Il 2018 non è stato un anno felice per i mercati emergenti che stanno cercando di rialzare la testa dopo lo scivolone che è costato oltre 5 mila miliardi di dollari di perdite sul mercato azionario da gennaio a dicembre 2018, secondo dati Bloomberg. Le possibilità di una ripresa ci sono tutte, ma non bisogna dimenticare che il rischio su questi mercati è aumentato e li rende adatti agli investitori che non temono la volatilità e hanno un obiettivo di lungo periodo. Secondo l’outlook 2019 dei gestori di Amundi, è fondamentale individuare i possibili punti di ingresso su questi mercati e soprattutto puntare sulle aree emergenti che hanno già subito un riapprezzamento e offrono interessanti opportunità di reddito, tenendo sempre ben presente che le crisi sui mercati emergenti – come è accaduto a ottobre 2018 – sono un classico ciclico .
La selezione è fondamentale, considerati i profili diversi in termini di vulnerabilità tra i Paesi emergenti. Nello stesso tempo, secondo i gestori di Amundi, la fine del ciclo di stretta monetaria della Federal Reserve dovrebbe dare una tregua agli asset ipervenduti dei mercati emergenti. Restano, comunque, tre principali punti di rischio per chi investe sui mercati emergenti secondo le analisi dei gestori.

1 – L’impatto della politica dei tassi di FED e BCE e del dollaro

Dopo l’aumento di dicembre 2018 dei tassi di interesse americani da parte della banca centrale (FED), chi investe deve monitorare attentamente le prossime mosse e soprattutto le decisioni di Donald Trump che ha più volte minacciato il licenziamento del presidente delle FED, Jerome Powell, proprio per la politica al rialzo sui tassi. «Per gli investitori coraggiosi, privilegiamo i titoli dei mercati emergenti, in quanto è probabile che i venti contrari derivanti dalla stretta della Fed e dalla forza del dollaro USA diminuiscano» ha detto Dave Lafferty, Vicepresidente senior e Chief Market Strategist di Natixis Investment Manager. «I livelli di volatilità dei titoli azionari saranno simili a quelli del 2018 ed è probabile che i mercati rimangano in vantaggio, poiché gli investitori reagiscono in maniera esagerata a un ambiente macroeconomico meno certo e a una crescita più lenta».
Non c’è dubbio però che un dollaro più forte non sia una buona notizia per i mercati emergenti. «La vita diventerà più difficile per le economie emergenti che prendono a prestito in dollari», ha sottolineato, Andrew Milligan Head of Global Strategy di Aberdeen Standard Investments. «Se la Cina dovesse perdere il margine di manovra politica e permettere al renminbi di deprezzarsi bruscamente, ciò eserciterebbe un’ulteriore pressione su molti paesi asiatici».
Sempre in tema di banche centrali, anche la banca centrale europea (BCE) sta muovendo verso una nuova strategia che punta a terminare gli acquisti di beni che hanno spinto miliardi di euro in mercati con rendimenti più elevati come Polonia e Ungheria. Ciò potrebbe costringere le autorità monetarie dell’Europa orientale ad aumentare i tassi che sono rimasti fermi a lungo. Se guardiamo all’Asia emergente, le economie fortemente dipendenti dagli investimenti stranieri, come l’Indonesia, dovranno affrontare la sfida di mantenere la stabilità valutaria e arginare i deflussi.

2 – La guerra commerciale e il rallentamento della Cina

Il presidente cinese Xi Jinpinpg ha ribadito più volte che non smetterà di combattere contro le richieste degli Stati Uniti in materia di commercio e investimenti. Qualunque aumento delle tensioni tra le due economie che sono dominanti a livello globale ha un impatto significativo sui Paesi dell’Asia emergente. La prova è già nell’andamento del principale indice azionario cinese che ha salutato il 2018 come il peggior anno in termini di performance dal 2008 e anche le azioni di Corea del Sud e Taiwan hanno sofferto. «Finora la Cina ha reagito alla politica commerciale degli Stati Uniti con una serie di concrete contromisure a sostegno dell’economia, che comprendono leve monetarie, fiscali e commerciali» ha detto Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management che ha stilato una lista dei desideri 2019 per i mercati emergenti dove la fine della guerra commerciale ha un ruolo di primo piano dal momento che la Cina resta il motore dei mercati emergenti nei prossimi anni. «“Non siamo stati in grado di valutare in pieno l’intero impatto di queste misure, ma riteniamo che dovrebbe essere nell’ordine del 2% del PIL cinese».

3 – L’avanzata del populismo e il fitto calendario elettorale

La fine del 2018 ha portato Brasile e Messico a salutare due nuovi presidenti che hanno una chiara connotazione populista, anche se sono espressione di estremità opposte. Il mercato brasiliano ha reagito con un forte rialzo dopo la nomina di Jair Bolsonaro che ha l’obiettivo di vendere la gran parte delle compagnie statali, mentre il Messico, guidato dal pilota di sinistra Andres Manuel Lopez Obrador, punta su un piano fiscale conservativo per il 2019 e programmi sociali che preoccupano gli analisti sulla tenuta di un avanzo di bilancio primario. Il 2019 prevede poi un fitto calendario di elezioni politiche in diversi Paesi emergenti chiave. L’osservato speciale è l’India, dove si vota tra aprile e maggio, che preoccupa gli analisti di Credit Suisse i quali sostengono che i mercati non hanno scontato il rischio di un governo di coalizione emergente che potrebbe far deragliare le riforme economiche del primo ministro Narendra Modi. Il primo test elettorale è atteso in Tailandia il 24 febbraio dopo diversi ritardi da quando il partito al governo ha preso il potere con un colpo di stato militare nel 2014, e gli investitori sono preoccupati per la prospettiva di disordini sociali. Poi sarà la volta dell’Indonesia il 17 aprile con lo scontro che ha il sapore di una rivincita tra il presidente Joko Widodo e il suo rivale Prabowo Subianto.
Da tenere d’occhio l’Argentina di Mauricio Macri. Il Paese è atteso alle urne a ottobre 2019. Con l’economia in recessione e l’inflazione quasi al 50%, gli investitori temono che gli elettori possano tornare indietro e puntare sull’ex presidente populista Cristina Fernandez de Kirchner. E poi c’è il Sud Africa del presidente Cyril Ramaphosa che a maggio 2019 deve affrontare un test chiave per il suo partito: secondo l’analisi di Citigroup, se non riuscirà a conquistare una maggioranza significativa, potrebbe essere costretto a ritardare le riforme favorevoli al mercato e innescare un downgrade del rating del credito e la fuga degli investitori.

IDEE DI INVESTIMENTO

Nel 2019 gli ostacoli sui mercati emergenti sono tanti, ma corrispondono ad altrettante opportunità di investimento. La ragione? Per i gestori la recente correzione dei mercati emergenti globali è stata eccessiva. Dunque, anche in presenza di una fase di rallentamento, secondo Amundi potremmo assistere a qualche rialzo con possibili punti di ingresso si potrebbero concretizzare nella seconda parte dell’anno, quando il ciclo di stretta della Fed si avvicinerà alla fine. «I mercati emergenti hanno prezzi ragionevoli, con alcuni, come la Cina, molto più convenienti rispetto allo scorso anno», ha aggiunto Andrew Milligan Head of Global Strategy di Aberdeen Standard Investments. «Anche la ripresa ciclica del Giappone, la stabilità politica e il miglioramento degli standard di governance sono interessanti. Poiché la dispersione tra vincitori e perdenti aumenta in un mercato volatile, la selezione attiva dei titoli è fondamentale».

Per investire sui mercati emergenti esistono fondi azionari specializzati che operano la massima diversificazione per area geografica e settori di investimento (Categoria Morningstar: Azionari Paesi emergenti)

La Top 5 dei fondi azionari Paesi emergenti

ProdottoRendimento 3yRendimento YTD
BlackRock Strategic Funds - Emerging Markets Equity Strategies Fund D2 USD18,56%3,47%
Credit Suisse (Lux) Global Emerging Market Equity Fund ClasseBH EUR Cap17,14%2,16%
Pimco RAE Fundamental Emerging Markets Fund E Acc15,04%2,19%
Jpm - Emerging Markets Opportunities D (acc) Usd13,99%2,56%
Bgf Emerging Markets Fund Eur Classe E213,82%2,23%
Nella tabella i migliori fondi azionari Paesi emergenti ordinati per rendimento a tre anni. Fonte: Morningstar. Dati in euro aggiornati a gennaio 2019.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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