Momento d’oro per i listini, che hanno concluso un trimestre davvero piacevole. Novembre chiude infatti complessivamente bene, con la Turchia in testa con un ottimo +8,5%. L’Irlanda, poco dietro, avanza di quasi il 7%, e sul terzo gradino del podio troviamo il Nasdaq a +4%. In generale, l’Europa continentale e gli Usa realizzano ottimi risultati, ma anche l’Europa mediterranea, Italia in prima linea, non deludono. Mentre le piazze scandinave si muovono non lontane dalla parità, sono invece i listini asiatici a muoversi in terreno negativo.
Il risparmio gestito genera ottimi risultati, e grazie alla gestione attiva la maggior parte dei comparti avanza anche ben oltre le aspettative, e questo nonostante il generale deprezzamento dell’euro.
L’indice di categoria rappresentativo del mercato turco, infatti, avanza del 9,4%, nonostante la lira turca guadagni circa 50 punti base contro la moneta unica. Così, molte altre categorie. L’analisi per aree geografiche fa emergere che ovunque le small stanno sovraperformando le società a larga capitalizzazione.
Anche l’analisi per settori evidenzia guadagni diffusi, in ulteriore miglioramento rispetto al mese precedente. Incredibile allungo per biotecnologie, di oltre il 10%. Dinamiche simili si ripropongono anche sul pharma, che realizza circa il 6%. Eccellenti performance anche per IT e Finanza. Deboli i metalli preziosi, che ritracciano delicatamente dopo mesi di euforia. Dolori anche per il real estate, con riferimento ad ogni area geografica, ed in particolare in oriente.
Anche la componente obbligazionaria di portafoglio dovrebbe registrare allunghi discreti. In testa alle classifiche troviamo i comparti focalizzati sul debito Usa e solo successivamente quelli sull’Eurozona. Il debito cinese, ed in generale asiatico, dà qualche soddisfazione.
Risultati eccellenti riguardano gli asset convertibili, trascinati dall’equity. High yield e breve termine si confermano scelte vincenti.
Gli attivi in generale, continuano a godere del sostegno ai mercati operato dalle banche centrali in virtù dei piani di acquisti titoli. All’orizzonte ancora non si scorgono elementi che facciano presagire un’inversione di tendenza: in Europa Christine Lagarde ha da poco confermato la volontà di mantenere una politica monetaria espansiva in ragione di una crescita presente ma debole. Negli Usa l’occupazione è ai massimi storici e la crescita viene invece definita “modesta”, ma le tensioni sui dazi continuano a fornire motivazioni più che valide per non inasprire la politica monetaria. In Giappone, infine, viene confermata la linea ultra-espansiva della moneta, con i tassi di interesse di -0.1% sui titoli a breve e 0% sui Titoli di Stato decennali.
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