Il presidente americano Donald Trump è noto per le sue idee poco ambientaliste e porta avanti una teoria negazionista sul riscaldamento climatico, affermando che non sia causato dall’uomo e puntando il dito contro gli scienziati accusati di fare propaganda politica per mezzo del clima. Ma mentre il presidente Trump non smette di ribadire la sua tesi, al Congresso americano i Democratici stanno portando avanti il progetto Green New Deal (GND) che pone la salvaguardia dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico come base per il rilancio dell’economia Usa. Non è un caso che accanto alla parola “Green” si faccia richiamo al “New Deal” che rimanda al grande piano di rilancio economico portato avanti da Franklin Delano Roosvelt per fare uscire l’America dalla Grande Depressione del 1929.

Come funziona e dove porta il piano GND americano? Il progetto è stato presentato al Congresso il 7 febbraio 2019 e vede come prima firmataria la più giovane parlamentare americana, Alexandria Ocasio-Cortez. Gli obiettivi sono diversi: il passaggio al 100% di energia rinnovabile o pulita in 10 anni, anche attraverso un piano di riforestazione, la costruzione di una nuova rete energetica nazionale e il rinnovamento degli edifici esistenti per l’efficienza energetica. In pratica si teorizza un’economia a zero emissioni, il cosiddetto carbon neutral, da qui al 2030 e si indica il Governo federale americano come primo agente per mettere in pratica questo piano.
Al momento la proposta GND non ha molte chance di diventare legge, ma ha riaperto il dibattito sulla sostenibilità dell’economia e sta facendo crescere una coscienza ambientalista nel Paese e potrebbe diventare un cavallo di battaglia del candidato democratico alla presidenza nel 2020. Lo dimostra un recente sondaggio del Yale Program on Climate Change Communication e della George Mason University da cui emerge che 8 americani su 10 sono d’accordo con la tesi sostenuta dal GND.

Il punto debole del progetto dei Democratici su cui si concentrano i critici è il costo che questa rivoluzione energetica comporterebbe per le casse del Governo federale e che i democratici pensano di compensare, tassando con un’aliquota marginale 70% i redditi più elevati. Una nuova tassa non renderà felici gli americani ma il piano sta già entusiasmando Wall Street, secondo quanto riporta Bloomberg, che è sempre a caccia di nuovi affari verdi su cui investire. Gli investimenti sostenibili in America valgono già 12.000 miliardi di dollari secondo il report del Forum for Sustainable and Responsible Investment e cresce in maniera esponenziale il mercato dei green bond che vale oltre 600 miliardi di dollari.

Proprio i green bond sono una delle formule di finanziamento suggerite nel progetto GND per finanziare il piano. Ma non solo. Copiando il modello Roosvelt che creò un’ente governativo chiamato Reconstruction Finance Corporation per distribuire prestiti a società e stati da investire per la stabilità economica, la risoluzione GND propone la creazione di banche pubbliche per dare ai cittadini una partecipazione ai progetti di infrastrutture che finanziano e un rendimento sul proprio investimento. E questo è un affare che Wall Street non vuole perdere.

IDEE DI INVESTIMENTO

I disastri naturali sono costati all’economia globale 350 miliardi di dollari nel 2017, secondo Swiss Re, a causa di diversi uragani particolarmente gravi e nel 2018 il totale è stato di 155 miliardi. I ricercatori sul clima affermano che il tempo cosiddetto estremo peggiorerà in maniera costante nel corso degli anni e il quarto rapporto Global Change Research Program del governo degli Stati Uniti ha calcolato che cambiamento climatico potrebbe costare all’economia statunitense centinaia di miliardi di dollari l’anno e contribuire alla morte di migliaia di americani entro la fine del secolo. Per invertire la rotta, secondo i calcoli fatti dall’amministrazione di Obama, serviva un pacchetto di incentivi di almeno 90 miliardi di dollari in investimenti in energia pulita. «I trend di lungo periodo dell’efficienza delle risorse e del controllo dell’inquinamento proseguono, poiché derivano dalla necessità di ridurre i costi e di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori» ha detto Luciano Diana, Gestore del fondo Pictet-Global Environmental Opportunities. «Preferiamo ancora la redditività e la visibilità degli utili, ma il generale selloff dei mercati azionari nell’ultimo trimestre del 2018 ha creato interessanti opportunità di acquisto per investitori a lungo termine come noi e crediamo che il 2019 offrirà interessanti punti di ingresso in selezionati titoli trascurati dal mercato».

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La top 10 dei fondi attenti all'ambiente

ProdottoRendimento 3yRendimento YTD
Nordea 1 – Global Climate and Environment Fund Classe BP Eur14,50%14,39%
Nordea 1 – Global Climate and Environment Fund Classe E Eur (acc)13,66%14,24%
Parvest Climate Impact Privilege-Capitalisation13,29%14,73%
Schroder Global Climate Change Equity Classe A EUR Hedged12,57%12,75%
Schroder Global Climate Change Equity Classe A USD12,54%12,49%
Parvest Global Environment Privilege-Capitalisation12,13%13,22%
Schroder International Selection Fund Global Climate Change Equity A1 Accumulation USD12,00%12,41%
Parvest Climate Impact Classic-Distribution11,98%14,53%
Pictet - Global Environmental Opportunities I dy GBP11,62%17,23%
Pictet – Global Environmental Opportunities - R EUR11,55%16,45%
Nella tabella, i migliori fondi azionari globali che investono secondo una policy attenta all'ambiente ordinati per rendimento a tre anni. Dati aggiornati a febbraio 2019. Fonte: Morningstar.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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