Negli ultimi anni l’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance) è diventato una parola d’ordine nei mercati finanziari. Ma oggi, dopo un decennio di crescita esponenziale, c’è chi come Euronext vuole darle un altro significato e anche i colossi della consulenza come McKinsey segnalano che l’approccio ESG tradizionale è in crisi. Per continuare a creare valore, le imprese, e gli investitori che le finanziano, devono andare oltre le checklist di indicatori e abbracciare un modello più dinamico, centrato sulle capacità distintive e sulla capacità di innovare per risolvere problemi ambientali e sociali reali. Quale futuro ci aspetta?

ESG in affanno: troppe metriche, poco impatto

Secondo McKinsey (Beyond ESG: From Checklists to Capabilities, 2025), le grandi aziende monitorano oggi in media oltre 100 indicatori ESG. Questo iper-attivismo regolatorio ha aumentato la trasparenza, ma ha anche creato “ESG fatigue”: una sensazione diffusa di complessità e inefficacia. Le imprese compilano report, ma spesso non sanno più distinguere cosa conta davvero per il business e per la società.

A questo si aggiunge una crescente disomogeneità nei rating ESG, con agenzie che usano metodologie diverse e punteggi poco confrontabili. Il risultato? Molti investitori faticano a capire se un’azienda “ESG-friendly” stia davvero contribuendo al cambiamento o solo ottemperando a regole di compliance.

Dal rispetto delle regole alla creazione di valore reale

Il nuovo paradigma che emerge dal report McKinsey è chiaro: il futuro della sostenibilità passa da un approccio basato sulle capacità. Non si tratta più di fare tutto o di rispondere a ogni KPI, ma di individuare le aree in cui un’azienda può avere un impatto concreto grazie alle proprie competenze industriali e tecnologiche.

È la logica del cosiddetto approccio horses for courses: ogni impresa deve scegliere la propria corsa, ovvero le 1–3 sfide sociali o ambientali su cui può fare davvero la differenza. Le aziende che lo hanno già fatto, come Zipline, con la distribuzione di sangue e vaccini via droni in Africa, o Reliance Jio, che ha reso accessibile internet a milioni di persone in India, dimostrano che innovazione e impatto possono coesistere.

Misurare ciò che conta: la nuova frontiera del Sustainability Goal Tracking

E allora cosa fare? Il Sustainability Goal Tracking eBook di Tango Alaytics evidenzia un punto chiave: senza un sistema di monitoraggio efficace, gli obiettivi ESG restano dichiarazioni di principio. Le aziende che performano meglio nella sostenibilità sono quelle che:

  • definiscono obiettivi misurabili e temporizzati, integrati nei processi aziendali;
  • collegano i risultati ESG alle performance economiche, premiando il management per il raggiungimento di target ambientali o sociali;
  • utilizzano strumenti digitali di data tracking per monitorare in tempo reale i progressi e correggere la rotta.

In sostanza, non basta più “pubblicare un report”: occorre tracciare il percorso verso la sostenibilità, come si fa con un bilancio economico. Il futuro appartiene alle aziende che trasformano la sostenibilità in un sistema di gestione della performance e non solo in un obbligo reputazionale.

Innovazione, collaborazione e orizzonte lungo: la triade del nuovo ESG

Quali possono essere le soluzioni? McKinsey individua tre fattori chiave che consentono alle aziende di andare oltre l’ESG:

  1. Innovazione mirata – Concentrarsi su tecnologie e modelli di business che risolvono problemi concreti, come l’energia pulita, la salute digitale o la mobilità sostenibile.
  2. Collaborazione pubblico-privata – Molte soluzioni richiedono partnership tra imprese, governi e fondazioni, per superare barriere di costo o infrastruttura.
  3. Visione di lungo periodo – I benefici sociali ed economici arrivano in anni, non trimestri. Serve una mentalità da investitore a impatto anche nei fondi tradizionali.

Non tutte le aziende possono intervenire su tutto: secondo McKinsey, solo il 30% del valore globale necessario per accelerare la sostenibilità dipende direttamente dalle grandi imprese. Ma quando un’azienda sceglie la strada giusta, l’impatto può essere enorme: per esempio, i provider sanitari rappresentano solo il 4% dei ricavi delle big company, ma potrebbero contribuire fino al 35% dei progressi in salute materna e neonatale.

Per l’investitore retail: dal punteggio ESG al potenziale trasformativo

Per chi investe in fondi comuni sostenibili, questa evoluzione è una chiamata all’azione. Il futuro non è nei fondi che selezionano solo i titoli con buoni rating ESG, ma in quelli che individuano aziende capaci di integrare la sostenibilità nella strategia competitiva.

Ecco alcune chiavi di lettura per orientarsi:

  • Valuta la coerenza tra obiettivi ESG e modello di business: un’azienda energetica che investe in tecnologie a basse emissioni è più credibile di una tech che pubblica report perfetti ma non riduce il proprio impatto.
  • Guarda oltre i rating: le agenzie non sempre misurano l’innovazione. I fondi che fanno analisi proprietarie spesso anticipano i trend.
  • Prediligi gestori attivi che adottano metriche di monitoraggio degli obiettivi, integrando dati di performance reale piuttosto che indicatori statici.

IDEE DI INVESTIMENTO

L’ESG, così come lo abbiamo conosciuto, ha migliorato la trasparenza, ma ha perso potenza strategica. Il nuovo paradigma è basato su capacità, misurabilità e collaborazione. Questo permette alle aziende di conciliare profitto e progresso sociale e agli investitori di partecipare a una crescita più solida e sostenibile.

Per i risparmiatori, questo significa scegliere fondi che non “spuntano caselle”, ma che investono in imprese che innovano per risolvere problemi reali. Perché il vero valore, oggi, non sta nel rispetto delle regole, ma nella capacità di costruire un impatto positivo duraturo.

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NOTE

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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