Le probabilità che la Banca Centrale americana (Fed) alzi i tassi a dicembre adesso sono salite al 66% secondo il consensus degli analisti sentiti da Bloomberg. Sul mercato delle obbligazioni è questo il tema che tiene banco, con gli operatori che fanno conti sul possibile allargamento dello spread tra bond area euro e dollaro. Non è stato un grande anno per le obbligazioni: i tassi zero hanno spinto chi voleva restare su questa classe di investimento ad alzare l’asticella dei rischi da correre. Una necessità se si è caccia di un rendimento ora che persino il Btp vale sotto lo zero e ora che, secondo i dati Assogestioni, c’è una disaffezione verso i fondi obbligazionari che hanno perso 6,7 miliardi di sottoscrittori nel terzo trimestre 2015.

Se l’obiettivo è il rendimento, anche in vista del rialzo dei tassi dei tassi da parte della Fed, la migliore asset class da considerare è quella dei fondi obbligazionari high yield su cui i gestori puntano fin dall’inizio dell’anno (leggi qui l’approfondimento di Online Sim con i campioni di categoria) ma non è l’unica strada.

Per domare la volatilità da tassi ci sono anche gli obbligazionari flessibili, che hanno la possibilità di investire senza vincoli nei diversi settori obbligazionari (corporate, high yield, per esempio) oltre ai titoli di Stato, il che rappresenta una fonte ulteriore di rendimento, ma anche di rischio (leggi qui l’approfondimento di Online Sim) e soprattutto i fondi che investono in obbligazioni convertibili (leggi qui l’analisi di Online Sim per scoprire i migliori).

Il rendimento, però, non è l’unica motivazione di scelta di un fondo obbligazionario e la ricerca ossessiva del guadagno può portare a sbagliare in questa fase di mercato.

È questo il rischio più grosso che si può correre. Per evitare le trappole mentali di cui spesso l’investitore è preda (leggi qui l’approfondimento di Online Sim sugli errori più comuni) il gestore Kevin Corrigan, Head of Fundamental Fixed Income, di Lombard Odier Investment Managers ha preparato una guida che mette in fila i 10 errori più comuni di chi investe in prodotti di reddito fisso che segue una regola: valutate i fondi come fareste se doveste concedere loro un prestito. Un manuale per gestori e promotori che può essere utile anche agli investitori prima di selezionare il fondo da mettere il portafoglio per un buon rendimento.

  1. Il debito, maneggiare con cura. La storia ci mostra che investire in indici di mercato porta verso i debitori e i settori che più fanno ricorso alla leva finanziaria, spesso con conseguenze disastrose. Alzi la mano chi ha pensato che settembre 2008, con il crollo di Lehman, fosse un buon momento per avere il 56% del proprio portafoglio obbligazionario societario impegnato in finanziari. Quando un settore diventa meno sano, emette più debito e gli indici di mercato possiedono una quantità maggiore di tale debito. Con il migliorare delle condizioni, gli investitori disinvestono. Questa non è una formula d’investimento vincente.
  2. L’anno della pecora. Oggi più che mai il denaro è investito in meno posizioni, più concentrate. Gli indici di debito basati sulla capitalizzazione di mercato incoraggiano questa tendenza. Non lasciatevi intrappolare da questa logica.
  3. Cosa farebbe il vostro direttore di banca? Il modulo per la richiesta di un mutuo ipotecario pone moltissime domande. Chi investe nel fixed income dovrebbe applicare lo stesso rigore a tutto il portafoglio. Affidandosi agli indici di capitalizzazione di mercato e prestando denaro a chiunque abbia preso di più in prestito, la maggior parte degli investitori non applica la logica di base che il loro direttore di banca segue per decidere se concedere un prestito.
  4. Le dimensioni non contano. Più grande non è necessariamente meglio, se parliamo di obbligazioni. I recenti episodi di avversione al rischio hanno mostrato che anche i prestatori più grandi sono sensibili all’illiquidità. In periodi di questo tipo, la diversificazione orientata alla qualità può servire da argine.
  5. Una dieta bilanciata aiuta a vivere più a lungo. Gli investitori in obbligazioni si sono abbuffati del rendimento per molti anni. Il forte picco di zuccheri dato da alti rendimenti, debito periferico e capitale bancario non può sostenere i rendimenti indefinitamente. Meglio concentrarsi su parametri più equilibrati per misurare il credito societario, piuttosto che guardare a chi emette più carta: meglio cinque porzioni di frutta e verdura al giorno che una scorpacciata eccessiva.
  6. Pensare ai mercati emergenti senza Cina e India è come lavarsi senza acqua e sapone. Perché gli investitori tradizionali non investono in due delle più grandi economie dei mercati emergenti? Sia Cina che India sono tradizionalmente escluse dagli indici tradizionali, con la motivazione che sono di difficile accesso per gli investitori. Questo però non rende meno importanti le loro economie.
  7. Il prezzo è giusto. Il quantitative easing ha gonfiato i prezzi del debito per la maggior parte dei debitori, non sempre i migliori. Questo aumenta la perdita potenziale in caso di default e la capitalizzazione di mercato non discrimina. Meglio seguire un indice che tenga conto dei richiamo del canto delle sirene legandosi all’albero della sua nave. Forse non ci sarà corda a sufficienza perché tutti gli investitori possano fare lo stesso quando scoppierà la prossima bolla. Meglio dunque concentrarsi su una diversificazione basata sulla qualità, bassa concentrazione e fattori fondamentali di un debitore, e non solo del prezzo.
  8. La capitalizzazione è corretta? Le capitalizzazioni degli emittenti ignorano i driver fondamentali che determinano l’abilità e volontà di un debitore di pagare. Un investitore può affidarsi alla gestione attiva in una asset class illiquida per risolvere il problema? Crediamo di no.
  9. Ascoltare le sirene. Nella mitologia greca, l’eroe Ulisse riesce a salvarsi dal richiamo del canto delle sirene legandosi all’albero della sua nave. Forse non ci sarà corda a sufficienza perché tutti gli investitori possano fare lo stesso quando scoppierà la prossima bolla. Meglio dunque concentrarsi su una diversificazione basata sulla qualità, bassa concentrazione e fattori fondamentali.
  10. Usare il buon senso. Dareste più denaro a banche e assicurazioni solo perché hanno bisogno di prendere più soldi in prestito? Finendo così con un portafoglio completamente disallineato dal mondo reale? O dareste invece più denaro ad aziende, come i retailer, che magari non hanno bisogno dei vostri soldi ma è più probabile che vi ripaghino?

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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