Un investimento in un gruppo diversificato di azioni è solitamente più sicuro di un investimento in un solo titolo azionario? In media, considerando una serie di test sul livello di educazione finanziaria nei paesi più avanzati, risulta che solo 48 adulti su 100 rispondono correttamente. È preoccupante sapere che più della metà della popolazione non è a conoscenza di uno dei concetti chiave della finanza.

Tu cosa risponderesti? Sì o no?


Le evidenze empiriche

Tipicamente, quando le persone investono autonomamente nei mercati azionari tendono a farlo in un numero ristretto di titoli. Ad esempio, in Italia chi li possiede ne ha al massimo quattro o cinque. Per gli investitori di più lunga data significa detenere azioni come Enel e Eni, acquistate nella maggior parte dei casi in occasione delle privatizzazioni della seconda metà degli anni Novanta.

Molti dipendenti, poi, che lavorano per società quotate investono nelle loro azioni. Soprattutto all’estero, i lavoratori vi investono somme importanti della loro pensione integrativa. Tutti, però, dovrebbero ricordare quanto accaduto ai dipendenti di Enron (fallita nel 2001) e di Lehman Brothers (fallita nel 2008): non solo hanno perso il loro posto, ma anche quanto risparmiato a fini previdenziali.

Più recentemente, la liquidazione coatta amministrativa di alcune banche italiane avvenuta tra la fine del 2015 e la fine del 2017, tra cui Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, ha portato drammaticamente alla luce come molti dei loro clienti abbiano deciso – in vario modo – di diventare azionisti, anche se i titoli non erano quotati in mercati regolamentati.

 

Le domande che ci si dovrebbe fare

In generale, sembra che spesso non ci si chieda se:

  1. Sia conveniente acquistare pochi titoli azionari;
  2. Sia conveniente acquistare azioni in occasione di offerte pubbliche iniziali (IPO, in inglese);
  3. Sia conveniente investire i risparmi previdenziali nell’azienda per cui si lavora;
  4. Sia conveniente acquistare azioni non quotate in Borsa.

 

Perché è più sicuro investire in un gruppo di azioni

Il vecchio adagio popolare recita che è meglio “non mettere tutte le uova in uno stesso paniere”, visto che in caso di caduta o altro, tutte le uova potrebbero andare perse.

Gli studi degli economisti hanno dimostrato che questo è particolarmente vero quando si tratta di investire i risparmi. Pertanto, la risposta corretta alla domanda posta all’inizio dell’articolo è sì: investire in un gruppo composto da molte azioni è solitamente più sicuro che investire in un singolo titolo azionario.

Ciò è abbastanza chiaro se si considera che in quest’ultimo caso, l’investimento dipende soprattutto dalle sorti della società che ha emesso l’azione. Se si vuole assumere il rischio di investire in azioni, è più sicuro sostituire il rischio specifico di una sola azienda con una serie di rischi più piccoli e non necessariamente correlati tra loro. In pratica, significa investire in tante azioni emesse da società con business tra loro differenti. Questo è il principio della diversificazione, alla base anche del mercato assicurativo.

 

Perché è più redditizio investire in un gruppo di azioni

Visto che il rischio specifico aziendale può essere facilmente minimizzato investendo in un numero elevato di titoli, ex-ante non ci si dovrebbe aspettare un extra rendimento puntando su un singolo titolo.

Il fatto è che il rischio di singole azioni non è necessariamente in relazione con quello di mercato (non diversificabile o eliminabile), per il quale invece ci si può aspettare di venire adeguatamente remunerati, perché temuto da un numero elevato di persone e, quindi, prezzato nei mercati.

Tecnicamente, poi, l’alta variabilità dei prezzi delle singole azioni lavora contro il loro tasso di crescita nel tempo. Per comprendere questo concetto sono necessarie conoscenze matematico-statistiche di cui si parlerà in un’altra occasione e, quindi, per ora non approfondiremo. Il punto è che investire diversificando non solo è più sicuro, ma anche a più alto rendimento atteso.

Per la maggior parte delle persone investire in maniera diversificata tramite fondi comuni a gestione attiva (sottoscrivibili tramite la piattaforma di Online SIM), a gestione passiva o ETF, è la soluzione migliore.

 

Le regole di base dell’investimento in azioni

  1. Mai acquistare azioni con soldi non propri;
  2. Mai acquistare poche azioni;
  3. Mai acquistare azioni in occasione di offerte pubbliche iniziali;
  4. Mai acquistare azioni non quotate in mercati regolamentati.

Seguendo queste semplici indicazioni si potranno evitare cocenti delusioni finanziarie, simili a quelle che purtroppo anche nel recente passato molti nostri connazionali hanno subìto.

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Autore

Nicola Zanella

Nicola Zanella

Competenze:
È un economista finanziario italiano e vive e lavora a Lugano (Svizzera). Si occupa dello studio della finanza personale, in particolare delle decisioni nell’area degli investimenti. I suoi interessi di ricerca sono la Teoria dei mercati efficienti, la pianificazione della finanza personale, la stima del premio per il rischio azionario, le obbligazioni indicizzate all'inflazione, l'effetto della diversificazione temporale e la finanza comportamentale. In campo assicurativo, ha sviluppato per il mercato italiano l'Approccio del capitale umano, metodo alternativo a quello di Analisi dei bisogni per proporre polizze di puro rischio e calcolare i relativi massimali.

Esperienza:
Nel 2007 ha fondato il primo sito italiano ed europeo dedicato alla ricerca e allo studio degli strumenti finanziari indicizzati all'inflazione. Nel gennaio di quell'anno ha scritto il paper più letto in Italia riguardante questa tipologia di investimenti. Nel 2009 ha aggiornato, insieme all'autore, la terza edizione del libro Capire la Borsa edito da Il Sole 24Ore. Nel 2010 ha pubblicato il suo primo libro come autore, Investire bene i propri risparmi, edito da Giunti Editore in collaborazione con Il Sole 24Ore. Nei successivi anni è stato Responsabile Area Studi e Ricerche di una società di formazione in ambito finanziario. Ha sviluppato modelli di wealth management e svolto formazione in aula a circa 5.500 consulenti agli investimenti e assicurativi. È tra i pochi economisti italiani ad aver pubblicato più articoli (quattro) nella rivista scientifica statunitense The Journal of Wealth management, l'unica a livello internazionale dedicata al wealth management degli high-net-worth individuals (HNWI), cioè dei privati con patrimoni consistenti. A partire dal 1998, diversi Premi Nobel dell’economia hanno scritto per la medesima rivista, ad esempio Harry Markowitz (ideatore della frontiera efficiente) e Paul Samuelson (il più influente economista del Novecento).

Competenze:
É laureato alla Facoltà di Economia e Commercio di Bologna.

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