A credere per primi in una formula di coabitazione sociale sono stati i danesi che negli anni ’60 lanciarono le prime comunità abitative per aiutare le giovani famiglie nell’assistenza ai minori con servizi che potevano essere condivisi tra i genitori che lavoravano. È nata così l’idea del co-housing che da tipologia abitativa alternativa è diventata un vero e proprio trend dell’urbanizzazione che punta sulla sostenibilità con un occhio attento al sociale. Se si guarda alla definizione classica, il co-housing è composto da un insieme di abitazioni private dove le persone condividono spazi comuni (lavanderia, cucina, ambienti pensati per i giochi dei bambini, palestra, piscina, per esempio). Ognuno vive a casa sua e insieme si gestiscono gli spazi comuni con un notevole risparmio economico, ambientale e sociale.

Dalla formula danese a oggi c’è una stata un’evoluzione del modello di co-housing e una diffusione capillare nel mondo: Svezia, Olanda, Inghilterra, ma soprattutto Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone sono i Paesi dove l’abitare condiviso si è affermato come strategia di sostenibilità. Tanto da spingere la formula ancora più in là verso quello che viene definito co-living, ovvero condividere non solo gli spazi comuni ma proprio l’intera abitazione con amici, per esempio. Questa tendenza è in forte crescita negli Stati Uniti, secondo uno studio del Pew Research Center sul settore dell’edilizia abitativa. Sempre più americani scelgono di vivere insieme: erano solo il 12% nel 1980, sono oltre il 20% oggi, pari a circa 64 milioni di americani, che vivono con due o più generazioni di adulti in una sola famiglia.

Ogni progetto di co-housing ha una sua storia e caratteristiche proprie ma ci sono alcuni punti in comune che definiscono questo trend:

  • Il progetto è condiviso. Solitamente queste abitazioni sono costruite da zero e i coabitanti decidono insieme come e cosa costruire, scegliendo quali servizi saranno condivisi.
  • Il vicino si sceglie. A differenza di un normale condominio dove spesso i vicini sono un problema, qui si sceglie con chi vivere fin dall’inizio e lo si fa in base a stili di vita e gusti in comune.
  • La gestione è comune. L’amministrazione dello stabile o del complesso di edifici è fatta direttamente da chi abita gli spazi, con ruoli di gestione che vengono suddivisi in base alle competenze di ciascuno.
  • La privacy è garantita. Un buon progetto di co-housing garantisce la privacy agli abitanti che possono mantenere i propri spazi riservati nella propria casa, avendo un tempo per sé e un tempo per la condivisione.
  • Benefici economici. La condivisione ha come vantaggio assoluto il risparmio sul costo della vita perché insieme si riducono gli sprechi e anche con il costo dei beni.

Secondo Pew Research, per complesse ragioni economiche, sociali e culturali, il concetto di alloggio “normale” per gli anziani in America sta cambiando. Il co-housing sta influenzando il mercato immobiliare senior, così come il modo in cui sono commercializzati gli alloggi per anziani che cercano un supporto fisico e sociale in vecchiaia. Il co-housing è però intergenerazionale: può rispondere alla domanda di un gruppo di giovani famiglie che vogliono condividere il costo dell’assistenza all’infanzia e dei lavori domestici mettendo insieme le loro risorse.

IDEE DI INVESTIMENTO

Le nuove formule abitative che puntano alla condivisione sono legate al trend demografico dell’invecchiamento della popolazione. In tutto il mondo, secondo il Global Age Watch Index 2018, gli ultra sessantenni saranno 1 miliardo nel 2020 e saliranno a 1,4 miliardi entro il 2030. Un ruolo chiave lo gioca anche il nuovo assetto sociale delle famiglie con coppie senza figli o con un solo figlio, i single per scelta giovanile o perché rimasti soli dopo periodi di convivenza o matrimonio. Questo nuovo assetto pone un tema di domanda di cure e assistenza sanitaria a lungo termine fatta da personale qualificato che prenderà il posto di quella che un tempo veniva garantita da una famiglia patriarcale e che, già oggi, è a carico delle badanti. Solo per dare qualche numero: in Europa nel 2050 ci saranno 57 milioni di ultra ottantenni e 13 milioni di ultranovantenni, la maggior parte saranno soli. C’è poi un tema di costi delle abitazioni come sottolinea Mckinsey nel report dedicato allo sviluppo delle smart city. Entro il 2025 oltre 1,6 miliardi di persone potrebbero avere difficoltà a trovare una casa che costi meno del 30% del proprio reddito. Per questo, secondo la società di consulenza, nel mondo ci saranno almeno 106 milioni di famiglie a basso reddito in più rispetto a oggi e condividere la spese sarà una necessità abitativa nel lungo termine.

Per investire sulle nuove formule abitative legate anche all’invecchiamento della popolazione esistono fondi azionari specializzati nei cambiamenti demografici:

  • Il più redditizio nel 2019 è il LO Funds Golden Age gestito da Lombard Odier IM (+18,74% da gennaio a luglio 2019 secondo dati Morningstar) lanciato nel 2012 che ha subito un cambio di politica di investimento nel 2015. Il fondo è denominato in euro e investe a livello globale sui temi di investimento in gran parte generati da cura per le persone di 55 anni o più, puntando sui settori della salute, finanza e consumi.
  • Investe sull’Europa, Generali Investments Sicav SRI Ageing Population DX EUR Acc (+17,99% da gennaio a luglio 2019 secondo dati Morningstar) partito nel 2016 e gestito da Olivier Casse e Giulia Culot che hanno oltre 60% del portafoglio investito in salute, beni di consumo e finanza.
  • Il più longevo tra i fondi azionari globali focalizzati sull’invecchiamento della popolazione è Fidelity Global Demographics Fund – E-ACC-Euro (Hedged) gestito da Aneta Wynimko (+17,82% da gennaio a luglio 2019) che punta sui settori salute, beni di consumo e sugli effetti dell’aumento dell’aspettativa di vita delle popolazioni che invecchiano, oltre che della creazione di ricchezza nei mercati emergenti.
  • Si concentra di più sull’Europa e sui settori risparmio finanziario, attrezzature mediche, assistenza sanitaria, tempo libero, prodotti farmaceutici, assistenza domestica e personale, produttori di automobili, il fondo DECALIA Silver Generation A1 Acc EUR, lanciato nel 2016 (+12,67% da gennaio a luglio 2019 secondo dati Morningstar).

Scopri gli altri fondi  e sicav disponibili sulla piattaforma Online SIM.


Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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