A un anno dal suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump si trova nel bel mezzo di una nuova tempesta istituzionale che va sotto il nome di shutdown, ovvero la chiusura dell’amministrazione federale scattata alla mezzanotte di sabato 20 gennaio dopo che un accordo fra democratici e repubblicani è saltato anche per l’intransigenza di Trump. Un impiccio che rischia di far saltare la presenza del presidente americano al World Economic Forum (WEF) 2018. Per uscire fuori dall’impasse, Trump vorrebbe cambiare le regole di voto al Senato per l’approvazione del provvedimento sul bilancio del governo federale, con una forzatura istituzionale.
A Wall Street, intanto, le grane politiche e istituzionali del presidente sembrano fare bene. È stato così fin dall’insediamento, tanto che nel primo anno di Donald Trump alla Casa Bianca lo S&P 500 è salito del 23% mettendo a segno il risultato migliore di sempre per un presidente repubblicano. Ma non solo. Il 2017 è stato un anno d’oro anche per il Dow Jones e il Nasdaq, il migliore da quattro anni a questa parte. Il Dow Jones, in particolare, è salito in un anno di oltre 6 mila punti sfondando quota 26.000 e il Nasdaq è cresciuto del 32% da gennaio 2017 a gennaio 2018. La corsa non sembra destinata a fermarsi, anzi. Solo nel mese di gennaio i listini americani hanno già ottenuto una performance media del 5% nel 2018.
America: per le azioni è il ciclo rialzista più lungo della storia
Sembra che le tensioni geopolitiche, le divisioni politiche a Washington e le indagini del Russiagate, insieme con i rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed siano ininfluenti per la Borsa americana che sale imperterrita da oltre un anno, al contrario di quanto prevedevano gli analisti un anno fa. Evidentemente il via libera alla riforma fiscale da 1.500 miliardi di dollari, di cui le grandi banche di Wall Street sono considerate le maggiori beneficiarie, è stata più forte di tutto.
Gli indici sono alle prese con il ciclo rialzista più lungo della storia e l’economia ha interamente voltato pagina rispetto alla crisi del 2008, ormai lasciata alle spalle, trainando la ripresa mondiale. Certo un “effetto-Trump” c’è stato. «Sebbene negli ultimi 10 anni il premio al rischio azionario storico statunitense abbia superato quello di altri mercati sviluppati, ciò probabilmente giustifica il più elevato premio di valutazione degli Stati Uniti», ha detto Nadia Grant, gestore del fondo Threadneedle American fund di Columbia Threadneedle Investments. «Nel lungo termine, i premi al rischio statunitensi ed europei (ad eccezione del Regno Unito) sono quasi identici e superiori a quelli giapponesi e britannici».
IDEE DI INVESTIMENTO
Se i guai per il presidente Trump coincidono con una buona performance del mercato azionario Usa, allora anche per il 2018 l’andamento al rialzo di Wall Street dovrebbe continuare. Secondo un sondaggio Gallup, al momento Trump ha il più basso tasso medio di approvazione di qualsiasi presidente: 39%. Questa percentuale, però, potrebbe davvero creare guai seri alla politica e all’economia americana se alle elezioni di midterm a fine 2018 i repubblicani perdessero il controllo del Congresso, bloccando così l’agenda del presidente. L’unico successo in Congresso è stata la riforma fiscale, che è anche l’unica proposta costruttiva del suo mandato. I provvedimenti esecutivi finora emessi sono stati fatti per smontare l’eredità di Barack Obama: dall’abolizione dell’Obamacare all’accordo di Parigi su clima, dall’intesa sul nucleare iraniano al disgelo con Cuba, dalla protezione dei Dreamers alla deregulation in campo ambientale ed energetico fino al Ttip, il negoziato per integrare i mercati Usa e Ue. L’unica vera minaccia per il presidente adesso resta il Russiagate che coinvolge i suoi famigliari e i suoi più stretti collaboratori di Governo.
Nonostante, o per merito di Trump, per il consensus dei gestori sono gli utili societari a tirare la volata A Wall Strett. I profitti delle aziende sono alimentati anche da una ripresa globale sincronizzata che sostiene la domanda di beni statunitensi a livello internazionale. Secondo l’analisi di Threadneedle, con circa il 35% degli utili statunitensi originati all’estero, le stime di consenso prevedono una crescita superiore al 10% sia nel 2017 che nel 2018. E per Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management, la riforma fiscale si tradurrà in media in un aumento degli utili del 8% delle imprese americane, che si somma alla crescita del 10% già prevista dal mercato per il 2018. «Possiamo tuttavia evidenziare notevoli differenze tra i vari settori: quelli soggetti ad un’alta tassazione marginale e che producono pochi profitti all’estero, come ad esempio finanziari, energetici e in generale le PMI domestiche, forniscono prospettive migliori», ha detto Piersimoni. «I meno favoriti sono invece settori quali IT e farmaceutico, connotati da una forte vocazione internazionale».
Chi vuole puntare sulla crescita americana deve tenere conto dall’andamento dei tassi cambio che può, a seconda dei casi, amplificare il capital gain o le perdite. Tuttavia è possibile coprirsi in parte dal secondo ricorrendo allo strumento dell’hedging e puntare su un fondo specializzato sull’America che adotti questa strategia (Categoria Morningstar: Azionari Usa – Hedged).
La top ten dei fondi specializzati sull'America che coprono dal rischio di cambio
Prodotto | Rendimento 1y | Rendimento 3y |
---|---|---|
Morgan Stanley Us Growth Classe Ah | 37,34% | 17,65% |
Jpm Us Growth D (acc)-eur (hedged) | 36,75% | 14,17% |
Edgewood L Select - US Select Growth A EUR H | 34,78% | --- |
AB FCP I - American Growth Portfolio I EUR H Acc | 34,31% | --- |
Franklin U.S. Opportunities Fund N(acc)PLN-H1 | 33,94% | 13,00% |
Bgf Us Growth Fund Usd Classe E2 | 33,47% | 13,61% |
Artemis US Select Fund R Hedged Acc EUR | 31,86% | --- |
UBS (Lux) Equity SICAV - USA Growth (USD) (EUR hedged) P-acc | 31,61% | 12,70% |
Alger SICAV - The Alger American Asset Growth Fund Class A EUH | 30,53% | --- |
PrivilEdge - Sands US Growth Syst. Hdg (EUR) PA | 30,26% | 9,87% |
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Note
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