L’analisi congiunta dei mercati mondiali mette in luce, per il periodo più recente, una generale presa di profitto con conseguenti flessioni e rintracciamenti verso le trend line di riferimento. Potrebbero quindi essere un buon momento per entrare a mercato ed approfittare di un eventuale rally di fine anno.

Breve ma intenso lo scivolone del FTSE Mib, che nella prima metà di novembre ha prima conquistato i 23.100 (il massimo dall’agosto 2015) per poi crollare sui 22.000. Il rimbalzo sulla trend line ha ora come primo obiettivo i 22.800 e conferma la validità dell’impostazione ultra-positiva di medio termine, non solo sull’indice delle quaranta società a maggiore capitalizzazione, ma anche e soprattutto sulle small e mid cap che hanno beneficiato della corsa agli incentivi fiscali. Il FTSE Italia Small Cap, nonostante l’ultimo mese abbia ceduto il 7,63%, da inizio anno vanta ancora un +27,30%; il FTSE Italia STAR per l’anno in corso è in attivo del 36,46%, al netto dei quasi due punti percentuali persi nelle ultime settimane.

Dinamiche simili sono riproposte in tutto il continente: Cac 40, Dax, ma soprattutto l’Euro Stoxx 50, che dal doppio minimo in area 2700 punti del giugno 2016 avanza del 32%, frenato solo dalla resistenza a 3700 punti che l’ha respinto sulla trend line.
Complessivamente anche Londra non può lamentarsi: il FTSE 100 continua ad aggirarsi nell’area 7300-7550 punti, area dei massimi assoluti, da quasi un semestre. Anche qui, la debolezza dell’ultimo mese non sembra pesare più di tanto.
Oltreoceano, invece, nessuna incertezza. Il Nasdaq 100 procede a passo spedito, orami è a +28% da inizio anno, seguito a ruota dal Dow Jones Industrial (+18%) e S&P 500 (+15%).

Per un investitore in euro è importante coprirsi dal rischio cambio

Purtroppo per un investitore europeo è sempre più difficile approfittare delle ottime opportunità che provengono da fuori Eurolandia senza dotarsi di un’adeguata copertura dal rischio di cambio. Con una moneta unica che avanza del 12.56% su dollaro Usa (+2.05% nell’ultimo mese) e del 3.54% su sterlina inglese, le ottime performance dei rispettivi listini sono quasi totalmente erose.

Tuttavia, almeno nel Regno Unito la musica potrebbe presto cambiare. Il recente ritorno dell’inflazione nel e, soprattutto, l’inizio del rialzo dei tassi da parte della Bank of England dopo dieci anni potrebbero determinare la fine della relazione negativa tra sterlina e azioni britanniche. La sterlina più forte non sarebbe quindi in grado di sostenere la borsa londinese come fatto finora.

I mercati valutari continuano ed essere il vero campo di battaglia, in cui l’euro sta conquistando sempre maggiore potere. D’altronde l’economia reale dell’Unione è in espansione – le nuove stime economiche evidenziano infatti la migliore crescita degli ultimi dieci anni – e importanti sono i risvolti sulla moneta unica, che più di qualcuno considera ormai un nuovo bene rifugio. È forse prematuro paragonarla all’oro, al franco svizzero o allo yen, ma l’euro si sta sempre più rafforzando e soprattutto stabilizzando. Secessione catalana ed elezioni italiane non sono sufficienti a minare la fiducia sull’euro, che nelle ultime settimane è stato preso d’assalto in concomitanza con le sofferenze sull’Euro Stoxx.

 

Scopri sulla piattaforma Online SIM l’offerta completa dei fondi di investimento per investire.


Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Articolo precedente

Fintech: il dibattito è aperto sulla normativa Ue

Articolo successivo

Bitcoin: cosa pensano e possono fare davvero le banche centrali

Autore

Luca Lodi

Luca Lodi

Competenze:
Head of R&D di FIDA, Finanza Dati Analisi, ha maturato competenze in quantitative finance, risk management, asset allocation, risparmio gestito, compliance, consulenza finanziaria e comunicazione. Coordina le attività di ricerca-sviluppo e formazione del gruppo (FIDAmind). Sviluppa metodologie quantitative per l'analisi di portafoglio, di strumenti e mercati finanziari.

Esperienza:
Coordina l’ufficio studi FIDA che realizza studi ed analisi ad ampio spettro utilizzando trasversalmente metodologie quantitative, tecniche e fondamentali. Docente presso l'Università di Torino (Scuola di Management ed Economia), si occupa di analisi quantitativa dei dati finanziari. Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate editoriali.
Negli anni precedenti ha collaborato con ADB S.p.A come responsabile del settore Banche Dati e poi dell’Ufficio Studi.

Formazione:
Ha una laurea in Economia. Ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali “Global Asset Allocation” (SDA Bocconi), Frontiers In Fianancial Markets Mathematics (Università di Bologna).

Link ai social:

Nessun commento

Lascia un commento

Ho preso visione dell'informativa