dai metalli preziosi. Dopo un 2025 da record (+40%), i prezzi di oro e argento dovrebbero salire ancora nel 2026 (+5%), sostenuti da:
- domanda d’investimento e acquisti record da parte delle banche centrali;
- politiche monetarie più espansive e tassi in calo;
- tensione geopolitica e incertezza macroeconomica.
IDEE DI INVESTIMENTO
Per gli investitori in fondi comuni esposti alle materie prime, il 2026 potrebbe rappresentare un punto di svolta. Dopo un lungo ciclo rialzista, lo scenario delineato dalla World Bank suggerisce:
- una fase di consolidamento per energia e materie prime industriali;
- una possibile diversificazione verso settori difensivi come i metalli preziosi;
- attenzione ai fondi che puntano su strategie attive e tematiche di lungo periodo, legate alla transizione energetica e all’innovazione tecnologica.
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Note
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