Il piano Mattei italiano, lanciato dal Governo italiano guidato da Giorgia Meloni, è solo uno dei progetti per far crescere l’economia dell’Africa che vale 2,5 trilioni di dollari distribuiti in 54 Paesi, con oltre 1,3 miliardi di persone che vivono nel continente e da settembre 2023 è entrata come membro del G20. Scopri perché lo sviluppo del continente africano è un punto chiave per la crescita dell’economia globale nei prossimi anni e come investire.

Leggi anche l’approfondimento di Ersel sulla riscoperta dell’Africa.

Africa: i punti di forza e di debolezza dell’economia

Il 2023 per l’Africa è stato un anno complicato. La guerra civile in Sudan si sta diffondendo alimentata anche da potenze esterne, i colpi di Stato in Sahel hanno destabilizzato la democrazia così come le elezioni in Repubblica Democratica del Congo con un risultato incerto e la richiesta di una nuova votazione. In questo scenario, il debito pubblico è arrivato ai livelli più alti dal 2001. Il Prodotto interno lordo (PIL) dell’Africa sub-sahariana è sicuramente un punto debole, ma sono diversi i punti di forza su cui il continente può costruire il suo futuro secondo McKinsey, Swisscanto e Federated Hermes.

La frenata del Prodotto interno lordo (PIL) dell’Africa

La decelerazione economica dell’Africa ha radici lontane. Dopo una crescita media del 5,5% del PIL dal 2000 al 2010 è arrivato lo stop e dal 2010 al 2019 la crescita del PIL è scesa del 35%. Poi sono arrivate la pandemia di Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina. Questi eventi hanno inciso pesantemente sull’economia africana che nel 2023 ha visto scendere il PIL fino all’1,9%. La conseguenza è un aumento della povertà: il 60% della popolazione africana vive in povertà (pari a 30 milioni di persone).

Africa: i Paesi che corrono e quelli che frenano

Etiopia, Ghana e Kenya sono i Paesi che hanno accelerato la crescita del PIL negli ultimi 20 anni, mentre Costa d’Avorio, Guinea e Togo hanno cominciato a crescere bene negli ultimi 5 anni. L’economia storicamente più forte (Sud Africa) continua a crescere, ma più lentamente, mentre ci sono economie in netto rallentamento (Tunisia, Egitto, Marocco, Nigeria) che corrispondono anche ai Paesi più grandi dell’Africa.

Il debito pubblico esplode

Il debito pubblico è un altro punto debole. Secondo dati della Banca Mondiale è arrivato al 58% del PIL, mai così in alto dal 2001, ed è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni. A complicare la situazione c’è la politica monetaria delle banche centrali di tutto il mondo che hanno aumentato i tassi di interesse e fatto esplodere il costo del debito. Nel 2024 il debito pubblico assorbirà più di un quinto delle entrate fiscali in 19 Paesi africani e questo fermerà gli investimenti in scuole e ospedali.

Il 25% della popolazione mondiale sarà africana entro il 2050

La popolazione è uno dei punti di forza dell’Africa. A livello globale il numero di persone in età da lavoro scende, con punte preoccupanti in Europa e Giappone, e un trend al ribasso che si sta affermando anche nella popolosa Cina. In Africa questa fascia di popolazione è in crescita e può fare del continente un hub mondiale per i servizi digitali necessari al resto del mondo, esattamente come è accaduto in India. Il sostegno all’educazione dei talenti africani può spingere una crescita economica inclusiva che punta sul settore dei servizi. La popolazione africana raddoppierà a 2,5 miliardi di persone entro il 2050.

Il potenziale di crescita delle imprese

Le grandi imprese hanno un ruolo importante per rilanciare il progresso economico in Africa in termini di innovazione, occupazione, esportazioni e produttività. Questo è un punto di forza concreto. In Africa ci sono 345 aziende che hanno un fatturato annuo di oltre 1 miliardo di dollari. Le imprese africane più strutturate hanno tenuto durante la pandemia e, secondo una stima McKinsey, le grandi aziende africane potrebbero aumentare i ricavi fino a oltre 550 miliardi di dollari entro il 2030.

La spinta dell’urbanizzazione

Esattamente come è accaduto per l’India, anche l’Africa sta vivendo una fase di grande urbanizzazione. Si tratta di un importante cambiamento sociale: oggi il 57% della popolazione vive in zone rurali, entro il 2050 più di 500 milioni di persone si sposteranno nelle città ed entro il 2040 ci saranno almeno 12 città da oltre dieci milioni di persone e almeno una ventina avranno tra i 5 e i 10 milioni di abitanti. Gli investimenti in urbanizzazione cresceranno anche per far sviluppare città secondarie, in qualche caso satelliti, delle grandi metropoli. Trasformare l’urbanizzazione in un punto di forza dipende anche dalla costruzione di una società inclusiva.

La spinta dei consumi dell’Africa

L’Africa ha il potenziale per sbloccare più di 3 trilioni di dollari di spesa dei consumatori entro il 2040. Ma un grande numero di persone che vivono nel continente da solo non basta. Nutrizione, energia, case, assistenza sanitaria e istruzione sono essenziali per portare l’Africa da un’economia rurale a una società che basa la sua ricchezza su imprese e servizi.

IDEE DI INVESTIMENTO

Dopo un 2023 difficile per il finanziamento della crescita africana attraverso emissioni di bond, il recente cambio di rotta della Fed decisa a tagliare i tassi nel corso del 2024 ha fatto ripartire il mercato dei bond sovrani dei Paesi emergenti. In particolare:

  • La Costa d’Avorio è stata la prima a tornare sul mercato degli eurobond con un’emissione da 2,6 miliardi di dollari in due tranche, una convenzionale e una sostenibile.
  • Secondo l’analisi di Federated Hermes, la richiesta tre volte superiore all’offerta è il segnale di un ritorno della propensione al rischio e del pieno ripristino dell’accesso al mercato per i Paesi in via di sviluppo. La Costa d’Avorio è uno dei Paesi su cui puntare nel 2024 anche per Swisscanto che indica anche il Sud Africa come area da cui può partire una crescita sostenuta.

Per investire sulla crescita del continente africano la scelta migliore è puntare sui fondi. Ci sono fondi azionari specializzati (Categoria Morningstar: Azionari Africa e Medio Oriente) e fondi obbligazionari (Categoria Morningstar Paesi emergenti) che investono sui mercati emergenti.

I migliori fondi azionari

  • Franklin MENA Fund A (acc) USD è un fondo azionario Paesi emergenti che investe in azioni di società di qualunque dimensione situate, o che conducono attività significative, nella regione Medio Oriente e Nord Africa (MENA), inclusi i mercati emergenti e di frontiera della regione. Partito nel 2008, rende a tre anni il 15,39% (dati Morningstar aggiornati a febbraio 2024). Finanza e beni industriali sono i primi settori in portafoglio. L’Africa pesa il 6% del portafoglio.

Franklin MENA Fund A (acc) USD

  • Amundi Funds Equity Mena Classe G USD Acc è un fondo azionario Paesi emergenti che investe almeno il 67% del patrimonio complessivo in azioni e strumenti finanziari basati su azioni o che replicano azioni di società di un paese dell’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa) e quotate su un mercato di un Paese MENA. Partito nel 2011, rende a tre anni il 14,71% (dati Morningstar aggiornati a febbraio 2024). Finanza e beni industriali sono i primi settori in portafoglio. L’Africa pesa l’1,07% del portafoglio.

Amundi Funds Equity Mena Classe G USD Acc

I migliori fondi obbligazionari

  • DPAM L – Bonds Emerging Markets Sustainable Classe B Eur è un fondo obbligazionario Paesi emergenti in valuta locale che investe in obbligazioni legate all’inflazione, obbligazioni a cedola zero, a tasso fisso o variabile, denominate in qualunque valuta, emesse (o garantite dai Paesi emergenti o da organismi pubblici internazionali Banca Mondiale, Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) e selezionati in base a criteri legati allo sviluppo sostenibile (equità sociale, rispetto dell’ambiente e una governance politica ed economica equa). Lanciato nel 2013 rende a un anno il 10,45 % (dati Morningstar aggiornati a febbraio 2024).
  • Bgf Emerging Markets Local Currency Bond Fund Eur Classe E2 Hedged è un fondo obbligazionario Paesi emergenti in valuta locale che investe almeno il 70% del patrimonio in obbligazioni denominate in valuta locale con una duration inferiore a tre anni emesse da Stati, enti pubblici o società con sede o che svolgono la loro attività economica prevalentemente in paesi in via di sviluppo. Lanciato nel 2009 rende a un anno il 5,01% (dati Morningstar aggiornati a febbraio 2024).

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Articolo precedente

Tassi a due velocità: i Paesi che tagliano e quelli che alzano

Articolo successivo

Chi sale e chi scende: le classifiche dei migliori fondi a gennaio 2024

Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

Link ai social:

Nessun commento

Lascia un commento

Ho preso visione dell'informativa